Il piano B.
Leader of 'Forza Italia' party Silvio Berlusconi arrives for a meeting with Italian President Sergio Mattarella for the first round of formal political consultations for new government at the Quirinale Palace in Rome, Italy, 21 October 2022. ANSA/FABIO FRUSTACI
Il piano B. Non è il titolo di un film, ma la domanda più diffusa tra gli amanti del politichese dopo che il leone Silvio torna a ruggire. Tutti sanno che il Cav non rinuncerà mai a dare consigli, a spendersi per l’amato centrodestra, pur dovendosi curare. Allo stesso tempo, però, è giusto riflettere su come colmare quel vuoto politico lasciato da un leader, che non avrà più l’età e la forza per dedicarsi giorno e notte alla complessa macchina politica italiana.
Il congresso
La prima decisione per Silvio, quindi, è certamente quella relativa al congresso di Forza Italia. Farlo svolgere oppure no? Un’assise, d’altronde, che dovrebbe tenersi in tempi brevi, considerando la manifestazione nazionale prevista per il 5 e il 6 maggio a Milano. La telefonata dal San Raffaele non è certamente un’investitura definitiva per il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Lo sanno bene i ronzulliani, che non aspettano neanche qualche ora per invocare una modifica dello statuto. La richiesta è eliminare quella presidenza del partito, allo stato nelle mani del titolare della Farnesina. Una cosa è certa, per arrivare all’assise bisognerà passare per un pericoloso tesseramento. Stiamo parlando di questioni affrontate, a queste latitudini, l’ultima volta nel 1998. Un’assemblea, tutti sanno, che porterebbe a uno scontro fratricida tra due fazioni: quella dei governativi, capeggiata da Tajani e quella dei ribelli, i cui riferimenti sono Ronzulli, Cattaneo e Mulè. Non è da escludere, pertanto, che la futura Fi possa essere divisa in mozioni come il tanto criticato Pd. Allo stesso modo, non si può scartare l’ipotesi scissione. Chi sarà minoranza non è detto che resti nella casa in cui è cresciuto, a maggior ragione se il vento non è a favore, come dimostrano gli ultimi sondaggi.
Il partito che diventa corrente
Altra strada per il dopo B. è che Fi diventi una corrente della grande casa conservatrice. La premier Giorgia Meloni, da tempo, pensa a un unico soggetto all’americana, in grado di includere tutte le anime che una volta facevano riferimento al Pdl. Considerando i numeri attuali degli azzurri e il ruolo di Tajani a Palazzo Chigi, Fi potrebbe tranquillamente candidarsi a guidare l’ala moderata del nuovo movimento, sempre il Cav lo vorrà. Sarebbe un’occasione per allargare il bacino di consenso e recuperare chi ha lasciato i berluscones per sposare la causa di FdI.
L’erede Marina
Il terzio bivio per per B. è quello relativo alla successione. Tutti dicono che Marina non prenderà l’eredità politica del padre. La diretta interessata, però, non ha mai smentito le indiscrezioni. Chi la conosce bene, anzi, dice che ha indiscusse capacità nell’aggregare. Il curriculum da prima donna c’è. Non sarà semplice, però, far convergere la politica con interessi economici e di famiglia. Una scelta del genere, ad esempio, dovrà essere condivisa con gli altri eredi del reame di Arcore, che solo il pater familias può mettere d’accordo. Una valida alleata per la primogenita, intanto, potrebbe essere Marta, attuale consorte del presidente, che gli avrebbe promesso lealtà eterna.
Caccia al leader
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