Decreti PA e Bollette, doppio voto di fiducia per il governo
Doppio voto di fiducia ieri, quello sul decreto Pa alla Camera e quello sul decreto Bollette al Senato. Il governo ha superato indenne entrambi i test ottenendo 188 voti a favore e 87 contrari a Montecitorio e 99 sì e 62 no a Palazzo Madama, con le rispettive chiame di deputati e senatori che si sono svolte praticamente quasi in contemporanea. A commentare con L’identità il doppio via libera al doppio voto di fiducia incassato ieri dal governo è il deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo: “Potenziamento e ammodernamento della pubblica amministrazione, che finalmente si dota di figure come il social media manager e si apre all’intelligenza artificiale, sostegno alle famiglie e alle imprese che hanno subito più di altre le conseguenze dei rialzi dei costi dell’energia”, sottolinea l’esponente azzurro, che è stato anche relatore al decreto sulla Pubblica amministrazione, per poi evidenziare che “non ci sono ponti o soste: in un solo giorno approviamo due provvedimenti importanti, che danno corpo al programma riformista che avevamo presentato agli elettori”.
A concludere per primo le operazioni di voto è stato il Senato che ha approvato il provvedimento contro il caro energia in via definitiva. Il testo predisposto dal ministero dell’Ambiente e che aveva già ricevuto il via libera della Camera lo scorso 16 aprile è dunque diventato legge, ma non senza un dibattito a tratti acceso. Se dalla maggioranza si plaude, oltre che all’avvio di una strategia tesa all’indipendenza energetica del Paese, soprattutto allo stanziamento di circa 3 miliardi di euro per sostenere le famiglie a basso reddito e le imprese a seguito dell’aumento del costo dell’energia, dal Pd si tende a stigmatizzare il ritardo con il quale il governo è intervenuto, in particolare rispetto al periodo invernale, quello durante il quale il caro bollette si è maggiormente abbattuto sui consumatori. A tal proposito è opportuno notare che il provvedimento è stato convertito in legge giusto in tempo, perché il 29 aprile, tra soli 5 giorni, sarebbe decaduto. Sul fronte del Movimento 5 Stelle, invece, il senatore Lugi Nave evidenzia come “a fronte degli striminziti 3 miliardi di questo provvedimento, Meloni si impegna con Trump a futuri acquisti di gas naturale liquido americano nell’ordine di 10 miliardi. Per baciare la pantofola all’amico d’oltreoceano, si va nella direzione più dispendiosa: quella del gnl”. A esprimere la soddisfazione del governo, è intervenuto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che ha rivendicato come con il voto di ieri si “prosegue sulla strada della sicurezza energetica, che vuol dire innanzitutto diversificazione delle fonti ma anche, come accaduto in questo caso, interventi per alleviare il peso sui settori economici e sociali del Paese maggiormente esposti ai rincari”.
Sempre a un ministro di Forza Italia, Paolo Zangrillo, titolare proprio della Pubblica amministrazione, è toccato invece commentare il buon esito del voto di fiducia alla Camera, in attesa che adesso il Senato approvi in via definitiva il decreto. “Un provvedimento strategico – lo ha definito – per il rafforzamento del capitale umano e il miglioramento dell’efficienza organizzativa”. Per il titolare di Palazzo Vidoni, particolarmente rilevante è il superamento della disparità di trattamento economica tra i dipendenti degli Enti locali e quelli delle amministrazioni centrali attraverso l’aumento del salario accessorio. Un modo per valorizzare “le nostre persone quale fulcro dell’azione amministrativa, promuovendone lo sviluppo personale e professionale”. Di diverso avviso l’opposizione che con Filiberto Zaratti di Alleanza Verdi e Sinistra, innanzitutto stigmatizza “l’uso spregiudicato della fiducia” da parte del governo, per poi bollare il provvedimento come “un vero fallimento”. Opinioni condivise anche da Azione che ha negato il proprio sostegno al governo.
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