INGIUSTIZIA – Figli di un Dio minore
DI ELISABETTA ALDROVANDI
Siamo ancora qua. A contare gli ennesimi morti dell’ennesima strage in mare. Una strage figlia di una disperazione devastante che cerca, nell’illusione di una vita migliore, una via di fuga che passa attraverso percorsi a volte mortali. Sono almeno sessanta le vittime dell’ultimo tentativo di trasformare un’esistenza di stenti in una vita degna. Tra loro, tanti bambini. Acuni addirittura neonati. Chi riesce ad arrivare sulle nostre coste trova accoglienza immediata: pasti caldi, un tetto sulla testa, visite mediche. Ma non a tempo indeterminato. Trascorsi alcuni mesi, complici le procedure per ottenere il visto di rifugiato, lunghe e dagli esiti spesso infausti, queste persone diventano fantasmi. Escono dai centri di accoglienza iniziando a vivere di promiscuità nella migliore delle ipotesi, di illegalità nella peggiore. Nel 2021 sono sbarcate 67.477 persone, nel 2022 quasi il doppio, ben 105.129. A gennaio 2023 sono arrivati sulle nostre coste 4.963 tra uomini donne e bambini, a febbraio 9.141. Numeri che non lasciano dubbi sul fatto che siamo di fronte a un fenomeno irrefrenabile, e che gli accordi con i Paesi africani sono insufficienti a limitare un flusso umano spinto dalla ricerca di ciò che noi, assuefatti a un’esistenza in cui scambiamo il superfluo per indispensabile, è scontato: l’aspettativa di una vita migliore, o semplicemente un futuro. Tra questi fantasmi, tanti sono ancora più invisibili: i bambini e gli adolescenti non accompagnati. Nel 2021 sono stati 10.053 i minori giunti sulle nostre coste, aumentati a 14.044 lo scorso anno. Una legge del 2017 ha disciplinato la loro accoglienza, e da allora lo Stato italiano stanzia ingenti risorse per provvedervi: 166 milioni di euro nel 2021, 186 milioni nel 2022. Parecchi soldi, che non bastano o a volte vengono dirottati in modo inefficace per la gestione di tantissimi minori che ogni anno si sommano ai precedenti. Molti di loro, poi, spariscono nel nulla, fagocitati dal vortice famelico della criminalità organizzata e comune. Nel 2022 sono state presentate 17.130 denunce di scomparsa di minori: il 75,9%% ha riguardato stranieri. Solo il 29,81% è stato ritrovato. Si parla di oltre 9.100 minori spariti, soprattutto tunisini ed egiziani, maschi per oltre il 91% dei casi. Un esercito di giovanissimi, di cui si parla poco e forse ci si occupa ancora di meno, perché servirebbero risorse economiche e istituzionali enormi, di cui nessuno Stato europeo può disporre. Figli di nessuno, senza identità ed età certa, messi su barche a rischio naufragio da genitori che sperano di dare loro quelle possibilità alle quali loro ormai hanno rinunciato. Il Ministro dell’Interno Piantedosi di recente ha detto che riguardo al problema dei minori stranieri scomparsi non basta emozionarsi, bisogna attivarsi. Dichiarazione condivisibile, ma difficile da attuare, se non ad altissimo prezzo. E viene da chiedersi, se, nel pentolone delle voci di bilancio da soddisfare, vi sia una pozione magica che possa coprire anche questa. È semplicistico ma giusto dire che queste persone non devono partire, poiché ognuno ha il diritto di adoperarsi per migliorare la terra in cui è nato, senza essere costretto a espatriare. Tuttavia, è necessario avere qualche barlume di possibilità, una luce anche flebile che accenda la speranza di potersi costruire un futuro degno di essere vissuto. Bisogna dare la canna da pesca e non il pesce, si dice. Ma se mancano le fabbriche per costruire quelle canne da pesca, se non ci sono le infrastrutture per trasportarle, se difetta la mentalità dell’istruzione obbligatoria che insegni a usarle e della conoscenza come passe-partout per l’uguaglianza, mancano le fondamenta per realizzare una società consapevole e libera.
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