Attualità

Vicenda Trentini, Meloni telefona alla madre del cooperante detenuto in Venezuela

di Angelo Vitale -


Un colloquio telefonico riservato: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiamato oggi Armanda Colusso, madre di Alberto Trentini, per esprimere la vicinanza del governo italiano e assicurare il massimo impegno per riportare a casa il cooperante veneziano detenuto in Venezuela dal 15 novembre scorso. Durante la conversazione, la premier ha ribadito che il caso è seguito con attenzione e che il governo sta lavorando attivamente, nonostante le difficoltà della trattativa.

Una vicenda che alla metà di questo mese segnerà cinque mesi da quando è iniziata il 15 novembre dell’anno scorso, con il via della detenzione del cooperante italiano in Venezuela mentre era impegnato in un progetto internazionale con l’ong Humanity & Inclusion, dedicato a persone con disabilità. Un arresto avvenuto nel contesto di tensioni politiche che da tempo attraversano il Paese – le opposizioni del Parlamento italiano hanno chiesto al ministro degli Esteri Antonio Tajani di impegnarsi anche a favore di sei cittadini con doppia cittadinanza anch’essi detenuti nelle prigioni venezuelane – e che identificano genericamente tutte le persone catturate come oppositori del regime di Nicolás Maduro.

Le principali preoccupazioni della famiglia di Alberto Trentini riguardano la sicurezza e la tutela del loro familiare, non avendo finora mai ricevuto comunicazioni ufficiali circa le sue condizioni. La famiglia, infatti, non ha ricevuto aggiornamenti sul suo stato di salute e sulle motivazioni giuridiche del suo fermo, nonostante le ripetute richieste. E’ stata altresì denunciata in questi mesi – in cui mai, nella sua regione si sono fermate le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sua vicenda e mantenere alta l’attenzione dei media – l’impossibilità di garantire ad Alberto il diritto alla difesa legale e alla comunicazione con i familiari, configurando di fatto una situazione di detenzione arbitraria del cooperante italiano nelle carceri venezuelane. Da qui il pressing per un’azione diplomatica più incisiva da parte dell’Italia per aprire canali di dialogo con il Venezuela, ritenendo insufficienti le misure adottate finora.


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