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Piombino, è il giorno del rigassificatore. La protesta dei cittadini: “Non sei il benvenuto”

di Angelo Vitale -


La cronaca è già quella di giornate vissute altrove, ogni volta che una città è in attesa di essere attraversata da proteste che possono sfociare in violenza. Ma anche di evento mediatico. Decine di giornalisti, decine di videoperatori per la prima tappa di quello che per un anno, in prima pagina sui quotidiani e nei tg, sembrava l’obiettivo principale di un Paese unito, perché spaventato dagli effetti della guerra in Ucraina che ci aveva privato del gas russo. E quindi convinto della necessità di costruirci un nostro fabbisogno energetico. Poi però, un po’ tutti – gli abitanti di Piombino sono stati i primi a seguire la politica, locale e nazionale – ci si è accorti che queste scelte significano infrastrutture che investono i territori. A Piombino arriva la Golar Tundra, il rigassificatore acquistato da Snam con il favore del governo Draghi e che ora Meloni, con non poche contraddizioni, deve “digerire”. Lasciata Singapore, è arrivata a Piombino, stanotte entrerà nell’area portuale. Ha una capacità di stoccaggio di 170 mila mc di gas naturale liquefatto e di rigassificazione continua di 5 miliardi di mc l’anno. Da sola – ripete da mesi Snam – contribuirà a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda.
L’ha attesa una città blindata e militarizzata, da tempo ostile. “Non siete i benvenuti”, dicono striscioni e volantini. Le organizzazioni Per il clima, Fuori dal fossile e Rete no Rigass No Gnl non cercano lo scontro anche perché, con un porto blindato, invaderebbe quella città che si vuole difendere contro una nave considerata un pericolo.
I residenti si assiepano fin dalla mattinata di ieri lontano dal porto ma nella sua vista, distanti da quello che è già un evento mediatico prima di accadere. E nelle stesse ore si dispiega il dispositivo di polizia con il contorno di elicotteri a volteggiare sulla città toscana, innanzitutto mirato con posti di blocco ad evitare l’ingresso in città di manifestanti provenienti da fuori e abituati allo scontro violento con le forze dell’ordine. L’atmosfera che si respira è fiduciosa, nonostante un vigore che in un anno ha coniugato per esempio la protesta del sindaco di Fratelli d’Italia a quella dei gruppi ambientalisti delle galassie più lontane dalla politica tradizionale, come i comitati che si battono contro il gas in tutta Italia, anche vicino agli impianti che da decenni producono carburanti.
Una chiacchierata con gli abitanti di Piombino, quelli che si sono visti “invasi” dalla Golar Tundra ancor prima che arrivasse, restituisce una serie di considerazioni che sono anche “ispirate” dalla tradizionale verve toscana, ogni volta espresse mischiando il sentito dire alle valutazioni tecniche. Ci si dice certi che chi governa tutto questo, per esempio, non abbia fatto i conti con il clima “stupidino” che spesso colpisce Piombino. Con i nodi marini che potranno beffare la Golar Tundra, mettendola in difficoltà. E questa nave, prima o poi, sarebbe costretta a riparare a Portoferraio dove però “potrà arrivare solo se carica di almeno il 60% della sua capacità”. Sono gli umori dei piombinesi. A sentirli, appare evidente come queste scelte – oggi Piombino, domani chissà quale altra città – passino sulla testa della gente senza che qualcuno – chi? Il sindaco di Fratelli d’Italia anche lui nel campo della protesta? – abbia messo in moto una opportuna “concertazione” con il territorio. Molto più facile, come fa il presidente della Regione-commissario del Governo per il rigassificatore, Eugenio Giani, annunciare la sua presenza domani nel porto. Dove non mancheranno i flash dei fotografi a immortalarlo affianco alla Golar Tundra.
Da Piombino a Napoli, tornando al Deposito Gnl che dal 2020 Edison e Q8 vogliono installare nel porto. A ridosso dell’abitato. La pratica è ancora impallata nelle secche del ministero dell’Ambiente. Anzi, come tengono a precisare al Mase, nelle competenze della Commissione VIA cui inaspettatamente – per gli abitanti di Napoli contrari all’impianto – è tornata, chiamata il 17 febbraio all’ordine del giorno di una riunione che l’ha però congelata. Edison e Q8? Non parlano. E Q8 non conferma o smentisce di aver inviato recentemente nei palazzi adiacenti all’area i tecnici di una società per installare sensori ambientali. Intanto, parlano gli abitanti. Si sono organizzati per una manifestazione in città il 14 aprile. La politica locale? Interrogare il sindaco Gaetano Manfredi significa ricevere il ribadito no già espresso un anno fa con una delibera di Consiglio. Interrogare altri esponenti restituisce quasi una stizzita risposta, come a dire “cosa altro possiamo fare?”. Da 14 mesi il presidente della Commissione Politiche sociali, Massimo Cilenti, non ha ricevuto interlocuzioni con le associazioni che, per esempio Medicina Democratica, avevano intrecciato il no all’impianto con il degrado sociale nell’area. Il presidente della VI Municipalità, Alessandro Fucito, è durissimo. “L’Italia è come una provincia americana, un Paese malato. Vi comandano le soluzioni e gli interessi delle grandi compagnie per sacrificare coste, porti e mari e fornire un gas che costerà 5/6 volte più di prima”. Poi, per caso, si apprende – rumor su cui cade il silenzio del portavoce di Manfredi – che la vicesindaca Laura Lieto parteciperebbe il 12 aprile a un incontro sulla dismissione di impianti nel porto. Quelli che devono far posto al Deposito Gnl nell’area Q8? Chi incontrerà la vicesindaca? Un buon quesito per i prossimi giorni.

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