di EDOARDO SIRIGNANO
Elly Schlein prova a ribaltare il pronostico. È arrivato finalmente il giorno delle primarie e l’ex sardina tenta la rimonta nei confronti dello sfidante superfavorito. Stefano Bonaccini vince nei circoli con ben 18 punti di vantaggio.
La sfida dei gazebo
Nei 5500 gazebo, messi a disposizione dall’organizzazione del Nazareno e sparsi dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, però, sarà tutta un’altra storia. Qui non conterà avere tessere e segretari di sezione a favore. Basterà portare con sé solo un documento d’identità, la tessera elettorale e due euro. 1055 persone, alla fine, voteranno online. Vincerà, quindi, chi avrà convinto di più. Ecco perché la vice, nelle urne che resteranno aperte dalle ore 8,00 alle 20,00, potrà spuntarla davvero contro il suo ex presidente. È sufficiente, d’altronde, farsi un giro nei pressi dei seggi per capire che l’aria è diversa rispetto al primo turno. A votare, questa volta, ci sono anche le persone stanche e sfiduciate da un partito a misura dei soliti. La deputata, pur essendo un prodotto da laboratorio, certamente, è più nuova rispetto al vicerè modense trainato dall’apparato, che il 25 settembre si è spartito le candidature. Basti pensare che le capogruppo Serracchiani e Malpezzi si sono schierate da una sola parte. Detto ciò, non sarà indispensabile la conta dei dirigenti. Varrà, al contrario, molto quanto proposto. Nel congresso della noia, perché i contenuti sono a dir poco scarseggianti, Elly, almeno nel linguaggio, sembra essere in vantaggio. Per vincere, però, non sarà sufficiente qualche proposta. La speranza, quindi, che il furto al suo irrinunciabile zainetto, a parte il danno per la perdita dei contatti, sia un portafortuna. Una cosa è certa, a parole, la strategia della Schlein sembra essere orientata sul voltare pagina: “Non si va avanti – ha ribadito – con l’usato sicuro. Bisogna cambiare tutto, volti, metodo, visione e ritrovare un’identità ben precisa”. Questa parola, d’altronde, sin dal primo giorno, è stato il pomo della discordia tra i due contendenti. La parlamentare vorrebbe subito un accordo con i 5 Stelle in vista delle europee del 2024, supportata dal suo grande sponsor Bettini, mentre invece Bonaccini vorrebbe prendere tempo per poi concedersi al migliore offerente. Una svolta troppo a sinistra, non solo a chiacchiere, non sarebbe tanto apprezzata dai suoi sostenitori, perlopiù renziani. Chiunque la spunterà non potrà dormire sogni tranquilli.
Incubo affluenza
Un primo segnale non confortante potrebbe arrivare dall’affluenza. I 150mila dei circoli non sono pochi. Alla vigilia se ne attendevano la metà. Non superare un milione di votanti, soglia sempre raggiunta nelle primarie dem, sarà un fallimento. Nel caso in cui, l’asticella non dovesse salire di molto il favorito sarà il solito, ovvero il viceré di Modena. Se ci sarà più partecipazione, al contrario, significherà che il popolo in dissenso ha scelto di rompere gli indugi e questo sarà indirizzato verso Elly. Allo stesso modo, però, fondamentale sarà capire la regolarità delle operazioni, compito a cui dovranno far fronte i 20mila volontari arruolati dal Nazareno. Nessuno dimentica i cinesi in fila, qualche anno fa a Napoli.
I cacicchi e la piazza
L’indiziata, numero uno, stavolta, è Salerno, dove è stata registrata, nella prima fase, più di qualche irregolarità. Nella città di De Luca, dove tra l’altro Stefanone ha concluso la sua compagna, si sono espresse ben 65mila persone solo nelle sezioni. Stesso discorso vale per altre località della Campania. Guarda caso, tutti posti, dove è in vantaggio il candidato dei sindaci. Se la piazza al Sud, quindi, appare trainata dai cacicchi di turno, a parte qualche rara eccezione, come appunto il capoluogo partenopeo, stavolta stanco delle solite manfrine, la folla nella parte alta dello stivale è per Elly. Basta osservare le ultime immagini di Genova, dove sisono viste persone dai balconi ascoltare un comizio. La strategia del volto Lgbt punta sul passaparola, come ha riferito in un incontro avuto a Torino la diretta interessata, per far partire la mobilitazione. “Serve una donna con la sua determinazione – dicono dal comitato – per battere l’urlante Giorgia”. Allo stesso modo, però, Bonaccini è ottimista e già si sente il prossimo sfidante dell’attuale leader di FdI. La giornata odierna, sarà fondamentale per un partito, che spera di tornare come Veltroni l’aveva immaginato. Il cammino è impervio, considerando le macerie lasciate da Letta. La certezza, comunque, è che i militanti, dopo i violenti botta e risposta dell’ultimo congresso, tutto vogliono tranne che un “vogliamoci bene”. Non chiedono lo scioglimento del Pd, ma una rivoluzione interna e sostanziale. Far passare l’idea della continuità, come sulla guerra, dove in tanti criticano una posizione troppo atlantista e vicina al governo, potrebbe essere fatale per quella forza, che dovrà lottare con i denti, per mantenere la leadership della coalizione. Il vento antisistema è sempre più forte, mentre gli accordicchi, il grigio, nei periodi di crisi, non vanno di moda. Qualcuno sostiene che Bonaccini sia più “meloniano” dei berlusconiani.