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I Dem come Meloni tutti per il 41bis ma i dossier dicono che così non va e il caso Cospito lo conferma ancora

di Redazione -


di UMBERTO BACCOLO

Alfredo Cospito da oltre 100 giorni è in sciopero della fame e questo, nel dibattito scaturito dalla rischio che muoia e dai suoi risvolti politici, con il ritorno in scena di movimenti antagonisti che sembravano estinti o quasi, ha contribuito a puntare i riflettori sul 41bis, grazie anche al contemporaneo arresto dell’ultimo dei boss stragisti di Cosa Nostra per i quali questo regime detentivo speciale fu istituito, Messina Denaro. Il 41bis non è qualcosa su cui opinione pubblica ma anche politica e stampa erano abituate a riflettere. Ne dibattevano giusto avvocatura penalista, radicali, associazioni come Nessuno tocchi Caino e Antigone. Per il resto solo un unanime: non si tocca lo strumento fondamentale per la lotta alle mafie! Ma cosa è il 41bis sulla carta, e come funziona nella sua applicazione concreta? Fondamentale partire da qui. Il fatto che il 41bis venga chiamato “carcere duro” fa pensare molti che il suo scopo sia afflittivo: siccome il tuo reato è particolarmente grave, vieni punito in modo più severo. Ma la cosa è falsa, almeno sulla carta. Il 41bis non è infatti un inasprimento della pena per reati di particolare gravità (se no prima che Cospito che non ha mai ucciso sarebbe normale trovarci pedofili e stupratori omicidi). Il suo scopo è solo quello della “impermeabilità”, cioè impedire a persone che hanno ruoli apicali in contesti di criminalità organizzata mafiosa o eversivo/terroristica di comunicare all’esterno con i loro sodali pianificando dal carcere altri delitti eseguiti da complici esterni. Il 41bis è nato perché per anni grazie alla corruzione imperante molti boss della malavita riuscivano tranquillamente dal carcere a gestire i loro traffici e comandare, così che quando prima Falcone e poi Borsellino sono stati barbaramente uccisi, con Riina e altri boss stragisti ancora in libertà, lo Stato trovò necessario dare una stretta con una misura esplicitamente concepita come emergenziale e transitoria. Sarebbe ipocrita dire che ai tempi non servisse, o ingenuo sostenere che oggi, vista come è cambiata la situazione, non servano misure che impediscano ai boss di comandare dal carcere (vedi un Senese che, non stando al 41bis, è stato dimostrato dalla cella ha continuato a gestire grandi traffici). Quindi uno strumento con lo scopo che sulla carta ha il 41bis ha senso a livello di tutela della collettività. Il problema sta però nella sua applicazione concreta, che si trasforma in qualcosa di diverso, cioè carcere non solo come giusto impermeabile, ma duro ai limiti della tortura, del trattamento inumano e degradante, cosa incostituzionale. Il tema è troppo complesso per essere sviscerato in poche righe, ma la relazione del Garante nazionale dei detenuti del 2019 sul tema, che merita di essere letta, fa capire molte cose – in un mese o due uscirà quella nuova aggiornata. La realtà del 41bis che ci consegna è quella di uno strumento che va completamente rivisto, perché pieno di norme o di applicazioni che sono puramente afflittive e non hanno ragioni di sicurezza, soprattutto con la tecnologia di oggi che permette un controllo impensabile negli anni ’90. Norme che tra l’altro possono solo ulteriormente incattivire (se non far impazzire) il detenuto, negandogli ogni minima possibilità di rieducazione. Che senso ha poter avere in stanza solo un letto, un tavolino e una sedia inchiodata al pavimento? Che senso ha non poter quasi mai vedere la luce del sole? Fare l’ora d’aria tra altissimi muri di cemento, senza mai per anni poter vedere un filo d’erba? Non poter leggere libri o cucinare? Poter vedere tuo figlio minorenne solo una volta al mese attraverso un vetro, senza poter dare o ricevere una carezza, quando tanto tutto è registrato? E stare in uno spazio vitale così stretto da farti impazzire? La tecnologia di oggi, in assenza di corruzione (perché è grazie alla corruzione che i Graviano dal 41bis hanno fatto figli) permette di controllare capillarmente i detenuti di un certo tipo: aggiungi la censura della corrispondenza, la selettività estrema in chi ammettere ai colloqui… anche a voler fare un ragionamento cinico, quindi senza pensare al discorso etico, a cosa servono misure che portano la comunità internazionale a condannare l’Italia, creano situazioni di esasperazione che possono avere conseguenze pericolose come visto con il caso Cospito e che nel concreto nulla hanno a che fare coi motivi per cui il 41bis esiste? Visto che in Fratelli d’Italia hanno lamentato la connessione creatasi tra Cospito e alcuni mafiosi, viene da dire che alla fine se si voleva evitare queste cose aveva più senso selezionare in modo diverso i compagni di socialità rispetto che vietargli la foto dei genitori in cella… tutte cose che fanno pensare che la gestione concreta del “carcere impermeabile” sia completamente da rivedere, cancellando il supplizio dantesco puramente afflittivo e concentrandosi invece su ciò che davvero può servire, “impermeabilizzando”, a tutelare la comunità dai pericoli.

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