“L’Italia ancorata al Novecento Un nuovo modello di occupazione”
di EDOARDO SIRIGNANO
“Perché dovrebbe essere più a sinistra il Pd di Schlein, se non propone un’economia più avanzata, un maggiore potere dei lavoratori?”. È l’interrogativo posto dall’ex segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni.
Domani sarà la Festa dei Lavoratori. Che significato assume?
Il 1°maggio si festeggia da più di un secolo. Prende, quindi, sembianze relative al tempo che si vive. Sarebbe opportuno, pertanto, adeguarsi ai nostri giorni. Intravedo, però, qualche difficoltà a discostarsi dal Novecento. I lavoratori, attraverso le loro organizzazioni, dovrebbero fare ogni sforzo per capire la fase attuale, verificandone i punti di forza e debolezza.
Mentre in Francia si scende in piazza perché non si vuole andare in pensione a 64 anni, in Italia le manifestazioni sono un ricordo. Perché?
Non mi convincono i fuochi di paglia. La Francia ha sempre avuto un’attitudine in tal senso e cioè per una realtà sindacale debole, che non occupandosi del sociale, talvolta va in difficoltà e sbotta, esplodendo in una vampata, che però si spegne in pochi giorni. Menomale che non accade in Italia, grazia a un sindacato, che salvo frange estreme, vede il protagonismo dei lavoratori come un’occasione per riuscire ad attutire le asperità che vengono da altri interessi.
Come si è fatto a tenere un certo equilibrio?
Bisogna avere l’attitudine a stare sul pezzo ogni giorno, a curare il buon funzionamento del welfare, il potere sociale dentro l’involucro di quello politico. Nell’ultimo quindicennio tale questione è andata a compromettersi per svariate ragioni.
Questo indebolimento riguarda anche la politica?
Essendo molto più debole, ha bisogno di fagocitare qualsiasi altra realtà e potere. Stiamo parlando di un fenomeno che riguarda la stessa natura del sindacato. Somiglia sempre più, almeno verbalmente, a quello parigino, ovvero a un sociale che non si occupa giorno per giorno della realtà. Questo non serve né alla democrazia, né agli interessi dei lavoratori.
Cosa occorre al contrario?
Un sindacato che capisca come gira l’economia del mondo, che sappia come funzionano gli investimenti e il mercato del lavoro, come intervenire sul welfare, come provvedere alla vicenda dei poveri. Tutta questa parte, purtroppo, è stata sguarnita e affidata totalmente alla politica. Spero che in occasione di questo 1°maggio qualcuno si ponga il problema di come ritornare a stare sul pezzo, di un sindacalismo che non sviluppa l’attitudine al populismo, ma che recuperi la sua capacità di lettura dei fenomeni, governandoli. Gli interessi dei lavoratori sono quelli del Paese intero.
Prima a occuparsi dei ceti deboli c’era la sinistra. Oggi è ancora così?
Non sono d’accordo. La sinistra si è occupata esclusivamente di come politicizzare il lavoro. C’erano, invece, altre componenti sindacali, più autonome dalla politica, che facevano vivere gli interessi dei lavoratori, occupandosi delle vicende sociali.
Il Pd di Schlein, però, sta facendo meglio rispetto ai progressisti di una volta…
La sinistra adesso è rivolta quasi esclusivamente verso i diritti civili, che nella scala generale degli interessi sono al sesto-decimo posto.
Quanto è importante, quindi, un centro che si smarchi dagli estremismi?
La cultura cattolica è fondamentale per il sociale. Essere cattolici, comunque, significa avere un rapporto con la politica fino a un certo punto. A mio parere, la dottrina sociale della Chiesa è il pensiero sociale più avanzato che esiste perché sostiene un capitalismo che non va oltre determinate situazioni. Offre delle garanzie sia in termini di spartizione del prodotto, sia di potere degli stessi lavoratori. Non a caso parliamo di produttività e redditività per dividersi in parti congrue il risultato. Spero che tale pensiero abbia sempre maggior valore. I diritti civili, la famiglia sono importanti, ma c’è anche l’uomo nei suoi bisogni materiali e spirituali. Ciò può essere sintetizzato, tramite la frase: “Vivo il lavoro, voglio più contare su quello che faccio”. A differenza di altri miei colleghi, non sono mai stato usato dalle realtà culturali che avevo alle spalle.
Perché i dem di oggi non sarebbero al passo con i tempi?
Un partito per essere progressista deve guardare all’economia. Questo Pd, invece, pensa di servirla producendo solo posizioni come il reddito di cittadinanza, che vanno benissimo per sessantenni o per chi davvero è impossibilitato, ma non per i giovani. Stiamo parlando di una forza che non si preoccupa di organizzare un welfare sicuro, dove ogni diritto è sostenuto da un dovere. Ecco perché è uguale ai populismi che critica. Perché dovrebbe essere più a sinistra, se non propone un’economia più avanzata, un maggiore potere dei lavoratori? Il benessere viene da questi aspetti come la stessa democrazia. Ogni qualvolta i poveri vengono affamati sono preda degli autocrati.
Quale può essere la lezione del 1°maggio 2023?
Saper indicare una strada nuova, ricostruendo l’autorevolezza dell’organizzazione del lavoro, soprattutto nel rapporto con la politica.
Come risolvere il problema?
In due modi. Giovenale diceva “né troppo vicini, né troppo lontani”. Il sindacato deve saper agire in autonomia e non dipendere dalla politica, mettendo al primo posto la modernità. Deve saper cogliere come gira l’economia nel mondo e come competere con la concorrenza. Se funziona bene l’impresa italiana avremo lavoro e prosperità. Se, invece, va male ci troveremo in una lotta tra poveri e rivendicheremo assistenze, che non potremo pagare. Ho visto, ad esempio, poca attenzione sullo smart working. Non abbiamo neanche affrontato il tema di calcolare il lavoro per carico e non per tempo. Siamo lontani anni luce dal futuro. Auspico che questa ricorrenza inverta il trend. Siamo di fronte a uno snodo.
Perché?
L’esperienza francese, per la prima volta, non deve contagiarci. Il sociale ha bisogno di un governo costante delle cose, che si regola meglio attraverso un potere sindacale che è tale solo se autonomo e al passo con i tempi.
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