“Altro che fascista con Meloni potrà nascere la nuova Dc”
GIANFRANCO ROTONDI POLITICO
“Conte è il nuovo Franceschini. Non mi stupirebbe una riconversione moderata. Le nomine in Rai valgono più di mille parole. È l’interlocutore naturale per Meloni”. A dirlo Gianfranco Rotondi, deputato del gruppo di FdI e tra i pochi eredi viventi di quella forza chiamata “Balena Bianca”.
In un tweet scrive: “Quando capiranno che Giorgia non è il nuovo fascismo, ma la nuova Dc per loro sarà tardi”. Cosa voleva dire con questo cinguettio?
È una forzatura da social. La premier non è mai stata democristiana e mai lo sarà. Non stiamo parlando di un’ideologia, bensì di un ruolo politico. Il blocco sociale che sosteneva la Dc, lo stesso che in un determinato momento ha dato fiducia su Berlusconi, adesso ha in Giorgia il suo indiscusso riferimento. Basti pensare al Veneto bianco, che dopo essere diventato prima azzurro e poi verde, adesso sposa i colori di Fratelli d’Italia. Il tema non è quanti centristi ci siano tra gli elettori della Meloni, pur essendocene tantissimi, ma piuttosto capire perché quanto sta facendo somigli così tanto a quello, che una volta, era il modus operandi della Balena Bianca.
Dopo il risultato del Friuli, Rosato dichiara che non c’è da meravigliarsi se gli elettori del centro abbiano votato il moderato Fedriga. Udine e Trieste rappresentano un laboratorio politico?
Non parlerei tanto di centrismo. Quando uno prende le percentuali di Fedriga, significa che tutto il Friuli l’ha votato, non una parte. Posso dire, invece, che Massimiliano rappresenta quella Lega moderata che tanto piace ai democristiani. Il punto focale, invece, è che un blocco opposto alla sinistra, sempre lo stesso e più forte che ai tempi della Prima Repubblica, chiede di tornare a essere protagonista con una nuova guida, autorevole e apprezzata nel mondo. Sto parlando ovviamente di Giorgia Meloni. In questo senso è la nuova Dc.
Non la pensano così quei moderati che sono tra le file del Pd…
Casca un tweet dopo l’altro, tutto il livore dei sinistri mascherati da democristiani. Sono loro a dire che è ingiusto paragonare la Dc a questa destra. Io non posso far altro che godere per la riabilitazione della forza con cui ho iniziato a impegnarmi nel pubblico. I comunisti, d’altronde, sono così: elogiano il nemico di ieri per attaccare quello di oggi.
Qualcuno parla di riconversione della politica romana? È d’accordo?
Assolutamente no! Non c’è nessuna riconversione. Giorgia oggi è come prima. È cambiato solo il mestiere: guida il blocca atlantista-occidentale della borghesia del Nord e del ceto medio diffuso del Sud. È la Dc perché gli elettori l’hanno portata lì, non perché ha cambiato ideologia. Lo stesso, d’altronde, è accaduto con Berlusconi.
A proposito di Forza Italia, gli azzurri potranno funzionare anche senza il protagonismo del loro leader?
Dopo la Dc, l’aggregazione prevalente non è stata più intorno ai partiti, ma intorno a personalità. Prima c’è stato Berlusconi, poi Salvini e oggi Meloni. È normale, quindi, che il consenso di Forza Italia sia diminuito nel momento in cui Silvio non è stato più il candidato premier.
Schlein, intanto, si è trovata a essere la nuova Iotti della sinistra. Si sta muovendo qualcosa anche a quelle latitudini?
La Schlein rappresenta una sinistra radicale e non più socialista.
In questo campo, c’è spazio per Conte?
Stiamo parlando di un democristiano di sinistra, che si muove fin troppo facilmente, una sorta di nuovo Franceschini. Non mi stupirebbe una sua riconversione moderata. Non lo vedo all’inseguimento di Elly su certi temi.
Potrebbe esserci un dialogo con Fratelli d’Italia, a partire appunto dai programmi?
Sulla Rai ha idee molto consonanti con le nostre. Sulle riforme, Conte è l’interlocutore naturale. Non si può cambiare, d’altronde, in solitudine. Il dialogo con il Movimento 5 Stelle è obbligatorio per Meloni, considerando che stiamo parlando di chi l’ha preceduta.
Gli equilibri internazionali probabilmente impongono alleanze diverse. Serve mettere in disparte certi estremisti di destra…
Faccio parte del gruppo di FdI ed estremismi, allo stato, non ne vedo. Sono soltanto persone dotate di una cultura politica diversa dalla mia. La novità, però, è che hanno una cultura politica. Questa parola, per decenni, è stata assente dai banchi del Parlamento. Abbiamo finalmente un terreno comune su cui confrontarci e ritrovarci.
Le buone pratiche istituzionali non sono sempre all’ordine del giorno. Basti pensare ai deputati del Pd che continuano a lasciare l’aula quando interviene Delmastro. È un atteggiamento corrento?
Sono comportamenti che durano al massimo due sedute. Tutto finirà nel dimenticatoio e le persone si ricorderanno solo quanto di buono fatto dal sottosegretario.
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