Attualità

La Chiesa del coraggio

di Redazione -

CARLO GIOVANARDI, POLITICO


di CARLO GIOVANARDI

Non so se Zelensky, come ha scritto Francesca Chaouqui, abbia fatto arrabbiare Papa Francesco e il Vaticano, ma certamente Lei con il suo articolo sull’ Ucraina ha fatto più modestamente arrabbiare me. Mi riferisco a quanto scrive nel suo articolo di ieri sulla visita del Presidente ucraino in Vaticano, in cui ripropone tutte le balle della propaganda russa accusando addirittura Joe Biden di essere stato “l’artefice di un gioco al massacro” che ha portato alla guerra e di spingere l’Ucraina a condurre “una guerra delegata alla fine di consentire alla zio Sam di mettere il fiato sul collo al nemico storico”.
Bontà sua Chaouqui premette che esiste un aggressore ed un aggredito, ma per poi subito aggiungere che bisogna fare i conti con la realtà di un trattativa perorata del Vaticano e frustrata dall’arroganza di Zelensky.
Voglio allora ricordare alla Signora che il Papa ha ripetutamente richiamato le sofferenze del popolo ucraino ed il Segretario di Stato Cardinale Parolin più volte formalmente sottolineato il dettato della Dottrina Cattolica sulla piena legittimità di fornire armi agli aggrediti per difendersi da una ingiusta aggressione.
Purtroppo la Chiesa Cattolica e Pio Dodicesimo ancora oggi sono fortemente criticati per una supposta mancanza di coraggio per non aver, durante la seconda guerra mondiale, denunciato con forza la barbarie hitleriana e lo sterminio del popolo ebraico, mentre non c’è dubbio che a cominciare dal Papa sino all’ultimo dei parroci tutta la Chiesa si schierò durante l’occupazione nazista al fianco dei perseguitati offrendo a tutti rifugio e protezione.
Credo che nessuno al di là del Tevere voglia dare nuovamente alibi per una possibile accusa postuma di non aver saputo distinguere tra le responsabilità dell’aggressore e l’ eroismo di un popolo che giornalmente paga il prezzo di bombardamenti terroristici che colpiscono indiscriminatamente civili inermi, donne e bambini compresi, fermo restando che il Papa guarda anche alla sofferenza delle famiglie russe che perdono, per colpa di Putin, i loro figli soldati.
La diplomazia vaticana è così saggia da non poter non capire che se domani la Russia decidesse unilateralmente di interrompere gli attacchi di terra, i bombardamenti e i lanci di missili, si realizzerebbero immediatamente le condizioni per un cessate il fuoco e l’apertura di una trattativa nella quale potrebbe svolgere un ruolo importante.
Ma se il popolo ucraino facesse la stessa scelta, l’unico risultato sarebbe quello di far concludere a Putin quella che ha ipocritamente definito una “operazione speciale”, scatenata per abbattere quelli che ha bollato come “nazisti, i loro complici e gli attuali eredi ideologici”.

E, per cortesia, non pensiamo che il problema sia Zelensky, che semplicemente interpreta il sentimento del suo popolo, come farebbe ogni dirigente ucraino che dovesse prendere il suo posto. Pertanto nessuno schiaffo al Papa da parte sua, ma semplicemente una richiesta di comprensione e solidarietà, mentre sembrerebbe, con maliziose interpretazioni come quelle delle Chaouqui, che ad essere schiaffeggiati dal Vaticano siano stati proprio gli ucraini.

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