Cultura & Spettacolo

Ennio, l’alieno e quella verità che fulmina chi osi guardarla

di Redazione -


di LORENZA SEBASTIANI

 

«La verità fulmina chi osa guardarla in faccia». Questa frase di Flaiano ne racconta l’emblema più profondo, un lato diverso, in poche parole ritrovato. Ed è proprio quel lato il protagonista del testo di Renato Minore e Francesca Pansa, dove si ripercorre, grazie alle conoscenze ravvicinate dei due autori con il celebre scrittore, una tra le vite più rappresentative del Novecento culturale italiano.
In un saggio nato per celebrare il 50esimo dalla morte dell’autore, dal titolo Ennio l’alieno – I giorni di Flaiano (Mondadori), si assiste al tentativo di scoprire Flaiano a 360 gradi.
Intento riuscito, per altro. Infanzia, malattia, romanzi e l’amore ispiratore per la moglie Rosetta hanno dato vita a una scrittura, quella di Flaiano, diventata celebre nel mondo, che merita di essere motivata e spiegata da due letterati d’eccezione. L’ironia di Flaiano viene scoperta per la prima volta nel suo dolore più profondo e viscerale. Flaiano non è solo battute fulminanti, quindi, e nemmeno solo ironia dissacrante.
Ma è piuttosto il prodotto dell’evoluzione di una consapevolezza dolorosa, secondo Pansa e Minore. Si parte da Pescara, per poi raccontare l’arrivo di Flaiano a Roma, la sua partecipazione alla Guerra in Etiopia e il ritorno nella Capitale. Da lì, l’inizio ufficiale della sua esperienza di scrittura. Collabora alle migliori testate di allora: “Omnibus”, “Oggi”, “L’Italia letteraria”, “L’Europeo” e infine “Il Mondo” di Mario Pannunzio.
Poi nasce Tempo di Uccidere, vincitore dell’allora neonato Premio Strega, romanzo surreale ambientato all’epoca dell’invasione dell’Italia in Etiopia che racconta la miseria umana che può cogliere l’uomo, quando si trova un essere umano totalmente in suo potere.
È l’inizio della poetica flaiana che colorerà anche il cinema italiano. Tra tutte, la collaborazione con Federico Fellini, il cui elemento onirico li accomuna.
Ennio l’alieno è una biografia postuma e originale, che parla di quel Flaiano più sconosciuto, che in vita ha spesso saputo nascondere la sofferenza più atroce attraverso l’ironia.
Dolori veri, come l’infermità della figlia Lelè, colpita a pochi mesi dalla nascita da un’encefalite e la cui disabilità e relative difficoltài, hanno caratterizzato la vita dello scrittore.
Una problematica che aveva creato allontanamento da chi considerava amico, come Fellini.
Un ritratto vero, per chi ha il coraggio di conoscere, senza la paura di scoprire.


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