Ora Schlein ha la carta per la volata ai gazebo per chiedere tabula rasa nel Pd
di MAFALDA BOCCHINO
L’apparato conferma Bonaccini, ma Schlein insegue e suona la carica. Secondo i dati ufficiali, diffusi dalla commissione congresso del partito, il presidente dell’Emilia Romagna è al 54,35 per cento con 68.950 voti, seguito dalla deputata Pd con il 33,7 per cento, pari a 42.758 voti. Staccati seguono Gianni Cuperlo con il 7,46 per cento (9.649 voti) e Paola De Micheli con il 4,49 per cento (5.697 voti). I votanti, al momento, sono stati 127.289, ma i circoli di Lazio e Lombardia hanno tempo fino al 19 febbraio per votare. In entrambe le realtà, considerando quanto accaduto alle regionali, dovrebbe spuntarla la parlamentare. Majorino è tra i primi sostenitori di Elly. Stesso discorso vale per il Pd di Zinga, più forte rispetto a quello del coordinatore regionale Astorre. La partita dei gazebo, comunque, sarà completamente differente rispetto a quella delle sezioni. Qui non ci saranno truppe cammellate, iscritti telecomandati e amici degli amici, ma persone libere che vogliono dire la propria. Ecco perché la candidata di ambientalisti e mondo Lgbt può ancora sperare, pur avendo venti punti di distacco dal suo ex presidente. Il mondo dei ribelli mostra i muscoli in strada e non certamente nei circoli. Chiarissime, in tal senso, le ultime parole della sardina, che non aspetta neanche i dati definitivi delle urne, per bacchettare chi ha avuto le redini del Nazareno fino ad ora (schierato perlopiù a sostegno del presidente emiliano). “La sconfitta – sostiene Schlein, commentando i dati usciti dalle urne – è netta, malgrado gli sforzi generosi dei nostri candidati e di chi si è speso per la campagna. Ora bisogna cambiare per davvero, nella visione, nei volti e nel metodo. Solo così si potrà ricostruire un campo progressista e tornare a vincere insieme. L’astensionismo altissimo è una ferita alla democrazia e temo che, come a settembre, interessi soprattutto le fasce più impoverite, che non trovano più rappresentanza. La destra si unisce e vince nonostante le sue contraddizioni. Noi dobbiamo fare la sinistra, quella che si batte per chi fa più fatica”. Elly, quindi, chiama a raccolta i progressisti che tendono la mano verso Conte e invece prende le distanze da quel centro, che non sembra vivere il suo momento migliore. Diversa, al contrario, la posizione di Bonaccini per cui il Pd deve “tornare a essere un partito popolare. Non serve una sinistra minoritaria, identitaria, ideologica, ma una riformista”. Lo stesso governatore, commentando a Restart la disfatta della minoranza al governo, sostiene la necessità di riprendere le relazioni con tutti gli alleati e non solo con il Movimento dell’ex premier. “Il centrosinistra – evidenzia il governatore – ha commesso l’errore di dividersi, ma M5s e centristi devono sapere che se vogliono continuare ad andare da soli si riveleranno i migliori alleati della destra. La stessa legge elettorale delle regionali, a turno secco, prevederebbe il massimo delle intese possibili. Io non chiusi un accordo con i 5 stelle, ma li abbiamo svuotati. Credo che tutto ciò, debba essere tenuto a mente per il futuro, lo dico alle altre due opposizioni che si sono rivelate molto inferiori dal punto di vista quantitativo”. Chi invece esce definitivamente fuori dalla contesa è Gianni Cuperlo, che si autosmaschera e ironizza su se stesso, commentando una serie di disavventure tecniche e logistiche: “Oggi – cinguetta – sceso a Modena ho dimenticato il trolley sull’Intercity per Lecce. Poi dopo il congresso del circolo andando a Bologna, mi sono accorto che ho dimenticato il telefono a Modena. Ecco perché oltre a non farmi fare il segretario, non mi hanno mai affidato l’organizzazione del Pd”. Quell’elettorato, però, certamente è più propenso verso la paladina della nuova sinistra che verso chi rappresenta la nomenclatura uscente. Schlein, d’altronde, è già sostenuta da simboli della parte più progressista del Paese, come Bettini e Bersani. D’Alema non si sbilancia, ma certamente non si può trovare con gli ex renziani. L’unico a non essere passato tra le sedie della Leopolda tra i bonacciniani è il solo Orfini. I suoi giovani turchi, però, certamente non determinano gli esiti di un congresso. Al contrario, possono essere ago della bilancia i voti di Cuperlo e De Micheli, i quali sono certamente in controtendenza con l’organizzazione e favorevoli a chi invece invoca un cambiamento. Ecco perché Elly può ancora e giocarsela nel secondo round della partita, dove la platea sarà più ampia e non ha niente a che vedere con quella limitata delle sezioni.
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