Editoriale

SONO DURATI ANCHE TROPPO

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


La verità è che sono durati anche troppo. E che la coppia Renzi-Calenda non è mai stata una coppia. La circostanza in cui nacque il Terzo polo fu un’anomalia italiana, figlia di un errore politico del segretario del Pd Enrico Letta che costò, fra l’altro, al Pd la campagna elettorale poi finita nella sconfitta peggiore della sua storia. Pensare davvero che Matteo Renzi potesse immaginare di cedere la propria leadership talmente centrale nella sua dimensione politica da averlo visto uscire dal Pd che aveva guidato non appena a guidarlo arrivò un sostituto, solo per avere un partito a sua immagine e somiglianza come tentò di rendere i democratici, è pura fantapolitica. Chi conosce un minimo l’ex rottamatore sa benissimo che non sarebbe stato possibile un partito unico, e semmai fosse nato non sarebbe stato unico affatto, così come la leadership di Calenda cedutagli da Renzi per ragioni elettorali al solo fine di garantire il ritorno in Parlamento del massimo numero possibile dei suoi fedelissimi era una finta classica del renzismo. La vera domanda è dove guardi ora Matteo. Ed è ovvio che non guarda a sinistra per due ordini di ragioni: lo spazio è occupato da due partiti e mezzo, i suoi rapporti con quell’area erano già difficili quando il capo era lui, figuriamoci adesso. Dove guarda Matteo è dall’altra parte, dove ha sempre guardato dal giorno in cui Nicola Zingaretti prese il suo posto ai vertici del Pd. Lui li chiama moderati, centristi, si è dato lo stesso dizionario politico di Pier Ferdinando Casini, che democristiano è stato davvero, e che in fondo proviene proprio da quella destra berlusconiana che Renzi desidera conquistare. Sa che adesso è un’operazione impossibile. Ma già nell’ormai fu Terzo polo chi si muove e danza insieme a lui è proprio chi da quella parte, quella azzurra dello scacchiere, proviene. Così Ruggieri dirigerà assieme a Renzi il Riformista, Mara Carfagna si guarda indietro e via elencando. Per ora il governo tiene per numeri e ossigeno, ma Renzi è troppo esperto di rebus parlamentari e di trappole in corsa per non sapere che verrà il giorno in cui Forza Italia o quel che ne rimane rischierà l’estinzione e l’assorbimento nei partiti principali della coalizione. E sarà quel giorno il giorno di Matteo. Sarà quello il suo Polo da fondare, nell’ipotesi che quello che lo stesso Berlusconi pur per un breve tempo aveva immaginato come suo successore possa trasformarsi nell’antidoto a lento avvelenamento del grande progetto politico di centrodestra moderato che il Cavaliere una trentina d’anni fa inventò. E c’è da scommettere che di Calenda non si parlerà già più. Mentre l’ex sindaco di Firenze ed ex premier italiano saprà come rendere saporito il suo invito a non lasciar cadere nel vuoto quello che per lui è sempre stato l’orizzonte più affascinante da raggiungere. E così la finta amicizia fra i due leader del Terzo polo si mostra al Paese per quello che è. Una grande finzione, servita a Renzi per annusare bene l’aria e capire quello che già sospettava da allora e cioè che questo Paese non ha bisogno di un centro autonomo incapace di vincere le elezioni, bensì di poter garantire all’ampio elettorato moderato che un centro c’è dappertutto, basta saperlo vedere. Le elezioni europee sono l’orizzonte entro il quale le mosse dovranno diventare più chiare. Perché ora L’Italia è in una specie di limbo, con il rischio che il già estenuante Terzo polo si sdoppi in due, chiamiamoli così, poli e mezzo. La corsa ora sarà a dirsi più Terzo polo degli altri, a garantirsi il marchio di Macron alle Europee, a considerare l’altro il traditore. L’unico problema che Renzi può incontrare sulla sua strada è se il Paese ci crederà per la seconda volta. Perché nella situazione drammatica in cui viviamo, vittime di una guerra senza senso che sta devastando l’Europa, sotto le botte dei tassi che vengono rialzati come fossero caramelle, con un’inflazione d’altri tempi, disoccupazione e gente incazzata, c’è da dire che per quanto intelligenti possano essere restano comunque giochetti della politica. Che ti puoi permettere quando stai seduto lassù e non hai davvero nulla di più importante da fare.

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