Guerra: l’ora Xi
Vladimir Putin e Xi Jinping
L’incontro ufficiale al Cremlino tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping si conclude nell’unico modo possibile: con una dichiarazione congiunta in cui i due leader puntano il dito contro gli Stati Uniti: “Minano la sicurezza globale”. Mentre il legame sino-russo è cruciale nel “nuovo ordine mondiale”. Sul fronte del conflitto russo-ucraino, Xi e Putin affermano che l’unica soluzione sono i colloqui di pace. Il piano di Pechino, stroncato dall’Occidente a guida Usa, vede ovviamente l’adesione di Mosca. Ma il problema non è neanche l’Ucraina, “condannata” a proseguire la guerra dal presidente Volodymyr Zelensky, ma soprattutto Washington, che ha dato l’ordine preciso di non accettare tregue o cessate il fuoco fintanto che le truppe russe non si ritireranno dai territori occupati. Opzione non contemplata dal Cremlino. Ciò è la prova provata che la Casa Bianca, prima ancora di Kiev o della Ue, vuole proseguire il conflitto. Almeno finché ci sarà il dem Joe Biden presidente (in tal senso gli ucraini devono sperare nella vittoria di un repubblicano, nel 2024, per ottenere la pace).
Come se non bastasse la posizione degli Usa, ci si mette anche il Regno Unito, che ha deciso di inviare munizioni all’uranio impoverito alle forze ucraine. Londra alza il tiro e innesca una nuova escalation, dunque. Con la inevitabile reazione di Mosca. Lo scenario peggiore, quello di un conflitto nucleare, torna a profilarsi pericolosamente. E non per colpa della Russia o della Cina, questo è evidente. Lo scontro nucleare è “a pochi passi”, avverte il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, citato dalla Tass. “Stanno cercando di combattere questo conflitto non solo in teoria fino all’ultimo ucraino ma anche in pratica: l’Occidente sta cominciando a usare armi con elementi nucleari”, afferma Putin, avvertendo che Mosca sarà costretta a reagire alle forniture occidentali di armi all’uranio. Tuttavia Russia e Cina credono che non possano esserci vincitori in una guerra nucleare e quindi un conflitto di questo tipo non deve essere mai scatenato. Le due potenze alleate tra l’altro si dicono “preoccupate per i rischi derivanti dal piano Aukus per la costruzione di sottomarini nucleari” tra Usa, Gran Bretagna e Australia. Motivo di forte destabilizzazione nell’Indo-Pacifico, dove l’Occidente si scontrerebbe con la Cina.
Il piano di pace del dragone
Pechino e Mosca rafforzano dunque il “partenariato strategico globale di coordinamento dei due Paesi per la nuova era”, sottolineando che la crisi ucraina “dovrebbe essere risolta attraverso colloqui di pace”. A tal proposito, Zelensky ha detto di aver “invitato” la Cina al dialogo e di “aspettare una risposta”. “Abbiamo offerto alla Cina di diventare un partner nell’attuazione della formula di pace. Abbiamo trasmesso la nostra formula su tutti i canali. Vi invitiamo al dialogo. Aspettiamo la vostra risposta”, afferma il presidente ucraino in una conferenza stampa, aggiungendo di “ricevere segnali, ma niente di concreto” in questa fase.
Il nodo cruciale è che la proposta di pace di Kiev è irricevibile per Mosca, che non intende ritirarsi dal Donbass. Anzi, l’operazione militare speciale di Putin andrà avanti finché le popolazioni russofone separatiste non saranno al sicuro. Finché non si potrà erigere una nuova cortina di ferro, presumibilmente lungo il fiume Dnipro e sancire i nuovi confini dell’Ucraina filo-Nato e filo-Ue. L’immagine plastica di un muro contro muro senza apparenti soluzioni è data dalla visita del premier giapponese in Ucraina proprio durante quella di Xi da Putin. Il Giappone alleato degli Usa nell’Indo-Pacifico (nonché eterno nemico della Russia) ribadisce di stare dalla parte di Zelensky. “Sono indignato dalla crudeltà. Rappresento i cittadini giapponesi per esprimere le condoglianze a coloro che hanno perso la vita”, così il premier Fumio Kishida, che ha visitato una chiesa di Sant’Andrea a Bucha, prima di incontrare il presidente ucraino.
“I Paesi europei e soprattutto Washington non consentono a Kiev nemmeno di pensare” ad un negoziato con la Russia, è l’accusa del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in un’intervista alla televisione statale citata dalle agenzie russe. “Ora che le maschere sono cadute, i Paesi occidentali mostrano il loro ghigno feroce”, aggiunge Peskov.
Il leader russo invitato in Cina al terzo Forum Belt and Road
Intanto, i rapporti sino-russi vanno alla grande. Xi ha invitato Putin a recarsi in Cina per partecipare al terzo Forum Belt and Road per la cooperazione internazionale che Pechino ha in programma di organizzare entro la fine dell’anno. Manca solo da fissare la data. I due leader hanno firmato una dichiarazione su un piano per sviluppare aree chiave della cooperazione economica russo-cinese e piani per approfondire ulteriormente il partenariato “fino al 2030”. Inoltre, durante la visita di stato di Xi in Russia, sono stati firmati numerosi accordi per lo sviluppo della cooperazione russo-cinese in vari campi.
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