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Medvedev Re di Roma e secondo Master 1000 della stagione

di Redazione -


di RAPHAEL D’ABDON

Secondo Master 1000 della stagione nel carniere e balzo al n.2 del ranking. Si è conclusa così, gloriosamente, la settimana di Daniil Medvedev, il nuovo re di Roma. Personaggio complesso, acuto, atipico e tennista stilisticamente urticante ma decisamente efficace, con questa vittoria il russo ha superato il complesso che aveva nei confronti della terra battuta, superficie a lui tradizionalmente ostile. In finale ha piegato l’enfant prodige Rune, giustiziere di Djokovic e Ruud (prima e quarta teste di serie), ma impotente di fronte a un avversario più concreto nei momenti chiave del match. Un epilogo decoroso per un’edizione degli Internazionali BNL d’Italia macchiata dal flop di pubblico, con il centrale a larghi tratti semivuoto per via di match poco elettrizzanti, ma soprattutto per colpa di biglietti oltremodo esosi. In periodi di vacche magre pochi possono permettersi il lusso di appoggiare cinquantini al botteghino come fossero noccioline e dopo la prima settimana il fiasco commerciale era così allarmante e il colpo d’occhio così imbarazzante che, per tappare i buchi sugli spalti, l’organizzazione ha dovuto mettere a disposizione biglietti a 5 euro per maestri e allievi delle scuole tennis. Una debacle, soprattutto agli occhi dei tifosi che avevano acquistato i biglietti in prevendita; speriamo che la lezione sia servita e che il prossimo anno il tariffario venga rivisto in chiave popolare. Ma se sulle tribune le cose sono andate male, in campo non sono andate granché meglio: Djokovic e Alcaraz, scarichi e assenti, sono usciti di scena anzitempo lasciando il tabellone orfano delle sue primedonne. Inoltre, chi sperava in un exploit degli azzurri è rimasto trombato, visto che nessun alfiere tricolore è riuscito ad andare oltre gli ottavi di finale: Fognini è incappato in un Rune fuori portata, Sonego e Musetti hanno ceduto con l’onore delle armi a Tsitsipas (per il carrarino, castigato dal greco anche a Barcellona, si è trattato di un déjà vu) e l’eterno incompiuto Sinner, uno dei grandi favoriti ai nastri di partenza, è naufragato miseramente contro il modesto Cerundolo. Archiviata la rassegna romana, lo sguardo si sposta su Parigi, secondo slam del calendario. La notizia è il forfait di Rafa Nadal, il fuoriclasse che nelle ultime due decadi ha vampirizzato la manifestazione, vincendola 14 volte su 18 partecipazioni. L’annuncio era nell’aria, dato che quest’anno lo spagnolo è stato perseguitato da numerosi infortuni, l’ultimo dei quali all’anca. Da ex-tifoso di Re Roger (uno che accarezzava la palla come un artista sfiora un foglio di carta di riso con la china), confesso candidamente di aver sempre sdegnato il tennis clava e grugniti del maiorchino; ciononostante, le sue scivolate magistrali, i suoi recuperi impossibili e il suo top spin mortifero mancheranno a me e a tutti quelli che lo hanno visto dominare sul mattone triturato. Fuori il mattatore del torneo, chi sono i favoriti? La logica dice Medvedev, seguito da Alcaraz e Rune, senza dimenticare Djokovic, che quando sente odore di slam cambia pelle e soprattutto marcia. Subito dietro, un gruppone di gregari capeggiato dal vincitore di Montecarlo Rublev, da Tsitsipas e dal redivivo Ruud, finalista dell’edizione passata. E gli italiani? L’inizio stagione di Sinner è stato all’insegna del tutto fumo e niente arrosto e Musetti sembra troppo leggero e altalenante. Quanto visto al Foro Italico non lascia spazio ai sogni e conferma che nessuno dei due possiede ancora l’arsenale adeguato per conquistare tornei con la T maiuscola. Ma è anche vero che il tennis bizzarro degli ultimi anni ci ha abituato a cambi di fronte repentini, per cui è obbligatorio mantenere vivo il tenue lume della speranza. Come canterebbero gli alpini reduci dal recente raduno udinese: Ta pum! ta pum! ta pum! E domani si va all’assalto, soldatino non farti ammazzar!… Che la campagna di Francia abbia inizio e che gli dei della racchetta la mandino buona ai nostri ragazzi.


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