INGRANDIMENTO – PERCHÈ COSPITO HA SOSPESO LO SCIOPERO DELLA FAME
di CLAUDIA MARI
La Corte Costituzionale ha emesso la sentenza e Alfredo Cospito ha interrotto lo sciopero della fame. In meno di ventiquattr’ore la vicenda legata alla detenzione dell’anarchico al 41 bis ha visto più di una svolta. La sentenza della Consulta, arrivata nella serata di martedì, ha giudicato illegittimo il mancato riconoscimento delle attenuanti nel processo a carico dell’anarchico. Nello specifico, secondo la Corte “il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti previsto dai primi tre commi dello stesso articolo 69. Conseguentemente, il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva”. Una decisione che per i legali di Cospito “restituisce dignità” al detenuto e che rappresenta un passo avanti nella lotta che l’anarchico sta (o meglio, stava) portando avanti con lo sciopero della fame contro il “sistema” dello Stato e della Giustizia. La protesta di Alfredo Cospito era nata per contestare il regime di carcere duro – come da decisione del governo Draghi nel maggio 2022 – ed era iniziata lo scorso 20 ottobre quando ancora si trovava nel centro detentivo di Sassari. Uno sciopero che aveva perpetuato anche dopo il trasferimento nel carcere di Opera di Milano dove è detenuto ancora oggi. Ieri, l’annuncio della conclusione dello sciopero della fame – le cui conseguenze tenevano l’anarchico ricoverato nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano. Si tratta di un annuncio che potrebbe essere legato alla decisione della Consulta, ma che era anche stato preannunciato dal graduale reinserimento di alcuni cibi solidi e di alcuni nutrimenti energetici che il terrorista si era negato fino a poche settimane fa. La decisione di ieri di terminare lo sciopero è stata presentata al Tribunale, ma senza motivazioni, che saranno probabilmente spiegate nelle prossime ore dagli avvocati della difesa. Rimane ancora da capire se i due fatti siano collegati e soprattutto se la fine dello sciopero segni per Cospito una sorta di “vittoria”. Ma nell’attesa di “un’ufficialità” sulla correlazione, il governo ha pensato di mettere le mani avanti sulla questione, ribadendo come la decisione della Consulta “non produrrà modifiche circa il regime 41bis”, che è stato appena confermato dalle sentenze della magistratura e della Cassazione. A spiegarlo, in una nota, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove: “Ancora una volta la sinistra sul caso Cospito tenta di intorbidire le acque dopo la sentenza della Consulta. La possibilità del riconoscimento delle attenuanti incide sulla pena finale e non certamente sul regime carcerario del 41 bis”. Una freccia al veleno nei confronti delle associazioni e di alcuni esponenti delle opposizioni che si erano detti positivi rispetto alla decisione della Consulta, come Ilaria Cucchi – senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra – che contestando la “rigidità dell’ergastolo ostativo” aveva accolto la decisione della Consulta come “Una buona notizia che apre alla possibilità che Cospito possa beneficiare delle garanzie e dei diritti garantiti a tutti gli imputati”. A sorreggere la tesi di Delmastro, è intervenuto anche il Ministro della Giustizia Nordio: “Il regime del 41 bis rimane non solo per volontà politica, ma per conformi sentenze della magistratura italiana che hanno sempre precisato la pericolosità sociale di Cospito”. Eppure, nei confronti del Guardasigilli è arrivata la richiesta di riapertura del caso, non solo dalla senatrice Cucchi ma anche dal presidente dell’associazione Antigone Patrizio Gonnella.
Torna alle notizie in home