Semilibertà per Alberto Stasi, i Poggi: “Speriamo di non incontrarlo mai”
I giudici concedono la semilibertà ad Alberto Stasi. È arrivata prima del previsto la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che lo scorso mercoledì aveva preso tempo per esprimersi sulla richiesta presentata dal 41enne, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. L’udienza era stata rinviata, perché la procura generale di Milano aveva espresso parere negativo alla concessione del beneficio a Stasi, in attesa di poter chiarire alcune circostanze sull’ultima intervista che il detenuto aveva rilasciato alla trasmissione Le Iene di Italia 1. E i giudici di sorveglianza, dopo soli due giorni, hanno preso la loro decisione, concedendo la semilibertà a Stasi, che si fonda su tutto il percorso detentivo del condannato, recluso nel carcere di Bollate dove è considerato un detenuto modello. Quando la notizia della concessione della semilibertà ad Alberto è arrivata a casa Poggi, però, la madre di Chiara, Rita Preda, ha detto al telefono con l’Ansa: “L’abbiamo saputo poco fa. Proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai”. Il dolore della famiglia Poggi, ormai da settimane, si è riaperto con l’indagine per il concorso in omicidio su Andrea Sempio, l’amico del fratello Marco il cui Dna è stato trovato sulle unghie di Chiara. E il polverone mediatico attorno al caso non ha minato le convinzioni dei genitori sulle responsabilità di Stasi, nonostante l’inchiesta della Procura di Pavia che punta su altre persone. Tanto che il condannato, che non può essere processato due volte per quel delitto, è stato ammesso dalla gip Daniela Garlaschelli al maxi incidente probatorio come “parte interessata all’accertamento della prova”. Stasi, dunque, spera che la nuova indagine possa tracciare la verità sul delitto. “Alberto è molto contento, lo champagne lo teniamo per i prossimi step, cioè Pavia: non avete capito che a noi interessa più la verità della libertà”, ha detto a LaPresse l’avvocato Giada Bocellari, che insieme al penalista Antonio De Rensis difende Stasi. “Siamo contenti e soddisfatti della decisione del Tribunale della Libertà”, ha aggiunto, “ma siamo allo stesso tempo rammaricati per le notizie che sono circolate da mercoledì in merito all’intervista concessa dal mio assistito a Le Iene, soprattutto perché non era necessaria alcuna autorizzazione”. La questione del parere negativo della Procura legato proprio a quell’intervista ha infatti scatenato le polemiche, tanto che è dovuta intervenire una nota urgente del direttore del carcere di Bollate. Giorgio Leggieri, il quale ha chiarito come l’intervista “è stata registrata durante il permesso premio in data 22.03.2025 e non si sono rilevate, pertanto, infrazioni alle prescrizioni”. E ora nelle motivazioni della concessione della semilibertà, i giudici scrivono che “con riferimento ai rilievi del procuratore generale (…) si osserva che il provvedimento concessivo del beneficio non imponeva al detenuto alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti. Si osserva quindi che, a prescindere da ogni diversa valutazione circa la possibilità da parte del permessante di intrattenere rapporti con la stampa, considerato il tenore pacato dell’intervista, ritiene il collegio che tale comportamento, se valutato nel contesto di un percorso carcerario connotato dal rigoroso e costante rispetto delle regole, anche nel corso dei benefici penitenziari concessi (grazie ai quali già usufruisce di considerevoli spazi di libertà) non sia idoneo ad inficiare gli esiti della relazione di osservazione”, si legge. I giudici della Libertà scrivono inoltre che “Alberto Stasi ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso la parte offesa”, cioè Chiara Poggi e la sua famiglia. Insomma, per il Tribunale di Sorveglianza, che ha esaminato con attenzione tutte le relazioni positive di questi dieci di carcere, Stasi è pronto a cominciare il suo percorso di reinserimento nella società. Alberto stava già usufruendo di permessi premio e ha potuto avere accesso al lavoro all’esterno, ora sarà libero e dovrà soltanto tornare a dormire nel penitenziario di Bollate.
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