IL CARRELLO DELLA SPESA – Acqua salata, dove si paga di più
Acqua sempre più salata per le famiglie italiane. Dal 2023 a oggi gli aumenti in bolletta sono stati pari, in alcune realtà territoriali del nostro Paese, al dieci per cento. Ma la stangata, se possibile, è appena iniziata. Già, perché – come ha riferito la Corte dei Conti – l’Italia ha bisogno di rivedere l’intera sua rete idrica, che fa acqua da tutte le parti e, per farlo, sarà necessario aumentare, ulteriormente i costi delle utenze. Altroconsumo, nelle scorse settimane, ha fatto i conti in tasca alle famiglie. Scoprendo che, in media, nel 2024 i rincari sono stati pari al 4,1% rispetto al 2023 ma in alcune città, come Bologna, hanno sfiorato il 10%. Nel capoluogo emiliano, infatti, la bolletta dell’acqua ha subito un rialzo pari al 9,8%. Al secondo posto, nella classifica Altroconsumo sull’acqua più “salata” d’Italia c’è L’Aquila (+9,5%), seguita a ruota da Bolzano (+9,4%) mentre Venezia rimane fuori dal podio con rincari pari al 9,1%. Stangata anche a Roma: +8,3% mentre a Milano la bolletta è salita solo dell’1,2%, meno di Napoli (+2%) e Torino (+2,2%). Solo a Trento s’è notata una certa inversione di tendenza con la discesa dei prezzi di un timido, ma significativo, 0,5%. Fin qui i trend. Ma i valori restituiscono un’altra (e inedita) geografia del Paese. La bolletta più leggera si paga proprio a Milano (in media sono 163 euro l’anno) mentre la più esosa si registra a Frosinone dove l’importo medio è pari a 825 euro. Più del doppio di quanto si paghi a Roma: 405 euro. Le differenze all’interno della stessa Regione non si fermano certo al caso Lazio. In Sicilia, per esempio, si oscilla tra i 309 euro di Catania e i 696 che si pagano a Caltanissetta. In Calabria, così come in Campania, il divario è meno consistente ma pur sempre rilevante. A Catanzaro e Caserta si pagano le bollette più basse (rispettivamente 252 e 255 euro) mentre a Crotone e Salerno quelle più salate (422 e 418 euro). Nulla a che vedere, però, con i costi del Centro Italia che si rivela la macroregione italiana dove l’acqua costa di più. Si oscilla, infatti, tra i 515 euro di Ancora fino agli 817 euro che si pagano a Pisa. Al Nord i costi tornano più bassi ma con delle sproporzioni a dir poco clamorose: a Milano si pagano 163 euro ma a Brescia se ne debbono scucire almeno 466. In Piemonte, a Biella, per l’acqua se ne vanno almeno 525 euro l’anno. La bolletta dell’acqua, infine, divide seccamente anche Friuli (a Udine si pagano per Altroconsumo 352 euro l’anno) e Venezia Giulia (a Trieste il conto sale a 587 euro).
Questo scenario però rischia di rappresentare soltanto un punto di partenza per l’Italia che verrà. E che dovrà fronteggiare il dramma di una rete idrica che perde il 40% delle risorse. Necessitano investimenti e bisogna farlo subito, il più in fretta possibile e al meglio delle possibilità. La Corte dei Conti ha sollevato il problema mettendo legislatori e amministratori locali di fronte a quella che sarà l’alternativa dei prossimi anni quando il Pnrr sarà solo un sogno lontano ormai passato. I giudici contabili, difatti, hanno segnalato un aumento, tra il 2012 e il 2023, degli investimenti lordi da 33 a 70 euro pro capite mentre “il rapporto tra valori medi delle tariffe e prodotto interno lordo pro capite dei Paesi UE rimarca l’inadeguatezza dell’attuale sistema tariffario italiano a garantire gli investimenti necessari”. Delle due, l’una: “per il futuro si pone la scelta tra l’adeguamento delle tariffe e il reperimento di fonti finanziarie di altra natura che sostituiscano le risorse assicurate, fino al 2026, dal Pnrr”. Insomma, prepariamoci: in futuro l’acqua sarà sempre più salata.
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