Economia

Il Def secondo Giorgetti “Stop all’era dei bonus”

di Cristiana Flaminio -

GIANCARLO GIAN CARLO GIORGETTI MINISTRO


Giorgetti dà i numeri. Nel senso che snocciola le cifre del Def e, insieme ai dati contabili, fa chiarezza sulle priorità e sulle intenzioni del governo. Poche chiacchiere, spiega il ministro, molta prudenza e, si spera, altrettanta concretezza. Il Mef ha le idee chiare sul tema dei temi: basta misure provvisorie, è giunto il tempo di investire e di farlo puntando sull’innovazione e sulla modernizzazione del Paese. Giancarlo Giorgetti, quindi, fa suoi i dettami che già da qualche tempo arrivano da Bruxelles e, ancora di più, da Francoforte, sede della Bce: bisogna uscire dall’emergenzialità.
Cuneo e pressione fiscale.I dati, insieme alle intenzioni del governo, sono chiarissimi: Palazzo Chigi, o meglio ancora il Ministero dell’Economia e delle Finanze, intende utilizzare 3,4 miliardi nel 2023 per il taglio del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti e 4,5 miliardi nel 2024 per interventi di riduzione della pressione fiscale. In tutto, poco meno di otto miliardi di euro che verranno iniettati nelle buste paga e, poi, serviranno ad abbassare l’esosità di uno Stato che pretende, mediamente, dai suoi cittadini addirittura il 43,3% dei loro guadagni. La relazione firmata da Meloni e Giorgetti ha spiegato ai parlamentari che “le risorse che si rendono disponibili saranno utilizzate con un provvedimento normativo di prossima adozione per sostenere il reddito disponibile e il potere d`acquisto dei lavoratori dipendenti nel 2023, e saranno destinate, nel 2024, a interventi di riduzione della pressione fiscale”. Dunque, Meloni e Giorgetti hanno precisato che “all’attuazione di questi interventi, sono destinati gli spazi finanziari per i quali si chiede l’autorizzazione al ricorso all`indebitamento, comprensivi della spesa per interessi passivi conseguente il maggior disavanzo autorizzato, che ammontano a 3,4 miliardi di euro nel 2023 e 4,5 miliardi di euro nel 2024”.
La centralità del Pnrr. Accantonate le polemiche degli ultimi giorni, per Giancarlo Giorgetti è ora di pigiare l’acceleratore sul Pnrr. Le parole del ministro all’Economia, che pure si dice consapevole di dover apportare dei correttivi al piano attuale, sono chiare: “Una volta perfezionata la revisione di alcune linee progettuali, vi sono tutte le condizioni per accelerare l’attuazione di riforme e investimenti che produrranno non solo favorevoli impatti socioeconomici, ma innalzeranno anche il potenziale di crescita dell’economia, unitamente all’espletamento degli effetti della riforma del Codice degli appalti e ad altre riforme in programma, quali quella del fisco e della finanza per la crescita”. Tra lentezze interne e esterne, tra Ue e burocrazia nazionale, lo stato dell’arte sul fronte Pnrr: “Il Governo è al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr entro il mese di aprile e per rivedere o rimodulare alcuni progetti del Piano per poterne poi accelerare l’attuazione. L’avvio del Pnrr ha risentito della complessità e dell’innovatività di alcuni progetti, dei rincari e della scarsità di componenti e materiali, nonché di lentezze burocratiche. Tuttavia, nuovi interventi sono stati recentemente attuati per riorganizzare la gestione del Pnrr e adeguare le procedure sulla base dei primi elementi emersi in sede di attuazione”.
Bonus? No grazie. Per Giorgetti è giunta l’ora di “rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi in modo tale da combinare la spinta all’efficientamento energetico e antisismico degli immobili con la sostenibilità dei relativi oneri di finanza pubblica e l’equità distributiva”. Ora bisogna puntare al bersaglio grosso, alle riforme. Da via XX Settembre trapela ottimismo: “Le riforme avviate, a cominciare da quella fiscale, intendono riaccendere la fiducia degli italiani nel futuro, tutelando le famiglie e la natalità e, riconoscendo lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona. La prudenza di questo Documento è, quindi, ambizione responsabile”.
Obiettivo crescita . Il governo è sicuro che “Sebbene la crescita congiunturale del pil sia rallentata nella seconda metà dell’anno scorso, con una lieve contrazione nel quarto trimestre, i più recenti indicatori suggeriscono che già nei primi tre mesi dell’anno sia ripresa la crescita economica”. Giorgetti ha ricordato che il Pil ha raggiunto, nel 2022, “un livello che non si registrava da oltre vent’anni”. E ha spiegato che le stime, che sono state elaboratore utilizzando una chiave “estremamente prudenziale, essendo finalizzate all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità”, sono incoraggianti. “È del tutto realistico puntare per i prossimi anni a un aumento del tasso di crescita del pil e dell’occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento – afferma il ministro all’economia e finanzie Giancarlo Giorgetti -, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale e dello sviluppo delle infrastrutture per la trasmissione dell’energia pulita e la mobilità sostenibile”.


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