Economia

Ue, fumata bianca per il price cap: il tetto a 180 euro

di Redazione -


di CRISTIANA FLAMINIO
La fumata, finalmente, è bianca. L’Unione europea avrà un price cap, vero, al gas. L’asticella massima, in barba all’asse tedesco e olandese, è scesa dagli impraticabili trecento euro al megawattora iniziali fino a 180 euro al Mwh. È la vittoria dell’Italia, almeno secondo il ministro all’Ambiente e alla sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha annunciato l’accordo sui social, esultando per i termini del nuovo patto tra i ministri europei.
Pichetto, su Twitter, ha scritto: “Il consiglio dell’Energia ha approvato il tetto al prezzo del gas”. E quindi ha aggiunto: “E’ la vittoria dei cittadini italiani ed europei che chiedono sicurezza energetica”. E infine ha rivendicato al governo un successo insperato: “E’ la vittoria dell’Italia che ha creduto e lavorato per raggiungere questo accordo”. Più che Meloni, che pure ha seguito la strada già tracciata battendosi per un price cap al gas praticabile e soprattutto incisivo, si tratta dell’ultima vittoria politica di Mario Draghi che, da presidente del consiglio italiano, si era battuto in Europa, a suon di non-paper, prima per porre il tema nel dibattito e nell’agenda politica delle istituzioni comunitarie e poi per la sua effettiva approvazione.
Per tutta la giornata di ieri si erano rincorse voci e indiscrezioni. L’unica cosa sicura era legata al fatto che un accordo si sarebbe trovato sotto i duecento euro ma non sotto i 180. Il Financial Times, nel pomeriggio, ha fatto circolare una delle bozze di accordo. A legger la quale, il price cap si sarebbe stabilizzato a 188 euro. La politica europea, una volta tanto, ha fatto anche meglio delle indiscrezioni. A pesare, e tanto, sull’accordo è stata la posizione della Commissione che, con la commissaria estone all’energia, Kadri Simson, ha ribadito come non fosse necessaria l’unanimità per fissare un tetto massimo al prezzo del gas. I “falchi” olandesi e tedeschi, a quel punto, si sono evidentemente trovati in netta minoranza. Christian Habeck, ministro liberale all’Economia, si era augurato che i colleghi “non commettessero errori tecnici” sul prezzo calmierato alle materie prime energetiche, sperando in una “buona conclusione” della vicenda. Che è arrivata, sì, ma per il fronte opposto. Josef Sikela, ministro dell’industria per il governo della Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, ha parlato di “una nuova missione impossibile” portata felicemente a termine: “Abbiamo fatto il nostro lavoro, abbiamo l’accordo: un’altra missione impossibile è compiuta, quest’ultima forse era la più difficile. L’ultimo pezzo del puzzle è andato al suo posto”. Sikela ha poi ricordato che, nel caso in cui dovesse scattare il meccanismo, rimarrebbe attivo per almeno “venti giorni consecutivi”. Oltre a Sikela, nella conferenza stampa al termine dei lavori, ha parlato proprio la commissaria Simson che ha imbracciato l’orgoglio europeo, sottolineando che l’accordo raggiunto “segnala chiaramente che l’Unione europea non è pronta a pagare qualunque cifra per il gas”. Messaggio diretto all’attenzione della speculazione internazionale, ricevuto dal destinatario: ieri, infatti, al Ttf di Amsterdam il prezzo del gas è crollato di quasi otto punti percentuali raggiungendo i 106 euro al megawattora. Per capirsi, solo venerdì scorso, il gas si scambiava a 135 euro al mwh.
Se è vero che, rispetto ai 300 euro iniziali (che, secondo alcuni analisti sarebbero stati equiparabili a un cap al petrolio a 500 dollari al barile), il limite posto dall’Ue resta alto. Secondo il presidente Arera Stefano Besseghini: “Rimane un prezzo alto rispetto ai prezzi industriali, sicuramente è più basso di quello con cui si era cominciata la discussione. Trovare un equilibrio non era facile, vediamo quale sarà l’evoluzione”.

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