Napoli- Tunisi, lo scandalo dei rifiuti e lo strano silenzio degli anti De Luca
VINCENZO DE LUCA PRESIDENTE REGIONE CAMPANIA
Nel 2021 – questi gli ultimi dati Ispra – i rifiuti urbani esportati sono stati tre volte superiori a quelli importati: l’Italia ne ha portati fuori 659 mila tonnellate, mentre l’import è di 219 mila. Campania e Lazio sono le due regioni che esportano maggiormente. Non a caso, le due regioni storicamente afflitte dalla questione rifiuti, la prima contrassegnata da un’emergenza gravissima che la lasciò marchiata dalla Terra dei Fuochi, la seconda caratterizzata dall’assenza di una manovra decisa che la traghettasse fuori dal sistema delle discariche e che oggi la vede ancora discutere sull’installazione di un termovalorizzatore. Per Ispra, Austria, Portogallo e Spagna i Paesi dove destiniamo più rifiuti urbani. Vero questo, fino a un certo punto, se oggi L’identità racconta alcuni dettagli di una vicenda intricatissima, che vede il nostro Paese abbracciato nello scandalo alla Tunisia, il Paese con il quale è frenetica – da parte del Governo Meloni – la ricerca di un rafforzamento dei rapporti. Per i migranti e per l’energia si penserà. Certo, questi i tavoli frequentati anche negli anni scorsi dai rappresentanti della politica, della diplomazia e dell’industria con questa controparte che ci guarda da quel Nordafrica affacciato sul Mediterraneo tanto caro ai focus più caldi dell’agenda di Governo.
Centoquaranta chilometri nel Canale di Sicilia, questa la distanza dell’Italia dalla Tunisia. Rotta sicura e nei fatti incontrollata, da anni, anche per i rifiuti. La nostra storia parte nel 2020, quando gli uffici della Regione Campania, guidata da quel Vincenzo De Luca che ha sempre tenuto a vantare una propria autonomia dalla lentezza dei Governi e dello Stato quando le urgenze lo richiedevano, autorizzano un’esportazione di rifiuti verso la Tunisia proprio dal Salernitano, la provincia nella quale è nata e si è consolidata la fortuna politica del Governatore. Ce ne fa una sintesi la consigliera regionale indipendente Maria Muscarà, che da anni, abbastanza isolata, denuncia questi fatti in Regione: “Tra maggio e luglio 2020 partivano verso la Tunisia 282 container contenenti 7.900 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati raccolti in Italia, in violazione della normativa internazionale e che vede coinvolte l’azienda campana Sviluppo Risorse Ambientali e la società tunisina Soreplast. Di questi 282 container, 212 sono stati inizialmente stoccati al porto di Sousse, mentre altri 70 erano stati depositati nell’impianto della Soreplast di Moureddine, poi andato a fuoco il 29 dicembre 2022, mandando in fumo circa 1.900 tonnellate di rifiuti”.
L’incendio fu appiccato in Tunisia nell’immediatezza di notizie su rapporti diplomatici stretti sulla questione dall’allora ministro degli esteri Luigi Di Maio. Una circostanza singolare, che dice anche quanto pesi, in termini di influenza e di controllo del territorio, anche criminale, la questione rifiuti nel Paese africano. Di Maio, infatti, si era mosso dopo lo scoppio di uno scandalo che in Tunisia ha portato ad arresti eccellenti tra ministri, funzionari, faccendieri e loro affiliati: chi non si è dimesso, è stato arrestato o uscito di scena, sparito dai radar della magistratura locale. Le autorizzazioni della Regione Campania, infatti, non erano state rilasciate secondo il rispetto della Convenzione di Basilea, affidate alla fiducia assegnata al parere del console tunisino a Napoli, anch’egli oggi uscito di scena.
FOTOGRAFIA DI UNA DISFATTA
Cosa è accaduto? “Una nave turca – aggiunge la Muscarà – con a bordo 213 container carichi dei rifiuti, è infine ripartita dalla Tunisia e la sera del 20 febbraio 2022 è attraccata al porto di Salerno. Da lì i rifiuti sono stati portati nell’area militare di Persano vicino Serre, in attesa di una soluzione definitiva”. Sì, i rifiuti sono ritornati in Campania, la Regione ha dovuto pianificare il loro rientro, d’intesa con la Provincia di Salerno che ne ha consentito l’ingresso a Persano. E così lì, camion in ingresso con i rifiuti “tunisini” si sono incrociati con quelli che portavano via le ecoballe, eredità della crisi dei rifiuti campana conclusa nel 2012. La fotografia di una disfatta. Per tirarsi via dal nodo discariche che fa crescere le infrazioni che ci contesta l’Europa, in questi anni la Campania ha scelto anche l’export di rifiuti. Anche in Africa. Una mossa che azzera le proteste dei sindaci assillati dalla sindrome Nimby. In strada a protestare un anno fa, oggi indisponibili – abbiamo cercato di parlare invano con la sindaca di Battipaglia, Cecilia Francese – o pacati come quello di Serre, Antonio Opramolla, con simpatie per Fratelli d’Italia: “Non sappiamo che fine stiano facendo i rifiuti, ho svolto a fatica lì un sopralluogo nell’area militare, soggetta anche alle decisioni della magistratura”. Al lavoro, infatti, la Dda di Potenza con il pm Vincenzo Montemurro, che ha indagato per traffico di rifiuti imprenditori e broker, oltre al dirigente regionale Antonello Barretta e un funzionario, Vincenzo Andreola. Il primo, nota la Muscarà, scandalosamente promosso da De Luca nei giorni del rimpatrio forzato della “munnezza” dalla Tunisia.
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