Cronaca

‘Ndrangheta, con i pentiti crolla il silenzio dell’organizzazione

di Rita Cavallaro -


Dalla Calabria a Milano, l’avanzata dei pentiti che alimentano le nuove inchieste contro la ‘ndrangheta. E che cominciano a fare breccia nella forza dell’unica organizzazione criminale in grado di preservarsi dall’interno grazie alla sua struttura portante, fondata sui legami di sangue e sulla fedeltà alla famiglia che, nei decenni, ha limitato al minimo le “spiate” dei collaboratori di giustizia. Ma ora che il carattere transnazionale della ‘ndrangheta e il business tentacolare in tutti gli aspetti dell’economia globale ha necessariamente ampliato la “classe dirigente” anche al di fuori del nucleo familiare, ecco che cominciano a cadere le prime teste. Pur rappresentando ancora una goccia nel mare dello strapotere dell’organizzazione, in questo momento, come confermano le ultime operazioni e i recenti arresti, ci sono alcuni pentiti che stanno spifferando gli affari delle cosche ai magistrati impegnati nella lotta alla mafia. A cominciare dal capoluogo lombardo, dove l’inchiesta sugli spioni di Equalize, la società del presunto dossieraggio con a capo il presidente di Fiera Enrico Pazzali e l’ex super poliziotto deceduto Carmine Gallo, è nata appunto da un filone contro la criminalità organizzata. Un’indagine scaturita per caso, proprio da Gallo. Nel giugno del 2022 i carabinieri pedinano un “soggetto legato alla criminalità organizzata lombarda”, il cui nome, negli atti del fascicolo, è omissato per non bruciare un’altra inchiesta, ma si tratta di un rampollo della ‘ndrangheta. Il criminale calabrese si incontra per strada con un uomo che lui chiama Carmine. I carabinieri, con una serie di approfondimenti in cui incrociano i dati e confrontano le foto, ci mettono ben poco a risalire a Gallo, che a quel punto viene intercettato. Scoprono che i contatti del superpoliziotto sono di primo livello e lo ascoltano mentre discute dei progetti di Equalize. Ed è così che la rete di spioni finisce nel mirino della Procura di Milano, che poco più di due anni dopo, lo scorso ottobre, procede con il blitz contro gli hacker. Gallo, che stava collaborando e doveva testimoniare sia nel caso Equalize che in un processo contro alcuni ‘ndranghetisti, è incredibilmente morto per un infarto fulminante a marzo scorso. Ma qualcun altro ha continuato a parlare con gli investigatori. Si tratta di Annunziatino Romeo, cugino del super pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito, egli stesso informatore di Gallo all’epoca del sequestro di Alessandra Sgarella, nel 1997, nonché controverso collaboratore di giustizia ma solo per un breve periodo, dopo una condanna a 12 anni per droga nel 1991. Romeo, arrestato lo scorso 23 marzo per violenza privata aggravata all’interno di un’inchiesta per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di una famiglia di costruttori, ha “cantato” come un uccellino, coinvolgendo anche personaggi già lambiti dal caso Equalize. Così è finito in carcere Lorenzo Sbraccia, l’imprenditore romano 57enne considerato “il re del superbonus”, già sospettato di aver commissionato dossier agli hacker milanesi e ora accusato dagli inquirenti di aver tentato di mettere in atto una maxi estorsione alla società di costruzioni G&G della famiglia Motterlini su un cantiere di Milano in via Pini. L’imprenditore romano avrebbe deciso a un certo punto di interrompere i pagamenti a stato di avanzamento lavori del suo appaltatore. In tutta risposta G&G ha bloccato le lavorazioni e depositato due ricorsi per decreti ingiuntivi da 35 milioni di euro. Richieste di fronte alle quali Sbraccia avrebbe chiesto aiuto per trovare un “mediatore”, individuato da Gallo nello stesso pentito Romeo con la promessa di un compenso, che costringesse la società a sedersi al “tavolo di trattativa” e accettare una cifra “di gran lunga inferiore”. E mentre a Milano Nunziatino Romeo collabora da tempo, a Catanzaro tremano le cosche per le rivelazioni di un nuovo pentito, che sta parlando con la Dda. Si tratta di Andrea Guarnieri, considerato il braccio destro dei Catarisano, il clan di Roccelletta di Borgia confederato con il locale di Cutro e Isola Capo Rizzuto. Un collaboratore di giustizia che starebbe svelando gli affari e i crimini della cosca, visto che rivestiva un ruolo apicale e, godendo della massima fiducia dei boss, aveva il compito di portare “ambasciate” per conto della famiglia. I suoi verbali sono stati ora depositati nel processo d’appello “Johnny”, istituito contro le cosche locali, che ieri doveva andare a sentenza a Crotone ma che, a fronte delle incredibili risultanze investigative, è stato rinviato al prossimo 5 maggio.


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