LA FILIPPICA – Multa per il finestrino abbassato, se il pubblico ufficiale si trasforma in sceriffo
C’è qualcosa che non mi quadra in molti provvedimenti della Pubblica Amministrazione: prendiamo l’ultimo caso capitato nella “mia” Vicenza, dove un automobilista ha preso una multa dalla polizia locale perché ha dimenticato abbassato un finestrino della sua auto di poco meno di 10 centimetri (sì, avete letto bene, tra gli 8 e i 10 cm, non tutto), regolarmente parcheggiata nelle vicinanze di Monte Berico, perché così facendo avrebbe istigato il potenziale ladro a commettere un furto. E così “io pubblico ufficiale”, questo il significato della sanzione, te ne appioppo una di 42 euro, così la prossima volta impari a non essere disciplinato. Altrimenti zac, un altro balzello. A parte il fatto che sarebbe come se lasciando aperto il cancello della mia abitazione venissi multato perché in qualche maniera favorirei il malintenzionato che vuole entrare in casa mia violando il mio domicilio, oppure (cosa gravissima) come se mettere una minigonna potesse in qualche modo istigare a commettere uno stupro. Ma è l’applicazione, che proprio non capisco, dell’articolo 158 comma 4 del Codice della Strada che stabilisce che il conducente durante la sosta e la fermata “deve adottare le opportune cautele atte a evitare incidenti ed impedire l’uso del veicolo senza il suo consenso”. Perfetto, ma che ci azzecca con un finestrino abbassato di pochi centimetri e l’istigazione al furto? Se posso capire che lasciare tutto il finestrino aperto o le chiavi dell’auto all’interno dell’abitacolo potrebbe rappresentare in linea teorica una “istigazione al furto”, punita con la sanzione amministrativa da un minimo di 42 euro a un massimo di 173, per pochi centimetri di vetro abbassato proprio non lo capisco. Giustamente l’automobilista in questione si è chiesto se questa azione costituisca davvero un’azione collusiva con il potenziale ladro, e dopo avere spiegato che comunque pagherà la multa, scontata del 30% se pagata entro i fatidici cinque giorni dalla notifica del verbale, ha ribadito la propria delusione, osservando che dal Diritto Romano in poi prima dell’applicazione della norma in modo letterale, dev’esserci da parte del pubblico ufficiale la valutazione del buon senso, perché altrimenti come nel caso di specie si può pensare tranquillamente che a Vicenza c’è la necessità di fare cassa, se si sanziona un cittadino per così poco. Tanto più, se proprio vogliamo essere azzeccagarbugli, che gran parte delle automobili del giorno d’oggi è difficile rubarle senza chiave perché la dotazione elettronica impedisce la rimozione. Dunque tutt’al più l’auto potrebbe essere danneggiata, ma in quel caso sarebbe il proprietario a rimetterci per la dimenticanza. Ma questo è un altro discorso. Quel che invece sconcerta, a mio modo di valutare, è che la Pubblica Amministrazione cerchi ogni pretesto, anche se formalmente ineccepibili dal punto di vista della norma tutt’altro che occhiuta, per incalzare e colpire il cittadino anche quando il suo comportamento è tutto sommato normale. Sembra davvero, non vorremmo abusare dell’espressione, che in molti pubblici ufficiali alberghi un sentimento da Sceriffo di Nottingham con la voglia di colpire un comportamento quasi impercettibile dal punto di vista formale, ma traducendolo in maniera abnorme dal punto di vista sostanziale, da rivelarsi un autogol agli occhi del cittadino. Non bastano tasse e imposte che i cittadini pagano, talvolta contestabili, anche dallo statuto del contribuente ma che nel frattempo comunque sono applicate?
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