Economia

Nel labirinto del Pnrr

di Cristiana Flaminio -

RAFFAELE FITTO MINISTRO AFFARI EUROPEI


Primo round al governo. Con 196 voti favorevoli, 147 contrari e sei astensioni, la Camera dei Deputati ha approvato la fiducia posta sul decreto di attuazione del Pnrr. Oggi si parte con l’esame degli ordini del giorno ed è atteso il voto finale che, con ogni probabilità, sembra già essere segnato. Giorgia Meloni incassa un risultato più che positivo dalla seduta di ieri a Montecitorio. Ma l’opposizione ha alzato le barricate e sono volate critiche, feroci, da una parte all’altra dell’emiciclo.

La bomba di Elly

Elly Schlein, segretaria del Pd, ha lanciato la bomba nel pomeriggio durante una conferenza stampa: “Siamo fortemente preoccupati per l’attuazione del Pnrr”. E ha spiegato: “Questa è un’occasione storica per il paese, irripetibile. Abbiamo spesso detto che non è una sfida che riguarda il governo ma l’intero paese. Non possiamo mancare a questo appuntamento, non possiamo rischiare con i ritardi di non ricevere le risorse fondamentali per il rilancio del nostro paese”. E infine l’accusa: “Abbiamo già capito che siamo di fronte al governo dei campioni mondiali di scaricabarile, ma non regge. Non regge dopo sette mesi dare la colpa ai governi precedenti e nemmeno all’Unione europea”. A dar manforte a Schlein anche il deputato dem Piero De Luca: “Confusione, caos, approssimazione. Basta fare lo scaricabarile sui precedenti governi, ora tocca a voi e i 19 miliardi della terza rata non sono ancora arrivati. Non dite nulla sugli obiettivi del secondo semestre”.

Il controtavolo di Giuseppi

Il M5s, che ha presentato un ordine del giorno sul
termovalorizzatore di Roma, attacca Meloni e il governo. “Vi sono bastati sei mesi per distruggere il Pnrr”, ha tuonato la parlamentare Daniela Tortu. Giuseppe Conte, invece, incassa l’apertura di Schlein sull’idea di un tavolo comune sul piano: “Il Pnrr è il progetto della comunità nazionale. Una comunità sofferente che rialza la testa e vuole abbracciare un futuro di giustizia ambientale, di giustizia sociale e la possibilità di correre. Crescita economica coniugata allo sviluppo sociale. È questa l’occasione che ci offre il Pnrr. È per questo che dico che non esiste maggioranza o opposizione. Su questo siamo disponibili, fa piacere che altre forze di opposizione stiano convergendo su questa posizione, perché dobbiamo lavorare tutti insieme per questo obiettivo comune, nell’interesse non solo della nostra generazione ma anche di quelle che verranno”.

Fiducia ma non troppa

La Lega ha rivendicato l’opportunità di revisionare i progetti attualmente contenuti nel Piano. La deputata Rebecca Frassini ha detto in aula: “Bocciodromi, campi di padel, case di accoglienza per i popoli in transito. Possiamo riflettere su come spendiamo queste risorse? Possiamo spostare risorse se ci rendiamo conto che non riusciremo a finire le opere entro la data? Non siamo contro il Pnrr ma abbiamo a cuore questi denari: vogliamo spenderli tutti, spenderli bene, senza buttare un solo centesimo di queste risorse degli italiani”. La posizione del Carroccio è di fiducia ma anche di cautela: “Votiamo con lealtà e orgoglio la fiducia, avendo il coraggio di mettere in discussione totem e meccanismi”.

Il centro responsabile

Il Terzo Polo si richiama all’idea della “opposizione responsabile” e afferma che l’obiettivo del centro (o di quello che ne resta dopo la querelle Renzi-Calenda) sarà quello di “vigilare sui processi”. E questo perché, come ha spiegato il parlamentare Giulio Cesare Sottanelli, “Il Pnrr non è di Conte, Draghi o Meloni è per l’Italia e le future generazioni”. Quindi ha rimarcato la necessità di agire con consapevolezza: “Le risorse del Piano per 230 miliardi non sono troppe, è il più grande investimento della storia repubblicana, una grande opportunità per il Paese. Bisogna spenderli bene c’è bisogno di semplificare e aiutare gli enti locali”.

IL GIOCO DELLE PARTI

Fratelli d’Italia accusa la sinistra (quantomeno) di incoerenza. E lo fa con il deputato Fabio Rampelli che tuona: “Obiettivi, missioni, scadenze, funzionari, consulenti, sono stati scelti da voi. E se noi, arrivati pochi mesi fa, ci rendiamo conto che l’attuale ritmo non consentirà di concludere le opere da voi volute entro il 2026, non capisco come possa l’opposizione di estrema sinistra non essere collaborativa. Ci aspettavamo almeno un voto di astensione ma è stato addirittura annunciato un voto contrario”. Rampelli, insomma, nel gioco delle parti, rinfaccia all’opposizione di votare contro quello che Pd e alleati hanno contribuito a scrivere nello stesso piano.

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