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IL VOLO DEI TASSI

di Redazione -


Il volo dei tassi. La Bce continuerà ad alzare il costo del denaro ma gli economisti credono che, già quest’anno, la corsa all’aumento dovrà arrestarsi. La soglia magica è quella del 3%. Intanto, il capoeconomista di Francoforte manda un nuovo messaggio ai governi: tagliate il deficit, perché gli anni che verranno dovranno essere caratterizzati da importanti aggiustamenti nei bilanci degli Stati.
Le parole di Philip Lane, capo economista della Banca centrale europea intervistato dal Financial Times, rappresentano un macigno, forse la pietra tombale, per le speranze, residue, delle colombe. “Dobbiamo alzare ancora i tassi per portarli in territorio restrittivo”, ha tuonato. E, dopo averlo fatto, non è così scontato che si tornerà indietro: “Una volta compiuti ulteriori progressi dovremo bilanciare i rischi tra il fare troppo e fare troppo poco”. Insomma, se scenderà l’inflazione si aprirà un nuovo dibattito interno tra gli economisti di Francoforte. E non è per niente detto che si possa mai tornare ai tassi rasoterra che hanno contraddistinto la politica monetaria della Bce negli anni scorsi. Lane, almeno, riconosce che il quantitative easing non ha creato inflazione. “Abbiamo avuto un quantitative easing molto ampio e tassi di interesse molto bassi, ciò ha mantenuto l’inflazione nell’eurozona intorno all’1-1,5% piuttosto che consentire una vera e propria deflazione. Non stavamo creando pressioni inflazionistiche. Quindi, non credo che l’inflazione di oggi sia il risultato di una politica monetaria eccessivamente accomodante”. Questa ricostruzione pare mettere in dubbio le ragioni alla base del processo opposto, il quantitative tightening, che la Bce si appresta a mettere in atto nelle prossime settimane. Pare, appunto. Perché la Banca centrale non ha la minima intenzione di mantenere aperto l’ombrello di Mario Draghi.
Ma Lane ha un messaggio per i governi dell’Eurozona. “Dobbiamo arrivare a una situazione normale di una politica fiscale non eccessivamente accomodante anche se non vogliamo neanche arrivare a scelte di bilancio eccessivamente austere che sarebbero un freno troppo forte per l’economia”. Quindi ha tracciato la rotta alla politica: “Il nodo è il rapporto debito Pil, deve scendere. E abbiamo bisogno di un quadro fiscale che sostenga i governi nel portare a un calo costante e sostenuto”.
Intanto, Bloomberg ha compiuto un sondaggio tra gli economisti europei. E ha raccolto le loro analisi. Scoprendo che, per la maggior parte di loro, la Bce porterà i tassi fino al 3,25% (oggi sono al 2%) e lo farà con tre strette consecutive, le prime due da mezzo punto (a gennaio e febbraio), l’ultima da 0,25% (tra maggio e giugno). Non sarà una scelta lungimirante perché, stando agli analisti, la Bce sarà costretta a un repentino dietrofront, riportando (all’inizio del terzo trimestre), il costo del denaro al 3%. Ma molti investitori, però, si stanno muovendo su un altro scenario. Ben diverso. Secondo queste proiezioni accreditate presso diversi settori della grande finanza internazionale, la Bce non guarderà in faccia a nessuno e porterà i tassi fino al 3,5%. E forse anche oltre. In pratica, ci si attende una stretta, per il 2023, ancora più forte di quella già messa in azione nel 2022. Uno scenario che, però, potrebbe incidere (e non poco) sulle chance di rilancio delle economie europee.

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