“Questa Italia in pericolo come il Giappone Le colpe dell’uomo, la tragedia del cemento”
LUCA MERCALLI METEOROLOGO
“Non si può più morire per un temporale. In Giappone ci sono terremoti tutti i giorni e nessuno perde la vita”. È quanto sostiene il climatologo Luca Mercalli.
Cosa ne pensa di quanto accaduto in Emilia?
Siamo in presenza di un fenomeno eccezionale, per fortuna previsto.
Si è agito, quindi, per tempo…
L’allerta rossa c’era da due giorni. Se non ci fosse stata, le vittime sarebbero state molte di più. Siamo al cospetto, però, di fronte a un qualcosa di non ordinario.
Non è la prima volta, comunque, che vediamo paesi allagati…
I rapporti sul cambiamento climatico di tutte le agenzie internazionali sono concordi nel dire che andremo incontro a un aumento di frequenza di questi episodi in tutto il mondo, non solo in Italia.
Come comportarci?
Abbiamo tre strade. La prima è tentare, con ogni mezzo a disposizione, di abbassare le emissioni di gas a effetto serra. Come ha ben detto il segretario delle Nazioni Unite Guterres “ogni frazione di grado conta”. I fenomeni estremi attingono la loro forza dall’aumento di temperatura. Si tratta ovviamente di una strategia collettiva. L’Italia, da sola, non può risolvere un problema globale. Abbiamo, poi, le attività di adattamento locale. Occorre investire di più nella formazione delle persone, in termini di protezione civile. La gente deve essere pronta a capire come comportarsi in frangenti non abituali per evitare quantomeno di farsi male. Ci sono, infine, le scelte infrastrutturali.
A cosa fa riferimento?
Basti pensare alle tante belle parole sulla siccità. Nella stessa Emilia, ora inondata, nei giorni scorsi, si diceva dobbiamo riparare gli acquedotti, costruire laghetti per mettere da parte l’acqua piovana. Non è stato fatto nulla.
Esiste un legame tra siccità e alluvione?
Non c’è ovviamente un legame diretto. Stiamo parlando di due calamità opposte. C’è, al contrario, un connubio legato al surriscaldamento globale. Tutti gli eventi estremi stanno diventando più intensi. Siccità più lunghe, interrotte brutalmente da piogge violente.
Nella Pianura Piadana, intanto, sembra essere in un set di un film apocalittico. L’uomo ha commesso qualche errore?
Non sarebbe stato diverso in qualche altro luogo d’Italia. La quantità di pioggia che è venuta giù è al di fuori di ogni statistica. I danni erano inevitabili. L’acqua da qualche parte doveva andare. Detto ciò, si poteva ridurre la perdita di vite umane. È sempre possibile farlo perché afferisce ai comportamenti. Sempre presente, purtroppo, il tema della cementificazione del territorio, che aumenta la vulnerabilità. Aggiungendo continuamente nei territori nuova edificazione, nei fatti, si aumentano i rischi. Ci sono più case da distruggere, più persone esposte al pericolo.
Nel 2023 si può ancora morire di pioggia?
Certamente! Si perde la vita in tutti i paesi del mondo. La Germania, nell’estate del 2021, ha avuto 243 morti per pioggia. Quando l’acqua arriva sopra a una certa soglia, non c’è possibilità di salvarsi. Anche in Svizzera le alluvioni uccidono. Si possono, invece, contenere i danni. Qualche morto poteva essere evitato, qualche altro no.
Dove c’è stata una leggerezza?
Ci sono degli errori storici che afferiscono a come si è sviluppata l’Italia negli ultimi settanta anni. È dal 1950 che continuiamo ad innalzare palazzi vicino a laghi e fiumi. Dal Veneto al Piemonte, passando per Roma e Milano, la situazione, purtroppo, è la medesima. La verità è che buona parte del nostro patrimonio edilizio-strutturale è esposta. Adesso che la pioggia è aumentata di intensità, ancora peggio, considerando che entriamo in un territorio sconosciuto. Se abbiamo eventi mai verificati, anche luoghi, fino a ieri considerati sicuri, non lo sono più. Ecco perché dobbiamo farci qualche interrogativo sul perché abbiamo visto così tanti edifici sommersi.
In tal senso, quanto è importante la programmazione degli interventi?
Dobbiamo investire di più in esercitazioni, come fanno i giapponesi con i terremoti. Come i nipponici sono esperti nel contenere gli effetti dei sismi, considerando gli attuali cambiamenti climatici, noi dobbiamo diventare maestri nel ridurre l’impatto sia degli stessi terremoti che dei temporali. In Italia non si fa formazione a riguardo. Non abbiamo una cultura della prevenzione. Siamo abituati solo a gestire l’emergenza. Fare scuola su come comportarsi durante un’alluvione o una scossa bisognerebbe farlo in tempo di pace e sole. Se parli, invece, all’italiano medio di un’acquazzone col cielo sereno si tocca in mezzo alle gambe e ti manda a quel paese.
Dopo un maggio insolito, dobbiamo preoccuparci per le bombe d’acqua estive?
È probabile che avremo un altro fine settimana molto critico sul Piemonte. Le previsioni ci stanno dicendo che la prossima perturbazione toccherà le province di Torino e Cuneo. Speriamo che sabato e domenica non ci siano danni come in Emilia. Sappiamo, invece, che l’estate da sempre è punteggiata da piccoli nubifragi che localmente possono diventare emergenze. Basta ricordare quello dello scorso 18 agosto che dalla Corsica è arrivato fino a Viareggio.
Anche l’agricoltura deve essere pensata in modo diverso?
Non possiamo proteggere i raccolti da un’alluvione. L’unica strada per tutelare i contadini è l’assicurazione. Allo stesso modo, però, serve un’agricoltura flessibile, in grado di adattarsi alle condizioni del momento.
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