Ricordare la storia aiuta a gestire l’immigrazione. Stato rigoroso ma giusto
CARLO GIOVANARDI POLITICO
di CARLO GIOVANARDI
I fenomeni migratori hanno caratterizzato la storia dell’umanità: dovremmo ricordarci che l’Italia e in particolare la Lombardia, patria dei Leghisti, venne invasa nel 568 dopo Cristo dai Longobardi, barbari particolarmente feroci, brutti, sporchi e cattivi, mentre Sicilia, Puglia e Calabria furono per secoli territori sede di Califfati arabi, prima dell’arrivo dei Normanni dal Nord . Dalla fine del 1800 fino agli anni 60 del 1900 viceversa sono stati più di 60 milioni gli italiani che hanno cercato fortuna emigrando in tutte le parti del mondo.
La grande tradizione del diritto romano e la presenza del Cristianesimo hanno consentito che questa incredibile varietà di popoli invasori si riconoscesse in un’unica forma di civiltà, come tanti secoli dopo e’ accaduto negli Stati Uniti.
Storicamente viceversa il rapporto con il mondo musulmano si è sempre contraddistinto come uno scontro di civiltà che ha proiettato le sue ombre fino ai giorni nostri. Proprio cento anni fa (1923) circa due milioni di greci cristiani della Turchia dovettero abbandonare le terre che abitavano da sempre per trasferirsi in Grecia mentre in senso contrario trecentomila turchi stabilitisi in Grecia vennero espulsi verso la Turchia. Questo retroterra fornisce anche qualche risposta di attualità per capire perché paesi come la Grecia siano cosi’ restii a dare asilo a persone provenienti da paesi musulmani.
In Africa ed in Asia ci sono decine di milioni di persone che aspirano, per ragioni di povertà, guerre, persecuzioni politiche a trasferirsi in Europa, con l’ Italia in prima linea nel Mediterraneo a confrontarsi con questo fenomeno: c’è un consenso quasi unanime sul principio che non possiamo accoglierli tutti ma che è doveroso accogliere come rifugiati i perseguitati e promuovere un flusso regolamentato e ragionevole di emigrazione di cui la nostra società e la nostra economia hanno assolutamente bisogno.
Proprio per questo il fenomeno va regolamentato tenendo conto dei suoi aspetti politici, culturali, economici, religiosi ed esistenziali, alla luce dei nostri principi costituzionali, senza commettere gli errori che hanno portato in alcuni paesi europei alla nascita di ghetti per emigrati, pieni di odio e risentimento per il paese di accoglienza, sino ad arrivare a clamorosi episodi di terrorismo; dobbiamo essere rigorosi sul fatto che nelle scuole pubbliche i figli degli immigrati appartenenti alle circa 160 nazionalità diverse presenti in Italia imparino l’italiano e si sentano italiani intestandosi la nostra storia e la nostra cultura se vogliono diventare cittadini di questo paese.
In questo senso ricordo le sagge parole del Cardinale Giacomo Biffi che ammoniva come fosse più giusto e lungimirante favorire una immigrazione da paesi che condividono i nostri valori, la cui possibilità di piena integrazione è’ certamente più alta rispetto a chi per esempio non riconosce i principi democratici e non concede nessun diritto alle donne. Fenomeni di xenofobia e razzismo in Italia rischiano di aumentare perché la gente è spaventata dalla microcriminalità collegata alla immigrazione clandestina. Lo Stato deve essere rigoroso nel fare rispettare le sue regole e rendere credibili ed esecutivi i provvedimenti che assume per chi viola le nostre leggi. Nel contempo bisogna avere il coraggio di concedere la cittadinanza italiana su richiesta a chiunque sia nato in Italia e abbia concluso nel nostro paese il ciclo di istruzione primaria e secondaria di primo grado e procedere con realismo a regolarizzare rapporti di lavoro di fatto come avvenuto nel 2002 quando convinsi la Lega a regolarizzare 700 mila rapporti di lavoro in essere facendoli emergere dal nero.
Tutta l’Europa deve poi farsi carico di aiutare tanti paesi del terzo mondo a svilupparsi economicamente con investimenti massicci per combattere povertà e sottosviluppo, dove prosperano tentazioni estremiste come quella dell’Isis, che mette in pericolo non soltanto quei paesi ma anche la nostra sicurezza se diventano trampolini di lancio per aggredire l’Occidente.
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