“La salute della donna? Ricerca e prevenzione”
INTERVISTA ALLA DOTTORESSA CARLA CEDOLINI
In occasione della giornata della Salute della Donna del prossimo 22 aprile, abbiamo parlato di prevenzione e di nuovi progressi della medicina di genere con la Dottoressa Carla Cedolini, Direttore responsabile di Chirurgia Senologia e Unità Senologica dell’Ospedale di Udine, da anni impegnata nella cura delle neoplasie, in collaborazione con il Professore Andrea Risaliti.
Dottoressa, il tumore alla mammella colpisce il 30% delle donne ed è il più frequente. Rispetto al passato, cosa è cambiato?
“Nel tempo è diventata numericamente è una patologia molto rilevante. L’incremento, lieve, è stato costante negli ultimi vent’anni per quanto riguarda la casistica e quindi per la diagnostica: questo perché fino a 30 anni fa la diagnosi della malattia era sempre avanzata e con lesione clinica. I programmi di prevenzione ci hanno aiutato a fare una analisi precoce. Infatti, la mortalità si dimostra in costante calo: un dato derivante sia dalla maggiore conoscenza della malattia – anche se caratterizzata da una infinità di tipologie – ma anche dalla possibilità di tarare sulla paziente una terapia adeguata”.
Negli anni la neoplasia ha avuto come deterrente la “paura” rispetto alle cure. È cambiato anche questo?
“Oggi se ne parla molto e si parla molto dei progressi: questo aiuta tantissimo. Quindi è venuto meno il timore di trovarsi menomato in modo definitivo e avere una prospettiva di terapie dall’esito non felice. Ha aiutato molto alla prevenzione il programma di screening che si fa in molte regioni. Si tratta spesso – come in Friuli-Venezia Giulia – di un programma in circa 20 anni, in cui le donne vengono invitate tramite lettere o telefonate che servono a sensibilizzare la popolazione a considerare la mammografia dello screening una cosa usuale e meno spaventosa”.
Com’è cambiato l’approccio rispetto alla malattia del seno?
“La malattia del seno è sistemica e riguarda tutto l’organismo. E il fatto che nel corso degli anni le donne possano usufruire di tutti i servizi necessari aiuta. Nell’85% dei casi la chirurgia è il primo passo della cura, a cui poi seguono le altre terapie e anche la ricostruzione. Oggi la chirurgia è più conservativa – sempre dipendente dalla tipologia del tumore. In linea generale, più piccolo è il tumore più è facile conservare la gran parte del seno e negli ultimi anni, con l’aiuto delle tecniche di chirurgia plastica, siamo più portati a fare conservativa. In aiuto, c’è poi la radioterapia che va a proteggere la ghiandola che noi conserviamo. Poi, alcune delle malattie possono interessare altri organi e ci sono serie di terapie farmacologiche che servono a impedire la diffusione del tumore all’interno dell’organismo”.
Alla fase di cura seguono i follow-up. Quanto sono importanti?
“I controlli servono. E anche se in molti casi si può parlare di guarigione definitiva, riteniamo che la paziente abbia bisogno di attenzioni particolari perché rientra in una categoria di rischio superiore rispetto a chi non si è ammalato. Poi, vi sono dei casi – anche se minori – in cui la malattia si può ripresentare a distanza di tempo e noi tendiamo a fare un controllo molto accurato. Un controllo che è un valore per la paziente, che sa sempre a chi rivolgersi nel suo percorso, ma anche per noi professionisti in modo da valutare la qualità del nostro lavoro e capire se nel tempo le procedure e le terapie siano efficaci in modo definitivo”.
Un modo per fare ricerca. A che punto è?
“Stiamo lavorando e ci sono stati molti progressi nella genetica che ci hanno dato l’impulso ad avere una maggiore conoscenza delle cellule tumorali. E la conoscenza che abbiamo ci aiuta a capire la potenza della cellula tumorale, capire a cosa è sensibile e cosa possiamo fare per fermarla. Più conosciamo la cellula e più sappiamo cosa usare per combatterla. Tutto ciò ci permette di avanzare con la terapia personalizzata e capire anche i benefici o le risposte di alcune terapie”.
Quali sono i consigli che può darci sulla prevenzione?
“Oggi, proprio grazie ai programmi di analisi genetica, si estendono le indicazioni questa tipologia di analisi alle donne che hanno familiarità. Si tratta di un fa prelievo e un’analisi del DNA che ci permette di capire la tendenza che le donne hanno a sviluppare questo tipo di malattia. Inoltre, per le donne che non hanno fattori di rischio il consiglio è di aderire allo screening regionale e in generale ai servizi di visita ambulatoriale per conoscere la propria situazione personale”.
Torna alle notizie in home