Cronaca

Verona, coppia morta e mummificata in villa: mistero sull’eredità

di Ivano Tolettini -


Una tragedia che a distanza di mesi permane circondata dal mistero. Le due vittime non erano spiantate. Tutt’altro. Erano colte, benestanti e vivevano in un contesto suggestivo. Ma in completa e volontaria solitudine. Il tragico epilogo dell’esistenza del dentista imprenditore agricolo, Marco Steffenoni di 75 anni, e della moglie Maria Teresa Nizzola (nella foto), di un anno più grande, assomiglia per forza di cose a quello di una coppia che non aveva voluto coltivare legami parentali e amicali solidi. Tanto che a più di un mese dalla sua scoperta nessuno ha finora pensato di organizzare le esequie. I loro corpi sono stati trovati casualmente il 15 marzo scorso da tre ragazzi che praticano l’esplorazione di strutture abbandonate, chiamata urbex. L’agghiacciante rinvenimento nella dimora di Monte Ricco, sulle colline di Verona, sopra Parona, al confine con il territorio di Negrar. Nessuno, fino a ieri, si sarebbe messo in contatto con la Procura della Repubblica per chiedere il nulla osta alla celebrazione dei funerali. Se nessuno lo farà prossimamente, toccherà al Comune organizzare la sepoltura. Quello che ha tutti i crismi di ciò che i media di solito battezzano come “dramma della solitudine”, presenta una serie di circostanze non abituali, che riguardano anche la successione, che sarà condizionata da chi è morto per primo. I coniugi Steffenoni non avevano figli e come detto non avevano contatti da tempo con i loro parenti più stretti. In particolare il dentista che aveva in vita ancora un fratello, col quale non si sentiva abitualmente, altrimenti l’allarme sul loro destino sarebbe stato dato ben prima. Egli dopo essere andato in pensione aveva tagliato i ponti con l’ambiente professionale. Laureatosi a Padova, aveva uno studio dentistico nella centralissima via Cappello del capoluogo scaligero, a due passi dalla casa di Giulietta e Romeo, che gli aveva consentito di acquistare la grande villa immersa nel podere di diversi ettari, in cui coltivava anche le piante di olive. “Personalmente li vedevo di rado – spiega una vicina -, conducevano una vita molto ritirata e in passato, anni fa, era successo che li vedessi con un cane. Ci si salutava, ma nulla di più, erano gentili e a modo, ma non davano confidenza”. Il fatto stesso che la corrispondenza nella cassetta fosse rimasta in giacenza da molti mesi, e fosse impilata davanti al cancello, è la riprova che se i tre ragazzi non avessero deciso di entrare, chissà quanto tempo sarebbe trascorso ancora prima che la coppia fosse scoperta. “Trovate le salme abbiamo subito chiamato il 112. I poliziotti ci hanno ringraziato e tranquillizzati perché uno poteva pensare anche a possibili ripercussioni”, dicono Nicola e Nicolò, che sono entrati nell’abitazione. Nicola aveva già perlustrato alcune volte l’esterno della villa per essere sicuro che fosse abbandonata. “Non abbiamo scavalcato il cancello – raccontano i due giovani in un video – ma siamo entrati da un altro accesso, molto più imboscato”. “In ogni caso il primo a entrare nel parco della villa – spiega Nicola – sono stato io a metà gennaio, ed ero solo. Mi hanno insospettito un paio di cose: due automobili recenti nel garage e quando ho puntato la torcia da una finestra, senza entrare, ho notato tante mosche. Sulla poltrona ho visto che c’era qualcosa di non identificabile, sembrava quasi la sagoma di un cane”. Nicola per qualche settimana non ci ha più pensato, fino a quando parlandone con Nicolò, che pratica l’urbex da alcuni anni, hanno deciso di entrare per approfondire la perlustrazione. “Ci ha colpito che per una dimora abbandonata ci fosse una luce accesa all’esterno”, raccontano. Nella villa pile di libri anche a sfondo religioso. Gli arredi importanti a dimostrazione che economicamente i due stavano bene. Tra le ipotesi è che a morire per primo possa essere stato Steffenoni, colpito da infarto, come ha accertato l’autopsia. Visto che non avevano rapporti con l’esterno, non si esclude che Maria Teresa Nizzola fosse inferma e che il marito medico la accudisse. Morendo all’improvviso lui, lei purtroppo è andata incontro a un destino tragicissimo. Ma è una supposizione. Spetterà al medico legale rispondere alle domande della Pm Maria Beatrice Zanotti, sia sulle cause della morte che sui tempi: chi dei due è morto prima. Ammesso che si possa stabilire dopo così tanti mesi dai decessi, con la mummificazione delle salme. Il dentista in pensione non avrebbe fatto testamento, mentre Maria Teresa più d’uno e i beneficiari sono il marito ed alcuni enti assistenziali. L’eredità è milionaria.


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