Attualità

Bialetti ai cinesi, “l’omino coi baffi” della moka italiana passa a un fondo di Steven Chen

di Dave Hill Cirio -


La notizia fa scalpore da ieri perché il marchio Bialetti appartiene all’immaginario del nostro Paese: la notizia è che “l’omino coi baffi” parlerà cinese, una sintesi per dire dell’acquisizione da parte di un’azienda cinese del marchio. Se lo è comprato Nuo Octagon, che fa capo al fondo Nuo Capital e, in un’operazione in cui entra anche la Exor della famiglia Agnelli-Elkann, al famoso imprenditore Steven Chen. Non il primo investimento di Nuo Capital nel nostro Paese, recente l’acquisizione del 30% del Gruppo Proraso a cui fanno capo pure le creme Kaloderma. E nemmeno la prima traccia di acquisizioni di marchi italiani o la detenzione di rilevanti quote da parte di aziende che fanno capo al Paese del Dragone: Pirelli, Inter e Milan, Krizia, Cerruti, Sergio Rossi, per dire solo quelli tra i più noti. Una “invasione” ormai datata, che prefigura pure qualche aspetto più che preoccupante (L’identità tornerà ad occuparsene prossimamente, con la rubrica Avanzi).

Sull’operazione che farà “parlare cinese” la più storica moka italiana, il nostro governo prova a ribaltare il paradigma della malinconia provata dagli italiani. Per il ministro delle Imprese (e del Mady in Italy) Adolfo Urso “non significa che la produzione si sposta in un’altra sede. Noi non siamo contrari agli investimenti stranieri nel nostro Paese, anzi siamo favorevoli. Gran parte delle crisi industriali, anche storiche, sono state avviate a risoluzione con investitori stranieri che decidono di puntare su Italia. In un mondo in cui crescevano dazi e sanzioni, in un mondo destrutturato, l’Italia ha saputo meglio di altri intercettare le crescite globali sia per la crescita dell’export sia per l’accoglienza di investitori esteri”.

C’è pure da dire che la Bialetti non era più da tempo quella nata nel 1919. Già negli anni ’80 sera stata ceduta alla Faema, arrivando poi alla famiglia Ranzoni che ora ne cede gran parte delle azioni. E qualche anno fa, con una quarantina di milioni di investimento, vi era entrata anche la Ristretto Investment, veicolo di investimento di diritto lussemburghese gestito e amministrato dal fondo Och-Ziff Capital Investments, gestore di hedge fund americano e società di gestione patrimoniale alternativa globale.

L’arrivo dei cinesi serve a rifinanziare l’indebitamento di Bialetti, Francesco Ranzoni che passa la mano a loro assicura che non perderà in “autenticità”. Si vanta del prossimo closing l’italiano Tommaso Paoli, ceo di Nuo (un ex manager Intesa Sanpaolo) ricordando gli “oltre 400 milioni di euro di capitali privati investiti nel made in Italy, in aziende che oggi possono contare su nuovi modelli organizzativi e gestionali”.


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