Politica

PRIMA PAGINA-Meloni a Washington da Trump per scongiurare i dazi

di Giuseppe Ariola -


Occhi puntati su Washington per l’incontro tra Giorgia Meloni e il padrone di casa Donald Trump con al centro il rovente dossier dei dazi. E lo sguardo attento su quanto avverrà alla Casa Bianca non giunge solamente dall’Italia, ma dell’intera Europa che attende l’esito di questo incontro con speranza e apprensione. Sebbene si tratti di un bilaterale Usa-Italia, non è infatti un mistero per nessuno il forte interesse della Commissione europea rispetto a un incontro che potrebbe rappresentare un punto di svolta sia per il commercio internazionale che per le relazioni politiche tra Washington e Bruxelles. Resta fermo che la negoziazione con gli Stati Uniti può avvenire solo a livello europeo, dove questo potere è affidato alla Commissione, ma è altrettanto vero che Giorgia Meloni, nella veste di pontiere, potrebbe fare da apripista sia per provare ad ammorbidire la posizione di Trump sulla proposta Ue di “zero dazi per zero dazi” sia per favorire un incontro tra l’inquilino della Casa Bianca e Ursula von der Leyen. Non a caso, per giorni e a più riprese, nel corso dei briefing con la stampa, la portavoce della Commissione europea ha fatto riferimento al favore con il quale è stata accolta la missione della premier italiana e all’attenzione delle istituzioni europea su questo viaggio, parlando espressamente di un “coordinamento” tra Palazzo Berlaymont e Palazzo Chigi, svelando anche più di un contatto tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. Compresa una telefonata intercorsa nella notte tra martedì e mercoledì, alla vigilia della partenza della premier, con buona pace di chi, soprattutto nel Pd, ha tentato in tutti i modi a decontestualizzare la missione dalla cornice europea. Circostanze che rendono evidenti la delicatezza di questo viaggio. Innanzitutto a Giorgia Meloni, ben consapevole di camminare sulle uova e di essere alle prese con una faccenda tutt’altro che semplice. Un successo della missione – che non significa necessariamente ottenere il massimo risultato, ovvero l’azzeramento tout court dei dazi, ma anche semplicemente favorire una trattativa seria tra Usa e Ue per il loro superamento o ridimensionamento – la rilancerebbe nel contesto comunitario, mentre un fallimento potrebbe bruciarne la leadership pazientemente e faticosamente conquistata. Vista la posta in gioco, la linea imposta ai suoi è quindi quella di tenersi lontano dalle polemiche politiche. Dalla maggioranza è infatti arrivato non più di qualche invito a “tifare tutti Italia ed Europa” rivolto all’opposizione che sembra invece quasi augurarsi che l’incontro bilaterale si riveli un fallimento. Da questa parte del campo, infatti, ad esclusione di Carlo Calenda e Matteo Renzi che considerano del tutto fisiologico l’incontro di oggi, l’esortazione ad essere tutti dalla stessa parte non viene raccolta e non si perde l’occasione per dipingere la missione a Washington di Giorgia Meloni come un asservimento al trumpismo. Una posizione sostenuta non solo dalle forze più a sinistra dell’opposizione, ma anche da qualche autorevole esponente del Pd al quale, indirettamente, risponde Paolo Gentiloni. L’ex presidente del Consiglio si è infatti detto convinto che per Giorgia Meloni “di fronte a una scelta tra le affinità ideologiche-culturali e gli interessi nazionali ed europei, sarà inevitabile scegliere per gli interessi nazionali ed europei”, aggiungendo che comunque “non è detto che il bivio si presenti”. Il Movimento 5 Stelle, invece, sembra voler continuare a ignorare che la partita di Trump, deciso a far prevalere le logiche politiche su quelle dei mercati, sia innanzitutto contro la Cina – cosa che il presidente americano ha anche apertamente dichiarato – e con Chiara Appendino torna a recriminare sull’annullamento dell’accordo sulla Via della Seta, come già aveva fatto Giuseppe Conte pochi giorni fa che avevo sottoscritto l’intesa quando era a Palazzo Chigi. Il tutto non tenendo minimamente in considerazione che, oltre ai dazi e agli aspetti direttamente collegati a questo dossier, l’incontro a Washington tra Trump e Meloni toccherà anche questioni come le spese per la difesa a sostegno del bilancio della Nato e il conflitto in Ucraina. Temi che investono l’intero asse occidentale anche rispetto a un certo antagonismo con Pechino.


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