Politica

Il diritto alle proprie opinioni nel Paese dei cattivi maestri

di Redazione -

CARLO GIOVANARDI, POLITICO


di CARLO GIOVANARDI
L’ art 21 della Costituzione garantisce a tutti i cittadini la libertà di pensiero e di opinione, in particolare per i rappresentanti del popolo che non ” possono essere chiamati a rispondere delle opinioni e dei voti espressi ” (art. 68 Cost.). A questa libertà si aggiungono dei doveri di intervento che ho esercitato sin dal primo momento della vicenda che ha portato alla morte Stefano Cucchi, per il semplice motivo che a quel tempo avevo nel Governo la delega al contrasto delle tossicodipendenze e purtroppo in quella triste vicenda spaccio, droga ed effetti del consumo di sostanze c’ entravano e come se c’entravano. Come i lettori ricorderanno difesi pubblicamente gli agenti di custodia che erano finiti sotto processo con l’ accusa di aver picchiato Stefano dopo l’ udienza di convalida dell’arresto, dove né il magistrato nè il Cancelliere notarono nessuna lesione, mentre addirittura il padre disse di averlo trovato bene e pertanto che doveva essere stato picchiato successivamente, tesi sostenuta come parte civile sino in Cassazione che confermò invece con una piena assoluzione l’ innocenza degli agenti di custodia. Qualche anno dopo invece finirono nel mirino dei Pubblici Ministeri tre Carabinieri, Raffaele D’ Alessandro, Alessio Di Bernardo e Francesco Tedesco, accusati di aver colpito il Cucchi prima della convalida dell’arresto, precisamente nei pochi minuti nei quali si doveva effettuare nella notte il fotosegnalamento presso la Caserma di Tor Tre Teste.
Secondo la versione dei tre Carabinieri inquisiti, Cucchi tentò di colpire Di Bernardo e poi si gettò a terra, con un atto di autolesionismo che i Carabinieri accertarono avere altri precedenti. Ma qualche mese dopo Tedesco cambiò versione, si dichiarò estraneo all’accaduto, accusando gli altri due di aver reagito al tentativo di aggressione del Cucchi con uno schiaffo e poi, una volta caduto in terra, con un calcio. Per questo D’ Alessandro e Di Bernardo sono stati condannati a dodici anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Ma nel frattempo, in parallelo al processo contro i Carabinieri, se ne è celebrato un altro in Corte d’ Assise contro i medici del Pertini, accusati di omicidio colposo per aver cagionato per imperizia e negligenza la morte di Stefano Cucchi, finito in prescrizione per tutti gli imputati. I medici erano già stati condannati in primo grado, pur avendo la famiglia Cucchi ritirato la parte civile dietro pagamento da parte dell’Ospedale Pertini di un milione e trecentomila euro, in quanto tutte le numerose perizie d’ Ufficio, in ambedue i processi, firmate dai più illustri medici legali italiani, hanno attribuito la morte alle mancate cure di un paziente già debilitato da una lunga storia di tossicodipendenza e dalla sciopero della fame praticato in carcere (al momento della morte pesava circa quaranta chili). Stefano Cucchi pertanto sarebbe stato ucciso due volte! E che questa sia la fotografia della situazione lo certifica l’ esito della querela per diffamazione presentata a suo tempo dalla famiglia Cucchi nei miei confronti: il GIP, su parere conforme del Pm, ha archiviato dicendo che ho sempre dichiarato cose vere, espresse con linguaggio continente, facendo riferimento a carte processuali e perizie.
Una decina di giorni fa ho discusso animatamente con Cruciani e Parenzo alla Zanzara di questo caso, sostenendo le mie posizioni di sempre, e sabato scorso, passando per Santa Maria Capua Vetere, sono andato a trovare in carcere, assieme ai loro famigliari, D’Alessandro e Di Bernardo, che stanno sottoponendo il loro caso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.
Capisco infatti il dolore per la perdita del congiunto dei familiari di Cucchi, compresa la sorella che e’ diventata Senatore, ma non meno dolore soffrono i sei figli dei due Carabinieri e le loro famiglie, rovinate anche dal punto di vista economico. Quello che invece non posso nè capire nè accettare sono gli undici minuti di insulti che Andrea Scanzi mi ha rivolto in un video pubblicato a commento di quello che ho detto alla Zanzara, con frasi tipo: “Mi domando come (Giovanardi) possa essere a piede libero”, “ha detto cose di una violenza verbale allucinante”, ” voglio sperare che la famiglia Cucchi voglia per l’ ennesima volta querelarlo”, ha pronunciato “frasi empie, sacrileghe, indecenti, di cui si deve vergognare”, “vilipendio”, “diffamazione aggravata” , arrivando persino a ricordare “la foto di Stefano Cucchi immersa in una pozza di sangue” , confondendo così il caso Cucchi con il caso Aldrovandi. Certo e’ difficile difendersi da chi usa il manganello verbale e propone la galera per chi la pensa diversamente da lui, ma in un paese dove purtroppo i cattivi maestri trovano sempre qualcuno che passa dalle parole alle vie di fatto , sono lieto di poter esercitare ancora una volta il diritto di esporre fatti documentati ed esprimere liberamente le mie opinioni.

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