L’Unione europea si muove compatta e unita soltanto a braccetto con la Nato e gli Usa per inviare armi e munizioni a Kiev. L’immagine plastica dei due volti della Ue è data dalla disunione sul fronte dell’emergenza migranti e dalle briciole investite per i corridoi umanitari – i 500 milioni proposti dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, da un lato, e la richiesta dell’Alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell di due miliardi in munizioni per gli ucraini, dall’altro. Richiesta che fa il paio con l’appello di Thierry Breton, commissario Ue per il Mercato interno, a indirizzare la zona euro in una economia di guerra. Economia per la guerra, a tutti gli effetti, se andiamo a vedere.
Borrell, dopo un incontro informale a Stoccolma dei ministri della Difesa Ue (a cui erano presenti anche il segretario della Nato Jens Stoltenberg e il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov), ha affermato che “preferirebbe parlare di pace” piuttosto che di munizioni per Kiev. “Sì, sarei felice di parlare di colloqui di pace, preferirei parlare di pace, ma purtroppo devo parlare di comprare munizioni… Questo è quello che dobbiamo fare oggi, tenendo le porte aperte per qualsiasi tipo di colloqui di pace”, ha detto. “bisogna essere realisti e pragmatici”. E i soldi vanno trovati. E si troveranno – ne siamo certi. La Ue dovrebbe reindirizzare i fondi alla fornitura prioritaria di munizioni e armi all’Ucraina. “L’Ucraina dispone di fondi provenienti dai fondi Ue esistenti. Prima di tutto, dobbiamo trasmettere ciò che abbiamo. Se gli Stati membri possono fornire di più, sarò felice. Ma oggi dobbiamo essere realistici e pragmatici e discutere questioni che possiamo approvare ora”, ha chiarito Borrell. Il capo della diplomazia Ue ha invitato i Paesi occidentali a investire nella nuova produzione militare al fine di aumentare in modo significativo la produzione di munizioni e armi convenzionali nel più breve tempo possibile.
“Siamo arrivati a un momento cruciale del nostro sostegno per l’Ucraina, è assolutamente obbligatorio che ci si muova in una sorta di economia di guerra per l’industria della difesa, dobbiamo fare ‘whatever it takes’ per fornire l’Ucraina di munizioni. Ecco perché oggi presentiamo il nostro piano in tre fasi”, ha detto Breton al consiglio informale Difesa a Stoccolma. Piano che risponde alle richieste del governo ucraino. In una lettera inviata ai suoi omologhi dei 27 Stati membri, pubblicata dal Financial Times, il ministro della Difesa ucraino scrive che le forze del suo Paese stanno sparando solo un quinto dei colpi che potrebbero sparare a causa della mancanza di rifornimenti. Ma la richiesta di un milione di pallottole fatta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky supera di gran lunga l’aiuto di cui l’Ue sta discutendo l’invio. Questo spiega l’accelerazione di Bruxelles sulle forniture militari a Kiev.
Come è noto, Borrell ha elaborato un piano secondo cui la Ue dovrebbe spendere un miliardo di euro nei prossimi mesi per rimborsare in parte i Paesi membri per il costo delle munizioni donate. Anche perché tutti gli Stati membri hanno effettuato nuovi ordini congiunti con i produttori di armi per aumentare l’offerta e ricostituire le loro scorte. Nelle prossime settimane ricominceranno dunque le consegne a Kiev. Ma il punto chiave del piano di Borrell è incrementare non solo la produzione ma l’industria degli armamenti della Ue. In tal senso, Bruxelles intende utilizzare 500 milioni di fondi Ue e spingere le banche a finanziare l’industria bellica.
“Ho presentato un piano da due miliardi di euro per fornire più munizioni all’Ucraina e spero che i ministri della Difesa e degli Esteri che si riuniranno il 20 marzo lo possano approvare definitivamente”, ha dichiarato Borrell. “Il piano si basa su tre binari: un miliardo per la fornitura di munizioni 155 e 152 mm; un miliardo per nuovi acquisti aggiunti e per ricostituire le scorte degli Stati e un piano a lungo termine per l’industria della difesa”, ha spiegato.
Dunque i Paesi Ue dovranno accordare un aumento di due miliardi dell’importo dei fondi del Fondo per la pace (che paradossalmente viene utilizzato per la guerra). Il suo volume per il 2021-2027 è stato di 5,7 miliardi di euro, ma nel 2022 la Ue ha già prelevato 3,6 miliardi per pagare la fornitura di armi a Zelensky.
D’altronde, la linea Ue rispetto al conflitto è chiara, come ha ripetuto Borrell: “Per ottenere la pace, l’Ucraina deve vincere la guerra”.