Vlad, il Papa e quel ramo d’ulivo. Il puzzle diplomatico di Francesco
di FRANCESCA CHAOUQUI
La visita di Volodymyr Zelensky di ieri in Vaticano non è stata una tappa obbligata del suo tour degli ultimi giorni: nulla è scontato, soprattutto quando un incontro rischia di spostare equilibri, e lo si fa solo con il volere convinto delle parti. Ed in effetti il faccia a faccia tra Papa Francesco e il presidente ucraino era impensabile solo qualche mese fa. Il Pontefice ha più volte espresso la volontà e il desiderio di recarsi in Ucraina dall’inizio del conflitto, ma ha sempre sottolineato “appena ce ne saranno le condizioni”. Una frase in cui c’è racchiuso tutto un mondo fatto di diplomazia e relazioni, non solo questioni di sicurezza ed opportunità. Dunque in oltre 12 mesi il Papa si è guardato bene dall’incontrare Zelensky, eppure le condizioni potevano essere create come accaduto ieri, ma il rischio per Bergoglio di ritrovarsi schierato ha prevalso sul desiderio di Sua Santità.
Ora però qualcosa è cambiato: Francesco ha rotto gli indugi e ha deciso di intervenire in prima persona. E’ di pochi giorni fa la rivelazione della Missione diplomatica della Santa Sede a favore della pace. Un modo per ufficializzare al mondo l’impegno del Vaticano per avvicinare le parti. Ma Bergoglio, durante la conferenza stampa tenuta sull’aereo che lo riportava in Italia dall’Ungheria, solo pochi giorni fa, non a caso ebbe a sottolineare l’ottimo rapporto con l’Ambasciatore russo presso la Santa Sede Alexander Avdeev, definito “persona di cultura, seria ed equilibrata”, un modo per sottolineare un parallelo canale aperto con la parte russa. I due si sono incontrati l’ultima volta tre giorni fa, in occasione del congedo del diplomatico. Un colloquio piuttosto lungo, durante il quale il Santo Padre avrebbe affidato a Avdeev messaggi da trasferire a Vladimir Puntin.
Questo lo stato dell’arte a cui oggi si somma la prima vera e grande novità: la visita di Zelensky. “I temi del colloquio sono riferibili alla situazione umanitaria e politica dell’Ucraina provocata dalla guerra in corso – si legge nella nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana – il Papa ha assicurato la sua preghiera costante, testimoniata dai suoi tanti appelli pubblici e dall’invocazione continua al Signore per la pace, fin dal febbraio dello scorso anno”. Il documento sottolinea anche la volontà di entrambi “sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione. Il Papa ha sottolineato in particolare la necessità urgente di “gesti di umanità” nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto”.
Parole che appaiono di circostanza e che, forse, lo sono anche ma che alla ‘traduzione’ offrono spunti precisi. La Sala Stampa ha voluto sottolineare la volontà del Papa di non andare oltre l’intenzione di manifestare personalmente la sua vicinanza al popolo ucraino, ricevendo il presidente Zelensky. Ha parlato di assistenza ai più fragili e di “gesti di umanità”, senza rivelare parole che, qualora fossero state pronunciate da Bergoglio nel suo colloquio con il presidente ucraino, potrebbero determinare l’allontanamento delle parti.
E la circostanza sembra essere confortata da quanto ha invece reso nota lo stesso Zelensky, che è stato invece più generoso di dettagli. Il presidente ucraino ha rivelato di aver chiesto a Francesco di “condannare i crimini russi in Ucraina”, perché “non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore”. Parole ‘forti’ rispetto alle quali potrebbero esserci prese di posizioni nette da parte del Papa nei prossimi giorni. Ma il presidente ucraino ha anche spiegato che il Papa, “si è offerto di unirsi all’attuazione” del piano di pace di Kiev, confermando inoltre la questione umanitaria relativa alle decine di migliaia di bambini deportati, spiegando che dovrà essere fatto “ogni sforzo per riportarli a casa”.
Dunque due posizioni apparentemente distanti, con il Papa che continua ad evitare di essere ‘tirato per la giacca’ ma che, allo stesso tempo, ha deciso di incontrare chi ha il piacere di incontrarlo, e Zelensky che vorrebbe una presa di posizione netta, chiara e univoca alla causa ucraina. Ma, come dicevamo all’inizio, Oltretevere nulla accade per caso e l’incontro potrebbe essere un modo per spingere la parte russa a consolidare il canale di comunicazione aperto dall’ormai ex ambasciatore presso la Santa Sede Alexander Avdeev, al fine di poter distendere le relazioni soprattutto attraverso lo scambio di prigionieri , così come avvenuto nel recente passato.
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