Addio alla giornalista Maria Giovanna Maglie “Cara amica ti scrivo”
di FRANCESCA CHAOUQUI
Che cosa accadrà dopo?
Quante volte me lo hai chiesto nell’ultimo periodo? Sapevi che per te stava arrivando l’ora più buia, quella in cui avresti lasciato questa vita per affacciarti in un aldilà che non conoscevi e che un po’ ti spaventava. Volevi sapere da me cosa avresti trovato dall’altra parte ma io non potevo risponderti se non con la mia fede cristiana, che mi spinge a credere che la vita non finisce su questa terra.
Pragmatica e amante dei fatti, quale eri, diffidavi sempre un po’ della religione ma in questi ultimi giorni, quando sentivi che la fine era vicina, hai voluto riconciliarti con quel Padre che, sono sicura, ti ha accolto a braccia aperte. I tuoi ultimi discorsi non sono stati sulla politica, argomento su cui facevi appassionate dissertazioni. Parlavamo tanto di Giovanni Paolo II, di papa Ratzinger e del discorso di Ratisbona, del rapporto – che spesso appare inconciliabile – tra fede e ragione.
Oggi la mia vita senza di te è un po’ più vuota. Sento la solitudine invadermi mentre i ricordi si mischiano con le lacrime. Alcuni, più nitidi, passano davanti ai miei occhi come frame di un film appena visto. Altri, più offuscati, hanno il sapore nostalgico delle polaroid in bianco e nero. Eppure, tu eri tutto fuorché malinconica. Mi parlavi tanto del passato, mi raccontavi gli aneddoti dei tuoi anni in Rai, come corrispondente estero, e la storia della tua vita. Ma lo facevi senza rimpianti, con lo sguardo sempre proteso verso il futuro e tutte le cose ancora da realizzare.
Spesso, però, la vita non va come vogliamo noi. Tutta la tua forza, la grinta e la tenacia che ti hanno sempre contraddistinto, non sono bastate a farti vincere quest’ultima battaglia. Ti lascio andare sapendo di esserti stata accanto fino all’ultimo respiro, nel tentativo di ripagare in parte tutto ciò che hai fatto per me. Riguardo alla nostra amicizia, non ho rimpianti. So di averti detto tutto e questo mi consola, così come il pensiero che te ne sei andata avendo con te le persone che ti volevano bene. Ricordi quando ci siamo conosciute? Era il periodo più difficile della mia vita. Ero appena uscita dalla vicenda Vatileaks, dal processo, dalle calunnie e dalle accuse senza fondamento che mi erano state rivolte da chi voleva mettermi a tacere, ferendo la mia dignità di donna e di professionista. Quando tutti mi hanno voltato le spalle, tu mi ha accolto senza pregiudizi, offrendomi la tua amicizia e i suoi consigli, che a volte dispensavi con lo stesso piglio tagliente che riservavi agli avversari. Perché tu eri così, senza filtri, e se dovevi dirmi qualcosa lo facevi senza girarci troppo intorno pur a costo di farmi rimanere male. Ma sapevo che, da buona amica, mi dicevi sempre la verità.
Quando aspettavo la mia seconda figlia, Elena, mi hai predetto che sarebbe stata una femmina. Il tuo intuito non sbagliava mai. Fin da subito ti sei affezionata a quella bambina paffuta che tanto mi somigliava, nell’aspetto e nello spirito ribelle. Quando si è trattato di organizzare il Battesimo, non ho dovuto pensarci un attimo: saresti stata tu la sua madrina. E mentre viziavi la piccola con regali originali, a me non smettevi di ripetere di crescerla indipendente e libera: di scegliere, di vivere la sua vita a costo di commettere errori, di non dover dipendere da nessuno, né da me che sono sua madre né, in futuro, da un uomo. Ma anche di crescerla libera dai retaggi patriarcali che ancora ci portiamo dietro, dai sensi di colpa tipici della religione cattolica, dai dogmi imposti dalla fede e dagli uomini, che spesso possono diventare una trappola. Un pensiero profondamente progressista e femminista che in pochi ti hanno riconosciuto. Perché tu avevi capito che uguaglianza non significa uniformità e quote rosa. Che le donne non devono occupare posti di responsabilità solo in quanto donne ma perché possiedono i requisiti per farlo, in termini di preparazione e competenze. Tu per prima ce lo ha insegnato.
Chi conosceva soltanto il tuo lato professionale, pubblico, oggi spende per te parole di elogio, esaltando la tua libertà di pensiero, l’indipendenza, il coraggio e i saldi principi. Ma soprattutto, la profonda cultura e lo spirito critico che animavano le tue riflessioni. Arguta e perspicace, eri in grado di leggere e interpretare il presente, anticipando gli avvenimenti.
Come quella volta in cui avevi predetto che Giorgia Meloni sarebbe diventata Presidente del Consiglio. La tua previsione si è avverata, anche se non sei riuscita a congratularti di persona perché la malattia già la teneva in scacco. Non ti preoccupare, te l’ho salutata io Giorgia, e anche Matteo Salvini, amici prima che figure istituzionali.
Quando Elena, tra qualche anno, mi chiederà di parlarle di zia Maria Giovanna, le dirò che è stata una donna libera alla quale devo tanto. Oggi devo dirti addio ma so che in fondo non mi lascerai mai: i tuoi insegnamenti e i tuoi consigli continueranno a guidare il mio cammino.
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