Politica

Consulta coerente: Zaia e De Luca delusi, FdI punta al Veneto

di Ivano Tolettini -


E adesso che cosa accadrà a Venezia e Napoli? La Consulta abbassando la scure sul Terzo mandato della legge regionale della Campania è coerente con la precedente sentenza del 10 dicembre sull’analogo mandato per i sindaci dei Comuni sopra i 15 mila abitanti. Il ragionamento, nella sostanza, è similare. Se i “fratelli siamesi”, lo sceriffo Pd Vincenzo De Luca e il doge leghista Luca Zaia, escono di scena, il loro lascito resta ingombrante, perché sono portatori di un consenso importante e chi vorrà governare a Napoli e Venezia dovrà passare per i loro campi. Ne è conscio il Pd nazionale, che come FdI ed FI è soddisfatto dell’esito in Corte Costituzionale, sebbene il partito di Schlein rischi la spaccatura qualora De Luca decidesse di correre indirettamente appoggiando una liste amica. Anche se Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di FI, non lesina una stoccata al curaro: “A De Luca non resta che la scelta monarchica, candidare un figlio. Avendo visto Re Carlo III in Parlamento potrebbe ispirarsi a questa visione dinastica. Ma il terzo mandato per lui non ci può essere. E credo che la decisione rappresenti un’indicazione che valga erga omnes, perché la Costituzione vale nel territorio nazionale, senza eccezione alcuna. Un saluto a De Luca. Morto il re, viva il Re. Detto con simpatia e auguri di lunghissima vita”. Un rabbuiato Zaia, il cui futuro resta in bilico sebbene potrebbe aprirsi per lui la corsa a sindaco di Venezia, a meno che non pensi più in grande a Roma, parlando a Bassano del Grappa precisa che “io non ho mai avuto rapporti e gestioni parallele sul terzo mandato con De Luca, che ho visto un’unica volta al Vinitaly, per cui non c’è mai stata alcuna attività all’oscuro tra governatori. Sinceramente non mi sono stupito della sentenza, anche se il blocco dei mandati vale solo per alcune Regioni e solo per alcuni sindaci. Tutte le altre cariche istituzionali non sono soggette ad alcun limite di mandato, è evidente che dietro certe posizioni, e dietro la normativa in vigore, si celano motivazioni politiche. La verità è che siamo davanti a un sistema ipocrita che caratterizza il Paese”. A questo proposito, l’altro ieri il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, si è blindato con il voto del Consiglio provinciale e potrà ripresentarsi per altri cinque anni nel 2028. Sarà il Terzo mandato, qualora fosse eletto, ma non sfugge che Trento è provincia autonoma e si è dotata della legge 5 marzo 2003 che regolamenta le elezioni locali e che mercoledì è stata modificata. Mentre la reazione di De Luca alla decisione della Corte Costituzionale è stata aggressiva: “È stata accolta una tesi strampalata che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti”. E adesso che cosa accadrà a Venezia e Napoli? Ma non solo: si voterà tra sei mesi, alla naturale scadenza della legislatura come auspicano FdI, FI e l’opposizione su questo tema compatta, oppure come afferma Matteo Salvini a Zaia bisognerebbe consentire di inaugurare le Olimpiadi di Milano Cortina a febbraio 2026? Ieri mattina, alla Camera, i deputati leghisti non avevano molta voglia di parlare, mentre lo stesso Zaia sottolinea che “è legittimo che la Lega chieda il candidato presidente del Veneto, ma non riguarda me, abbiamo il segretario Alberto Stefani e Matteo Salvini, loro si occuperanno di questo, io devo fare il mio mestiere”, quindi conclude: “Cercheremo di capire come gestire questi mesi, una decina o quel che sarà. Bisogna governare bene, abbiamo l’autonomia, le Olimpiadi, io penso a governare poi quel che farò in futuro lo dirò a tempo debito, e poi dirò anche quel che penso di tutto questo”. Intano, Fratelli d’Italia sta alla finestra, ma ad esempio il coordinatore veneto, senatore Luca De Carlo, sulla candidatura per la successione a Zaia non ha mai avuto dubbi. Se è vero che la decisione spetterà ai leader Giorgia Meloni e Matteo Salvini, bisognerà comunque partire dal dato elettorale oggettivo che FdI è il primo partito in regione col 34% alle Europee, mentre la Lega senza Zaia arranca al 14%. Con Zaia out, per quale motivo la Lega dovrebbe rivendicare di nuovo il governatore, relegando a FdI solo gli assessorati di peso? Dopo le tre legislature e passa di Galan al tempo in cui Forza Italia dava le carte non solo a Venezia; dopo le tre di Zaia imperando la Lega-Liga, perché non è arrivato il turno del partito di Meloni, visto che è spinto dal consenso vero? “È arrivato il nostro momento di esprimere il candidato”, ha più volte detto De Carlo, che però ieri ha preferito il basso profilo: “Più dei toto-nomi per le regionali venete, conta la vita reale e la questione dazi. Si dovrà cambiare il bomber – conclude – perché squadra che vince non si cambia. Parlo di squadra, non di un solo partito”. In realtà, legittimamente, pensa al suo.


Torna alle notizie in home