I consigli del libraio – Le spassose disavventure di un pasticcione made in Usa
di GABRIELE GRAZI
“Mi stavo per l’appunto chiedendo se avrei passato il resto della mia vita solo come un cane (…) in parte aveva a che vedere con la lunga lista delle mie fissazioni. I miei potenziali fidanzati non potevano fumare Merit, né possedere o indossare stivali da cowboy, e neppure mangiare cibi etichettati come light o senza caffeina. Il linguaggio era importante, e tra le frasi altamente squalificanti c’erano: non trovo più il mio piercing al capezzolo, e questo è il primo tatuaggio che mi sono fatto… non potevano bere più di quanto bevessi io, non potevano scrivere poesie su taccuini di alcun genere, né leggerle ad alta voce davanti ad un uditorio di sconosciuti, e non potevano usare termini come installazione, gadget, cyberspazio, progressista e zeitgeist. Non dovevano considerare il cuoio capelluto come la tavolozza su cui esprimere la propria creatività e non potevano sostenere di aver scoperto un negozio o ristorante già presenti sull’elenco telefonico”.
David Sedaris è uno dei volti e delle penne più note della comicità statunitense, in particolare per la comunità Lgbtq. La sua chiave espressiva è chiara: il racconto autoironico delle proprie disavventure. Come quando viene portato da ragazzino dal logopedista per la sua zeppola, e cerca di cavarsela usando solo parole che non contenessero la s, oppure quando si improvvisa professore di scrittura creativa utilizzando il vecchio adagio di rispondere ad una domanda con una domanda se non si conosce la risposta, e forse la sfangheremo. Qui lo scrittore si mette a nudo come essere umano, inquadra la sua crescita dalla famiglia direi naif fino ai mille lavori saltuari ed amori e cotte, passando per difetti, imbroglio e farsa nella costruzione dei propri progetti, inattitudine verso ogni dote consacrata dell’americano medio, quindi sport e self-made.
Non tutti possiamo essere al vertice della catena alimentare umana, dove ambizione e qualità personali si uniscono per farci prevalere (se va bene, tacendo di altri mezzi per arrivare al fine). Sedaris ne è un esempio lampante, eppure questa sua iperbole esistenziale lo fa diventare facilmente un nostro amico, non il ritratto spietato di un irraggiungibile mito, bensì un fraterno pasticcione che risponde ad una domanda che è un sottofondo malcelato che si muove nelle nostre giornate: e se non ce la dovessi fare? Il libro sembra risponderci di non ti stressarsi troppo, anche perché lo stress ti sciupa l’elasticità della pelle e verrai male in tutte le foto! Come dice Woody Allen, altro punto cardinale della comicità USA: “Non credo in una vita ultraterrena, però porto sempre con me la biancheria di ricambio”. Forse non ci sarà data un’altra occasione per rimediare ai nostri sbagli, o per correggere le nostre imperfezioni, ma, parafrasando, se la felicità è dietro l’angolo cerchiamo almeno di non trasformare la nostra vita in un cerchio.
Un consiglio su come leggere questo libro? Mettetevi nudi affacciati alla finestra di casa, con tutto bello spalancato ed in evidenza. Cancellate la parola imbarazzo e godetevi l’apertura al sole e al vento sulla pelle che si tramuta in apertura mentale. E ridiamo, anche, perché no, di noi stessi.
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