Cultura & Spettacolo

Incontri Virtuosi: Roma capitale dell’artigianato da indossare

di Redazione -


La bellezza e le cose fatte con amore si riconoscono sempre. Nell’Atelier OR.TI.CA, troviamo il perfetto esempio del risultato di un lavoro svolto con passione. Gli accessori, sono fondamentali per completare gli outfit e renderci unici. Un bel gioiello ed uno scialle di qualità, sono per sempre e non possono mancare in un armadio elegante. In Via Leon Battista Alberti 3, a Roma, Camilla espone le creazioni, che nascono da una sua idea nel 2007. La sua produzione, oggi, si sviluppa con due tecniche: una più innovativa e una più tradizionale. Ciò trova la sintesi nella sua boutique, dove è in corso un evento, dall’8 all’ 11 marzo, in cui vengono ospitati i famosi scialli Tulsi in puro cashmir di Alessandra Zaltieri, donna di grande garbo e sacerdotessa del buon gusto, i cui pezzi, dai critici, sono definiti come “vere e proprie opere d’arte da indossare”. Una storia affascinante, che inizia da molto lontano. Il suo percorso, infatti, prende vita da una grande passione per l’Oriente e in modo particolare per l’India, paese di grande fascino e mistero e allo stesso tempo con una storia millenaria nel tessile. .Nel 1986, la curiosa esteta compie ilprimo viaggio in quello che definisce il “suo personale paradiso”, senza immaginare che poi ci sarebbe tornata, per lavoro, anni dopo. Il ritorno nell’India del Nord, quindi, le consente un approfondimento dell’arte islamica, applicata alla tessitura del cashmir himalayano e tibetano in scialli e stole ricamate a mano. Alessandra parla di quegli angoli di eden con occhi pieni d’amore. Li descrive come un mondo pazzesco, che scopre lentamente. L’ideatrice di Tulsi, d’altronde, approfondisce scrupolosamente il suo background e il suo sapere rispetto a quella lana pregiatissima, che viene allevata e coltivata tramite ruminanti, che vivono ad altissima quota, oltre i 4mila metri. In questo caso, le capre cashmir, hanno la loro dimora in Nadak e producono un tessuto eccezionale, dato dal clima tipico della zona, freddissimo d’inverno e caldissimo d’estate. Questa la ragione per cui la loro lana può essere usata 365 giorni all’anno. Stiamo parlando di un materiale ideale perché protegge dall’umidità, dal calore d’agosto e dal freddo siberiano di gennaio. Fondamentale nella creazione degli accessori pure il ruolo dei cashmirini, gli instancabili artigiani del luogo che tessono e ricavano a mano un preziosissimo dono del creato. La lavorazione avviene secondo modalità e stili che rappresentano una meraviglioso connubio tra il nostro rinascimento e quello meraviglioso dell’arte persiana. L’universo che Alessandra frequenta da vent’anni si compone di persone con un passato all’insegna della creatività, perlopiù donne. Ecco perchè i ricami realizzati sono meravigliosi e possono richiedere fino a tre anni di lavorazione. Il più tradizionale è quello a cornice, dove l’accessorio diventa un vero e proprio quadro, in grado di fondere colori meravigliosi. Le dimensioni, degli scialli, sono importanti, ma la fibra è il vero aspetto da tenere bene in considerazione, talmente morbida da risultare leggerissima, una volta appoggiata sul corpo. A conquistare le esigenti clienti, poi, i dettagli sui ricami. Quello posto agli angoli rappresenta il frutto del mango, importante in India per le proprietà nutrienti. Tutte le decorazioni che troviamo sui capi, infatti, si ispirano alla natura, a piante e fiori che nei secoli hanno saputo tramandare qualcosa. Tulipani sfrangiati e foglie d’acero, creano strepitosi mazzi floreali incorniciati da altri piccolissimi petali, ricamati con un’abilità incredibile. Abbiamo, poi, nuvole di piccole calendule, affiancate a manghi (Paisley) che danno vita a nuvole vegetali su un cielo turchese. Per completare il tutto, ogni opera porta la firma del ricamatore che lo ha creato perché pezzo unico e non certamente imitabile. Per dirla inbreve, un mondo che non ha nulla a che vedere con quanto di commerciale ci propone il mercato. Si tratta di un sentimento, di un’espressione del profondo, del pathos provato da esseri umani verso quella natura, che non potrà mai essere intaccata e dimenticata dalla mano dichi lo abita.

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