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“L’Unione parla con troppe voci ed è in grave crisi diplomatica”: parla Livio Calabresi

di Edoardo Sirignano -


“L’Europa non considera i migranti un’emergenza”. A dirlo Livio Calabresi, esperto di comunicazione strategica e relazioni internazionali.
Il tema immigrazione non è la priorità dell’ultimo Consiglio Ue. Perché?
Mentre in Italia, a causa degli ultimi eventi di cronaca, abbiamo una narrazione amplificata sul tema, a livello internazionale e comunitario non è lo stesso. C’entra poco Meloni.
Qualcuno, però, accusa l’Europa di essere disattenta rispetto ai problemi nazionali…
L’Ue, da decenni, non considera le questioni relative all’immigrazione un’emergenza. La criticità su questo fronte sono percepite come un qualcosa di ordinario, ovvero su cui stanziare determinati fondi e non su cui applicare una serie di politiche e provvedimenti. Lo abbiamo visto negli anni passati con la Grecia. Le immagini dell’isola di Lesbo valgono più di mille parole.
C’è chi, intanto, sostiene che la torta dei fondi sia divisa tra pochi. È davvero così?
Sono affermazioni da ricontestualizzare. In termini assoluti, sia la Germania che la Francia, subiscono un flusso migratorio maggiore rispetto all’Italia, che non è una meta finale, ma un approdo di passaggio. La questione nevralgica è che il nostro Paese si trova come prima frontiera. Mi riferisco alla messa in sicurezza, alla prima accoglienza dei migranti. La diversa percezione dell’importanza di questo ruolo e delle complessità che ne derivano è di fatto il punto di scontro tra le realtà mediterranee e quellle continentali. C’è un rimbalzo di responsabilità. Su questo fronte, il governo sta cercando di far valere le sue ragioni.
Tema caldo, affrontato nell’ultimo vertice, la sicurezza energetica. Come siamo messi a riguardo?
La questione può essere divisa in due tronconi: la prima inerente la stabilità degli approvigionamenti, diventata centrale dopo il conflitto in Ucraina e quella relativa alla sicurezza delle modalità di produzione. In questo campo rientra il dibattito sul nucleare.
La guerra tra Putin e Zelensky, in un certo senso, ha cambiato le esigenze…
La posizione dell’Italia sembra essere abbastanza solida e unanime: cercare fonti d’approvvigionamento alternative. Ecco perchè si discute tanto sul rigassificatore di Piombino. La strada che vuole percorrere l’Europa è sostituire nella massima misura possibile, se non totalmente, i fornitori energetici di primo piano. Ciò avrà delle conseguenze geopolitiche a cascata nei prossimi decenni. Ci stiamo, purtroppo, rivolgendo a Stati che hanno situazioni interne tutt’altro che stabili e che in alcuni casi non possono essere annoverati tra le nazioni che vantano condizioni democratiche di equilibrio.
Meloni è considerata, come dovrebbe, a Bruxelles?
Nell’immaginario collettivo Meloni è vicina alle posizioni di Le Pen, anche se per ora si sta dimostrando moderata. Tutti possono constatare una certa continuità rispetto al lavoro di Draghi, soprattutto per quanto cornerne la politica estera.
Gli sforzi di Giorgia di apparire non estremista come vengono percepiti oltre le Alpi?
La maggior parte degli interlocutori, al momento, mantiene un atteggiamento di attesa e neutralità verso l’esecutivo di Palazzo Chigi. A parte le esternazioni poco felici dei francesi, questa è la linea che prevale.
Macron, intanto, non se la passa meglio della maggioranza di centrodestra. Migliaia di persone sono in piazza a protestare contro le pensioni…
Bisogna contestualizzare queste riforme nel panorama francese, dove le forze socialiste sono una realtà sia politica che ideologica. Non dimentichiamo che Mélenchon si è piazzato a pochissimi punti da Le Pen. Le proteste non finiranno domani a Parigi. Durante tutta la campagna elettorale transalpina si è parlato dell’autoritarismo di Macron. Qualcuno lo paragona addirittura a un re. Ciò è dovuto a un sistema costituzionale, criticato soprattutto dalla sinistra. Detto ciò, a queste latitudini, basta guardare la storia, gli accentratori non hanno mai avuto futuro.
Altro argomento discusso è la posizione, secondo qualcuno, troppo filo Nato di FdI. Siamo troppo schiavi degli Usa?
L’Italia è saldamente posizionata in senso atlantista. Chi è in difficoltà è l’Europa, che non riesce a esprimere una voce unica. E’ in corso una vera e propria crisi diplomatica dell’Ue, che non riuscendo a definire i propri interessi geopolitici, finisce spesso per essere schiacciata sulle posizioni americane.
Meglio strizzare un occhio verso Pechino?
Sono valutazioni di tipo diplomatico, che nessun governo può tralasciare. La mia personale opinione è che operazioni come “strizzare l’occhio” possano essere molto rischiose per i singoli governi. Molto più produttivo e auspicabile è mantenere un equilibrio nelle posizioni, non sbilanciandosi troppo. A prescindere dall’esito del conflitto in Ucraina, la Russia e la Cina sono interlocutori con cui sarà impossibile, in futuro, non avere a che fare. Non si tratta di tendere la mano o meno, ma piuttosto di essere consapevoli che stiamo parlando di realtà politiche che non scompariranno all’indomani di una pace, che speriamo possa arrivare presto.

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