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Sex roulette, se è arrivato il momento di dire stop allo scempio della gioventù

di Redazione -


DI CATERINA COLLOVATI

Come sono lontani i tempi in cui il divertimento di noi giovani ragazzi era rappresentato dallo scambio delle figurine e la trasgressione era la corsa in motorino dietro a quel bel ragazzo del liceo o la sigaretta rubata al pacchetto di Marlboro rosse di papà. Ebbene oggi da quella cloaca a cielo aperto che è il mondo social, arriva un’altra forma di divertimento, o meglio di passatempo per giovani che non sanno riconoscere il disvalore di determinate azioni, si chiama “sex roulette”. Prende il nome dalla letale roulette russa, con la sola differenza che non uccide. Apparentemente non uccide, sostanzialmente riduce a mero oggetto con conseguenze spesso irreparabili.
Si tratta di un gioco di sesso senza protezione, perde chi rimane incinta. Una sfida insulsa e pericolosa, ideata da ricchi e amorali milionari di Belgrado, mutuata rapidamente attraverso il Regno Unito fino al nostro Paese. Nel passaggio tra i vari Stati, anziché arrestarsi si è divulgata con varianti sempre più aberranti. La novità ora consiste nell’inserire un soggetto sieropositivo nel gruppo. La gravidanza indesiderata non è quindi l’unico rischio che corrono le giovanissime che, senza alcun senso critico , si buttano nella mischia. Possono contrarre malattie sessualmente trasmissibili. La gamma è ampia, si va dalla gonorrea, alla sifilide, al sempre temuto Aids senza dimenticare il trauma dell’aborto, per chi perde la sfida, che non è mai una passeggiata.
Che la dignità non fosse più un valore ce ne eravamo accorti da tempo, ma che il buonsenso si fosse dileguato così rapidamente è fatto assai sconcertante. Il percorso sentimentale dei giovani non è più lineare come un tempo. La scelta di un partner sulla base delle affinità caratteriali, estetiche e intellettive non vale più. Non esiste più la capacità di coltivare un rapporto per farlo sbocciare poi in relazione duratura, da qui la denatalità che preoccupa sempre più. Il sesso poi, soprattutto a due, è noia, non dà stimoli, non attrae più. Un’epoca sciagurata con esseri umani alla deriva sempre più stupidi, acritici e autolesionisti.
La domanda appare banale, ma non smetteremo mai di chiederci di chi è la colpa se una ragazza senza apparenti disagi si lancia in queste sfide? Sotto accusa sono i genitori degli adolescenti che oggi non sanno fare i genitori. Sono a loro volta immaturi, privi di responsabilità e di capacità di discernere i pericoli che possono incontrare i figli sui social, poiché di quei social sono loro le prime vittime. Li usano quanto i figli, se non di più. Diffondono le foto dei pargoli fin da piccoli, anzi che dico, fin da quando i figli stessi sono ancora in pancia, ignari che quelle foto resteranno alla mercé di chiunque e soprattutto rappresenteranno il primo insegnamento per quei bambini, nativi digitali, che cresceranno con l’idea che per essere “ fighi” occorre apparire, mostrarsi, esibirsi, non importa come, basta esserci.

Bene ha fatto la Procura di Brescia insieme al Dipartimento Soggetti Deboli ad indagare su questa scellerata challenge. Perché se un genitore non si chiede cosa stia facendo un figlio al di là di quello schermo del computer, se un padre e una madre non sono in grado di inculcare principi morali alla prole, se non insegnano più la differenza tra il bene e il male, forse è arrivato il momento di dire stop allo scempio della gioventù.

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