Politica

Grillini d’Italia

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

Il ritorno di Bonafede. I grillini, per l’ennesima volta, si dimostrano campioni assoluti di riciclaggio politico. Come lo sanno fare loro, non è riuscito neanche ai migliori papponi democristiani. Dopo Luigi Di Maio, che grazie alla raccomandazione di Mario Draghi, riesce a diventare l’inviato dell’Ue nel Golfo Persico, anche l’ex Guardasigilli si prende la poltrona a 5 Stelle, ovvero quella di membro laico del Csm, ruolo su cui solitamente si preferisce un super-tecnico. A dargliela in questo caso, non sono i padroni continentali, ma piuttosto quel Giuseppe da Volturara Appula, che intendeva pagargli la giusta moneta per non aver seguito l’amico Giggino nella fallimentare esperienza dell’ape civica, dimostrando fedeltà assoluta al gotha dell’ex premier. Ecco perché dopo un anno di divano, dovuto all’Antitrust, che per mesi gli ha impedito di riprendersi il vecchio studio da avvocato, avremo la possibilità di rivedere nelle stanze che contano quel ministro con gli occhiali che si era fatto riconoscere nel mondo per i suoi scivoloni. Una cosa è certa, i grillini dimostrano di essere eccellenza della memoria labile.

Campioni di riciclaggio

Coloro che fino a qualche mese fa definivano “i mestieranti della politica” il male assoluto, nei fatti, dimostrano di saper far peggio di chi li ha preceduti. La promozione avuta da Alfonsino, infatti, non è l’unica. Basti pensare al buon Roberto Fico. Quest’ultimo, dopo aver avuto una scrivania di tutto rispetto in Parlamento, come ex presidente della Camera e consigliere speciale di Conte, sogna addirittura di fare lo sgambetto allo sceriffo De Luca, signore incontrastato della Campania. Non devono trovare un lavoro, potendo usufruire dei ben retribuiti uffici di Montecitorio, neanche gli ex Paola Taverna e Vito Crimi. Il delegato alla comunicazione Rocco Casalino vuole sfondare in tv. Finanche chi esce dalle grazie del grande capo, riesce a trovare uno spazio in una società nostalgica, che secondo o terzo mandato, non dimentica chi ha cambiato la propria esistenza col concetto dell’uno vale uno. L’ex sottosegretario Giancarlo Cancelleri, ad esempio, si ricicla come nuovo maggiordomo di Arcore, mentre il suo acerrimo rivale, ovvero l’eurodeputato Dino Giarrusso, si era guadagnato le grazie di Bonaccini. Se Schlein non lo avesse battuto, sarebbe stata la prima Iena nel direttivo del Nazareno. Nel centrosinistra, più centro che sinistra, si è collocata pure l’ex viceministra all’Economia Laura Castelli. Quest’ultima, infatti, è la portavoce del movimento Sud chiama Nord, guidato da Cateno De Luca. Anche chi è rimasto fuori dal caos della politica, fa una vita migliore. Stefano Buffagni, dopo il Mise, è il riferimento di grandi fondi di investimento. Il papà del superbonus Riccardo Fraccaro è ormai nel gotha dell’energia. L’unico big a tornare alla normalità è Danilo Toninelli, anche se, secondo fonti locali, avrebbe un’agenzia assicurativa in quel di Milano. Dalle stalle alle stelle, quindi, per chi oltre a tutelare i deboli e i bisognosi, ha innanzitutto tutelato il proprio portafoglio. I grillini, adesso, sono tutti felici e contenti.

Cambio di abito

La missione, ora, è salvare un Movimento, vittima della svolta a sinistra di Schlein. Con un Pd progressista, non c’è spazio per il Conte compagno. Occorre quanto prima voltare pagina. Altrimenti si rischia di buttare al vento il simbolo dei miracoli, quello per cui Grillo ha inventato addirittura una nuova religione. Ecco perché l’esperto legale di Palazzo Chigi si porta avanti e si candida a stampella di Giorgia. Secondo indiscrezioni, starebbe corteggiando i fedelissimi della premier e mandando i suoi migliori diplomatici, tra cui il vice ed esperto di relazioni Michele Gubitosa, per accaparrarsene le simpatie. A Fratelli d’Italia serve come il pane una stampella che possa sostituire la Lega. Negli ultimi tempi i verdi non si sono dimostrati il massimo dell’affidabilità. Prima, quindi, che si rubi il ruolo da alleato nascosto un tale Matteo Renzi, reiventandosi quella creatura magica chiamata centro, i gialli devono dimostrare di saper stare avanti. Si comincia, pertanto, un ricamo dello schema. Nella preziosissima commissione di vigilanza Rai, grazie a una mediazione con gli alleati si riesce a ottenere una poltrona per un’altra ex. Stiamo parlando di Barbara Floridia, ex sottosegretaria all’Istruzione, che dopo aver fatto da capogruppo per qualche mese, ottiene il controllo della tv di Stat. Le buone relazioni con la maggioranza, d’altronde, salvano lo stesso Bonafede. La nuova strategia si dimostra, sin da subito, fruttifera. Poco importa cosa ne pensa un’opinione pubblica, ormai abituata alle alleanze imprevedibili dei 5 Stelle. In questo caso, poi, non c’è nulla di nuovo. Lo stesso Conte ha fatto un governo con i sovranisti della Lega, così come è stato l’unico a ritrovarsi sul fronte dei ribelli, insieme a FdI quando era il momento di sfiduciare Draghi. Non sarebbe certamente un’operazione agli estremi. Meglio, quindi, ricordarsi di quel vecchio scudocrociato, conteso tra i due litiganti. Il proverbio parla chiaro: il terzo gode. In questo caso, non si sa se la massima corrisponderà alla realtà. Per l’ex presidente del Consiglio, considerando che i rossi sono già scappati, è l’unica strada per continuare a mantenere in vita una macchina vicina alle persone, come appunto il cattolicesimo impone e non in grado di lasciare nessuno a terra, neanche quei non privilegiati che non hanno il lusso di aver studiato alla Bocconi. Finanche un bibitaro del San Paolo è riuscito a diventare star. Basta solo riprendersi quella fede, che non tanto si addice a un Salvini, che come dimostra il Papete, spesso ha uscite che non eccedono per moralità. Meglio, dunque, il “Credo” del santone Grillo che quello di un pagano che professava la religione di Alberto da Giussano. Una cosa è certa, tale posizionamento fa arrabbiare anche i renziani, che volevano invece prendersi la posizione di alleato nascosto per rubarsi, pezzo a pezzo, tutta la torta. A svelare il piano è il fedelissimo Davide Faraone, che dopo un tweet, scritto in maniera abbastanza frettolosa, tanto da confondere il suo partito con il Movimento, spiega appunto l’accordo tra Conte e quelli che probabilmente saranno i suoi nuovi alleati. Ci riferiamo ovviamente ai fratelli del partito conservatore pensato dalla prima donna presidente del Consiglio. Quest’ultima sa bene che le grandi riforme, nel paese del Vaticano e della Santa Sede, non si possono fare senza unire tutto il mondo possibile, nel segno di valori e principi che certamente non possono appartenere a una paladina della sinistra come Elly.


Torna alle notizie in home