Santa Cecilia e il mondo delle direttrici d’orchestra
di RICCARDO LENZI
Il film “Tár”, interpretato da Cate Blanchett, direttrice d’orchestra talentuosa e predatrice, ha suscitato molte polemiche, tanto che la statunitense Marin Alsop, probabilmente la direttrice più affermata al mondo, a suo tempo pupilla di Leonard Bernstein, ha dichiarato al “Sunday Times” di essersi sentita offesa dal film «in quanto donna, in quanto direttrice d’orchestra e in quanto lesbica». Ovviamente i dibattiti hanno coinvolto, seppur in formato ridotto, anche l’Italia. Giunge quindi quanto mai opportuno un libro documentatissimo, “Le direttrici d’orchestra nel mondo”, a cura di Elke Mascha Blankenburg e Milena Gammaitoni, appena edito da Zecchini (pp.XVI+328). Un argomento complesso, spinoso, quello affrontato. In materia è ironicamente significativo che Santa Cecilia, patrona della musica, il simbolo di uno dei più prestigiosi conservatori del mondo, non fu mai musicista. Era una ragazza patrizia nella Roma imperiale che volle consacrarsi alla verginità tanto che fece convertire il suo sposo al cristianesimo, e per questo motivo furono entrambi condannati a morte (successivamente Cecilia fu canonizzata e raffigurata con uno strumento musicale fra le braccia). Il libro è un vasto e documentato panorama sull’arte direttoriale al femminile, una storia che coinvolge presenze dimenticate e molte celebrità, in una sequenza di ritratti personalizzati. Ogni direttrice ha la sua maniera di “porsi” sul podio. La Alsop, in nome delle sue affinità con Bernstein, con curiosità e gusto eclettico nei confronti dell’intero universo musicale in ogni tournée porta con sé il suo violino e nei momenti liberi suona brani di Bach in cui trasforma la metrica a ritmo di swing, tanto per sentire «immediatamente come nasce il suono e rendersi conto di quanto grato debba essere il direttore nei confronti dell’orchestra». E poi la “storica” Nadia Boulanger, che come insegnante e direttrice d’orchestra ha segnato sessant’anni di storia della musica con allievi come Daniel Barenboim e Igor Markevitch. Affermava: «Preferisco pensarmi in quest’ordine: come musicista, insegnante, direttrice e, infine, donna». Antonia Brico che per assicurarsi un posto fisso come direttrice fondò nel 1934 la New York womem’s symphony orchestra formata da musiciste professioniste, guadagnandosi il sostegno di Eleanor Roosvelt e di importanti sponsor statunitensi. Sylvia Caduff che nel 1978 diresse i Filarmonici di Berlino, grazie all’appoggio di Herbert von Karajan: «Karajan non spiegava mai le cose che faceva. Parlava solo di quelle che non bisognava fare con l’orchestra, di quello che non bisognava dire e di quello che bisognava lasciar fare ai musicisti». JoAnn Falletta (con la a maiuscola intertestuale, vezzo femminile) le cui registrazioni di opere di Fanny Mendelssohn, Clara Schumann e Lili Boulanger ricevono premi e segnalazioni che hanno ampliato il repertorio delle donne compositrici. Emmanuelle Haïm che ha promosso il rinnovato interesse per l’opera barocca francese. Barbara Hannigan protagonista di una vera e propria rivoluzione sulla scena musicale contemporanea: mentre dirige l’orchestra è capace di cantare, dimostrando doti canore rilevanti, e allo stesso tempo può recitare e danzare, muovendosi sulla scena, incarnando i personaggi interpretati. L’ucraina Oksana Lyniv, prima donna direttrice principale di un’orchestra lirica italiana, quella del Comunale di Bologna, e prima donna a dirigere nella storia del Festival di Bayreuth. Elena Sartori, la cui scelta di dedicarsi all’opera di Francesca Caccini, compositrice presso la corte medicea, l’ha portata a incidere il cd “La liberazione di Ruggiero” selezionato come disco ufficiale dell’International women’s day 2017 della Bbc. Speranza Scappucci, protagonista delle trasmissioni dedicate in tv alla classica da Corrado Augias, che è stata la prima donna a dirigere un’opera alla Scala. E la cinese Xian Zhang, pupilla di Lorin Maazel, dal 2009 direttrice musicale dell’Orchestra Verdi di Milano.
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