Politica

La disfida di Elly

di Edoardo Sirignano -

FRANCESCO BOCCIA POLITICO SULLO SCHERMO ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD


Dittatura Schlein o restaurazione? È la domanda più comune tra chi tenta di capire la linea della nuova segretaria, soprattutto all’indomani delle nomine dei capigruppo. Elly, nei fatti, mette al comando delle truppe di Camera e Senato i suoi fedelissimi e, fino a quando non sarà ufficializzata la nuova segreteria, le poltroncine, promesse a Bonaccini e i suoi, sono solo parole. Anzi è in corso una vera e propria rivolta tra il governatore e i suoi, che lo accusano di essersi venduto per un seggio a Bruxelles. Secondo un’indiscrezione di Affari Italiani, il vicerè dell’Emilia sarebbe pronto a dimettersi dall’incarico in Regione aspettando le europee 2025. Insieme a lui, dovrebbe essere garantito un posto anche al suo braccio destro Pina Picierno nella circoscrizione meridionale.

La dittatrice Elly

La verità, però, è una sola: la segretaria sta realizzando na rappresaglia contro chi non l’ha sostenuta al congresso, premiando i generali. Chi non sposa la causa viene epurato o messo al margine. A dirlo non è uno qualunque, ma il capo di Base Riformista Lorenzo Guerini: “Sui capigruppo c’è stata una forzatura. Serve una condivisione delle scelte per mantenere unito il partito”. Dello stesso parere la vittima di Palazzo Madama Simona Malpezzi: “La segretaria – ribadisce – ha chiesto fiducia. Io gliela accordo, ma ne chiedo altrettanta”. Non basta neanche la mediazione di un paciere come Boccia a placare gli animi. Le sue prime parole da capogruppo, d’altronde, sono la sintesi perfetta della nuova gestione: “Alleanze possibili con i 5 Stelle, ma difficili con Renzi e Calenda”. Basta, d’altronde, osservare bene la foto scattata dal nuovo capo dei parlamentari Pd di Palazzo Madama per stilare l’elenco degli esclusi, di chi aveva il broncio o di chi semplicemente stava tramando sotto il banco per far fuori il compagno cattivo. In questo caso, non c’è acclamazione che tenga. A parte la stima personale di cui godono i nuovi capogruppo, non sarà impresa semplice evitare le fughe e mantenere il Pd coeso. L’unica certezza è quella diffusa su queste colonne dall’ex capogruppo Andrea Marcucci, ovvero che un’intera area si sente messa alle strette ed è pronta a traslocare altrove. Un messaggio chiaro a chi ha le redini della creatura. Ecco perché il volto del mondo Lgbt vuole indebolire, sin da subito, chi è a capo della congiura, bloccandogli i rifornimenti vitali. Stiamo parlando ovviamente dei flussi di tessere, utili sia dentro che fuori il partito.

Il caso campano e le promesse romane

Padrone indiscusso di truppe cammellate è certamente Vincenzo De Luca. Il suo apparato è visibile anche agli occhi dei non addetti ai lavori. Dai Gal alla sanità, non c’è assunzione in quelle terre che non passi sotto il volere dello sceriffo, compresa l’organizzazione della macchina dem. La prima mossa, quindi, è togliergli il controllo delle sezioni, che sono il fine ultimo della piovra salernitana. Come si fa? Commissariando il Pd campano. Il problema, però, è che quei lanciafiamme dovranno sempre essere a servizio di qualcuno. Non c’è arma che resta in eterno nei depositi. Interesse, in tal senso, arriva da Firenze e in particolare da un signore chiamato Renzi. Il giglio non vede l’ora di creare un po’ di disordine nella vecchia casa. Con Boccia, impegnato a calmare i bollenti spiriti di Palazzo Madama, non sarà semplice gestire il difficile caos campano e certamente non basta un nome calato dell’alto come la vociferata Susanna Camusso. Se al contrario, invece, si premierà la Pina Picierno di turno non solo non sarà tutelata un’area, ma sarà applicata la più classica delle resturazioni. Il viceré avrebbe l’ennesimo prestanome, che gli garantirebbe di vendere i dromedari al mercante di turno. In questo caso, però, non basterà neanche un’intesa col Fico di turno a garantire alla sinistra il feudo campano. Se Atene piange, Sparta non ride. La rivoluzione Schlein ha più di qualche semplice effetto sulla capitale. Tutti si aspettano un rimpasto nella giunta Gualtieri. Roma si avvicina al Giubileo e per l’Expo serve la massima serenità. Quale migliore occasione per piazzare le sardine al vertice? A queste latitudini, inoltre, c’è un signore Zinga che spinge sulla segretaria per riprendersi il regno e bloccarsi un seggio in Europa. Elly, quindi, non solo si riprendere la città, ma restituisce un favore al fidato consigliere.

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