Hot parade
Sale: I capelli di Trump. Tutti a pensare, a dividersi, a dibattere sulle sue terga quando, invece, la notizia ce l’aveva in testa. Trump è sceso in campo perché Biden e i dem per fare i difensori dell’ambiente hanno abbassato la pressione dell’acqua nelle docce e quindi lui non riusciva più a lavare i suoi “bellissimi” (ipse dixit) capelli. S’era stufato di aspettare “almeno un quarto d’ora” solo per poterli bagnare senza riuscire poi nemmeno a togliere tutto lo shampoo. Uno strazio. A cui Donaldone il capellone ha voluto mettere fine firmando l’ennesimo ordine esecutivo. Poi dice che non è vero: tutto è vanità, su questa terra. Che errore, hanno fatto i soliti dem, a sottovalutare la permalosità di noialtri vanitosi come e peggio di The Don.
Stabile: Mario Monti. L’America non è più una democrazia, questa (quale?) è un’opportunità per l’Europa (perché?). Sarà vero perché l’ha detto il signor Mario Monti, l’uomo dei sondaggi a reti unificate, dei giornali tutti concordi nell’adorarlo, nella più ampia maggioranza parlamentare che la storia ricordi, l’uomo col loden che ci insegnò l’austerità di pagare e pagare e poi ripagare per pagare ancora, tasse, senza poter andare in pensione, senza servizi all’altezza, con ulteriori e nuovi tagli, sempre più fantasiosi, creativi e cretini. L’ennesima lezione sul potere che logora chi non ce l’ha più.
Scende: De Luca-Zaia. Compagni d’ambizione, d’arme e di valore. Affratellati nel dolore e nella desolazione per la pronuncia della Consulta che ha detto no al terzo mandato. De Luca ha parlato di asinerie conclamate, Zaia ha svelato l’ipocrisia di una sentenza politica. Tutti e due volevano continuare a correre. E, forse, tutti i torti non è che li avessero.
Torna alle notizie in home