“Macron debole utilizza l’Italia per fermare l’avanzata di Le Pen”
“Tutti i francesi sanno che si sta utilizzando l’Italia per creare una sorta di cortina di ferro contro Le Pen e fare campagna elettorale in vista delle europee. Molti macroniani, però, non condividono una linea che mette in imbarazzo la maggioranza e compromette la politica estera”. A dirlo Jean Pierre Darnis, docente di storia contemporanea alla Luiss e di storia delle relazioni italo-francesi all’Università di Nizza.
Stéphane Séjourne, capo del partito del presidente Macron, in un virgolettato rilasciato al quotidiano “Le Figaro” dichiara “il governo Meloni ingiusto e inefficace”.
Bisogna leggere, nella sua completezza. l’articolo. È un’analisi delle dinamiche politiche interne con una citazione di un deputato che non è una figura di spicco in Francia, a differenza di come qualcuno vuol far passare in Italia e che tra l’altro annuncia una visita a Roma con l’opposizione del governo Meloni. Ritengo, pertanto, ci sia stata la classica montatura giornalistica. In modo poco professionale, è stata isolata una riga. L’ obiettivo del servizio non era certamente puntare il dito contro chi è a Palazzo Chigi. Anzi, aveva tutto un altro scopo.
Quale?
L’articolo voleva riconoscere la delicatezza della faccenda, la politicizzazione e in qualche modo venivano commentate negativamente le ultime esternazioni del ministro Darmanin.
Le stoccate transalpine verso l’esecutivo di centrodestra, intanto, sono all’ordine del giorno…
Non ci sono attacchi particolari! C’è stata semplicemente una dichiarazione di un esponente del governo, condannata dalla stragrande maggioranza dei francesi. L’opinione pubblica ritiene sbagliato, infatti, associare l’azione dell’esecutivo Meloni a quella di Marine Le Pen. Ecco perché bisognerebbe evitare di aizzare fratture inesistenti. Molti, compreso il capo del governo italiano, hanno richiamato a non adoperare analisi di politica interna per parlare di esteri.
Salvini, intanto, sostiene che le ultime uscite di Renaissance sono inaccettabili.
Non è la risposta di un leader. Confido in quanto sostenuto da Meloni.
A Parigi sono condivise?
Assolutamente! Tutti i francesi sanno che si sta utilizzando l’Italia, purtroppo, per fare campagna elettorale sia in vista delle europee, che delle prossime presidenziali. A dirlo lo stesso articolo del “Figaro”. Qualcuno, intende, creare una sorta di cortina di ferro contro Marine Le Pen. La sua opposizione migranti è dura e forte. Tutti lo sanno e quindi prendono le dovute contromisure, utilizzando qualsiasi mezzo a disposizione.
È condivisa tale strategia?
Molti anche all’interno del partito del presidente non condividono una tattica sbagliata dal principio.
In un momento così delicato, come recuperare i rapporti con i vicini?
Penso che il governo italiano non abbia colpe, al contrario invece della questione della Ocean Viking, dove ha commesso qualche sbaglio. Allora ci fu un grosso errore di comunicazione da parte di Palazzo Chigi, un inizio di legislatura sbagliato. Quella vicenda, comunque, già dimostrava la delicatezza del tema. Meglio parlarne poco, essendo un argomento troppo politicizzato.
Cosa bisogna augurarsi per il futuro?
Spero che si abbassino subito i toni e si lavori sull’impianto del Trattato del Quirinale, definito dal governo Draghi, che per motivi estremamente importanti di economia, industria e difesa stava gettando basi di collaborazione indispensabili.
Sulla questione migranti, come avviare una collaborazione?
Mi sembra molto difficile agire in sinergia! In Italia c’è un razzismo manifesto contro le persone di colore. Basta guardare quanto succede negli stadi. In Francia, invce, esiste una forma di razzismo non detto verso le persone di origine magrebina. Sono due aspetti negativi da condannare o meglio ancora due ipocrisie politiche parallele. Ecco perché è così difficile mettersi d’accordo.
Italia, Francia e Spagna, hanno ancora la possibilità di spartirsi gli arrivi?
Non lo so. Il giudizio tecnico sui bisogni della forza lavoro, sulle richieste del mercato spettano ad altri. Posso dire, però, che in Francia c’è bisogno di manodopera e quindi di immigrazione come in Italia, pure se non è condiviso da gran parte della politica.
Macron, intanto, ha non poche difficoltà con la piazza. Basta vedere le reazioni sulla riforma delle pensioni. Il fenomeno può essere emulato anche nel nostro Paese?
No! Non si sono mai viste in Italia queste manifestazioni. La storia ci insegna che qui c’è una cultura diversa.
Perché in Italia non attecchisce?
Ci sono ragioni storiche per cui è quasi impossibile che si ripeta a Roma quanto accaduto a Parigi, così come c’è un’altra ragione. Un Paese che sta invecchiando tende a essere più conservatore e questo non aggiunge fattori favorevoli a richiedere degli spostamenti sociali dalle nuove classi. La società italiana, con la sua demografia, si sta un po’ inceppando.
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