PRIMA PAGINA – Una favola senza lieto fine, crolla l’impero Ferragn(ez)i
Sembrava una favola perfetta ma, come succede nelle favole, c’era ben poco di reale e non finirà con la classica frase “e vissero tutti felici e contenti”. C’era la ricchissima e bellissima principessa bionda con gli occhioni azzurri, considerata nel 2015 l’influencer di moda più importante al mondo dall’autorevole rivista Forbes. Perché questa era una favola moderna e la principessa non aveva ereditato gioielli della corona, castelli e sconfinate tenute di caccia, aveva più o meno trenta milioni di followers che la seguivano sui social. Si stimava che ogni pubblicazione di un suo post su Instagram per promuovere una borsetta o un paio di scarpe griffate le permettesse di guadagnare tra gli 80 ed i 100 mila dollari. Le aziende che facevano a gara per legarla ai propri marchi non mancavano di certo: nel corso dell’ultimo decennio le avevano dato fiducia Pantene, Amazon Moda, Swarovski, Intimissimi, Nespresso, Cartiere Pigna, Safilo e tante altre.mE, come in tutte le favole che si rispettino, non poteva mancare il principe azzurro che, in questa versione anni 2000, era un tatuatissimo e famoso rapper. Anche lui ricco di followers, i suoi servigi di promozione pubblicitaria valevano circa 40 mila euro per ogni post pubblicato. Si sposarono con il classico “matrimonio da favola”, ovviamente, e nacquero due figli bellissimi e biondissimi, ovviamente. Nacque anche la saga dei Ferragnez (ebbene sì, si sta parlando di loro) con centinaia e centinaia di immagini e video che immortalavano la famiglia felice nel suo mondo extra lusso, fatto di case da milioni e milioni di euro, di vacanze, di supercar, di cene nei ristoranti stellati, di neonati e di cuccioli. E non spopolavano solo sui social, alla famiglia vennero dedicate due serie televisive di grande successo, trasmesse sul canale Amazon Prime. Vennero anche premiati dalla città di Milano con il riconoscimento “Ambrogino D’Oro”, onorificenza per i cittadini più meritevoli, per aver lanciato una raccolta fondi a sostegno della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele, durante l’emergenza Covid, raccolta che convinse più di 200 mila donatori a versare 4,5 milioni di euro. Ma come in tutte le fiabe che si rispettino, può forse mancare la fata crudele? In questa fiaba dei giorni nostri, la fata si chiama Selvaggia ed è un’altra grande frequentatrice dei social media. Scrittrice ed opinionista, si accorge che nelle operazioni di beneficenza promozionate dalla principessa c’è qualcosa di poco chiaro. L’azienda Balocco aveva messo in vendita un pandoro (ad un prezzo più del doppio rispetto al normale) griffato Ferragni e la comunicazione, promossa anche sui social dall’influencer, faceva intendere che parte dei proventi sarebbero andati a favore dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. Ma la realtà era ben diversa: la Balocco aveva fatto una donazione di 50 mila euro, slegata dai risultati delle vendite, mentre le aziende del gruppo Ferragni avevano incassato dall’azienda un milione di euro. E procedure simili pare siano state messe in atto anche per uova di Pasqua e per una bambola con le fattezze della bionda influencer. E qui inizia la fine della fiaba. Si scatenarono tutti: l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato bollò l’operazione pandoro come “pratica commerciale scorretta”, il Codacons presentò denuncia per truffa aggravata e nel gennaio di quest’anno la procura di Milano ha rinviato a giudizio la Ferragni. Ma a parte accordi transattivi, multe e tardive donazioni in beneficenza, la batosta per l’imprenditrice digitale è enorme. Tutto il suo impero era strettamente legato alla sua credibilità, che le consentiva di essere considerata dai brand la partner perfetta per influenzare le scelte dei suoi followers. In un articolo de Il Sole 24 Ore si leggeva, relativamente ai bilanci delle società facenti capo a Ferragni: “La srl Fenice ha un giro d’affari da 61 milioni di euro. Ha chiuso il 2022 con ricavi per 14,2 milioni, in crescita del 115% sul 2021. I ricavi netti della seconda società nelle mani di Chiara Ferragni, la Tbs Crew, sono invece passati dai 7,1 milioni del 2021 ai 14,6 del 2022 (+105%)”. Invece, lo scorso marzo la società Fenice, ha pubblicato i bilanci al 31 dicembre 2023 e al 30 novembre 2024, dai quali si evidenzia un crollo spaventoso dei ricavi nel 2024: il brand avrebbe infatti fatturato poco meno di 2 milioni, con perdite cumulate negli anni 2023 e 2024 per circa 10 milioni. Per far fronte al disastro economico, Claudio Calabi, diventato amministratore unico della società da novembre 2024, avrebbe imposto l’uscita di parte del personale e la riduzione sarebbe proseguita anche nei primi mesi del 2025. Lasciati anche i lussuosi uffici, chiusi i negozi, basteranno i tagli dell’esperto super manager Calabi, che secondo i verbali dei bilanci lavorerebbe gratis, a salvare le aziende ed il patrimonio della Ferragni? Di certo ci sono i mancati ricavi derivanti dalle aziende che hanno interrotto di botto i contratti in essere con l’imprenditrice, per il rischio di ricadute negative sulla loro immagine: la Coca Cola pare avesse pronto uno spot pubblicitario mai mandato in onda e si sono defilate, fra le altre, L’Oreal, Cartiere Pigna, Safilo, Swinger, Nanan. Calabi cercherà di trovare transazioni con le aziende che hanno interrotto la collaborazione e minaccia azioni legali nel caso non si arrivasse ad un accordo. La Fenice forse riuscirà a risorgere dalle ceneri, il matrimonio fra i due ex principi, fra turnover di nuovi amori e presunti tradimenti del passato, pare proprio di no.
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