Più soldi alla difesa, parla Nino Minardo: “Sì, ma senza tagli”
Onorevole Antonino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, la proposta di un piano di riarmo da 800 miliardi di euro, e la richiesta di portare la percentuale del PIL dedicato alla difesa ad almeno il 2% fanno discutere. Cosa ne pensa?
Riarmo è una parola impropria tanto che anche la Commissione europea è consapevole che il nome del piano “ReArm Europe” non definisce correttamente la volontà degli Stati membri dell’Unione e si è preferito dirottare su “Prontezza 2030”, che indica la reale necessità dell’Europa e del nostro Paese. L’Italia non deve riarmarsi ma costruire la propria Difesa nel quadro dell’Alleanza Atlantica, questo è il nostro impegno. Sul 2% del PIL per le spese della Difesa penso che sia ormai un orizzonte inevitabile, ma dovremo farlo senza squilibrare i conti e non danneggiare settori come sanità e scuola.
La difesa europea presumerebbe una modifica dei trattati, per cui serve l’unanimità, e tempi lunghi: la vede come una chimera o una realtà possibile?
La Difesa europea oggi è un po’ come quegli animali mitologici di cui tutti parlano ma nessuno ha visto. La costruzione della Difesa Europa sarà un processo lungo e difficile per questo adesso bisogna essere chiari e sottolineare che l’unico modello di difesa concreto e praticabile, qui ed ora, è quello Nato.
Si parla tantissimo dei soldi da dedicare a rafforzare la difesa, ma ben poco di ciò che si farebbe con quei soldi. Può spiegarci come verrebbero spesi?
Guardi su come vengono spesi i soldi della Difesa è sufficiente accedere ai documenti parlamentari soprattutto quelli della Commissione Difesa di Camera e Senato o al Documento programmatico pluriennale per la Difesa, per vedere che adesso spendiamo prevalentemente in personale, missioni all’estero e programmi di acquisto e ammodernamento dei sistemi d’arma. Nel futuro bisognerà investire, evitando di far debito, su innovazione tecnologica e aumento organici.
Ritiene possibile l’unità nazionale sul tema difesa, specie in vista di una crescita della spesa dedicata?
In Commissione Difesa della Camera abbiamo sempre registrato grande unità e in generale uno spirito costruttivo anche da parte dell’opposizione, soprattutto riguardo al benessere di uomini e donne in divisa. Sulla crescita della spesa penso che il punto di equilibrio possa essere la volontà trasversale di non fare ulteriore debito e di non distogliere risorse a scapito di sanità e servizi pubblici. Sarà fondamentale coinvolgere investitori privati attraverso l’idea del ministro Giorgetti di attivare un fondo di garanzia in più tranche, che ottimizzi l’utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l’obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali privati.
Gli italiani corrono il rischio di vivere una guerra sulla propria pelle?
Tutti ci auguriamo che nessun italiano riprovi gli orrori della guerra vissuti dai nostri nonni. Essere pronti a difendersi e valorizzare la nostra diplomazia è ciò che possiamo fare per dare una chance alla pace e allontanare lo spettro guerra.
Perché secondo lei l’Europa suggerisce di creare “Kit di sopravvivenza”?
Mi lasci dire che ho trovato l’ostentazione anche ironica del Kit di sopravvivenza un po’ sopra le righe e non adeguata ad un contesto tanto delicato. Abbiamo la necessità di educare i cittadini ad affrontare le emergenze e a preparare il Paese ad essere resiliente in caso di crisi, ma non così. Abbiamo avviato in Commissione Difesa un’indagine conoscitiva sulla Sicurezza nazionale perché crediamo sia un concetto trasversale che non riguarda solo l’ambito militare ma tocca anche i sistemi di approvvigionamento di beni strategici. Oltre a difenderci dobbiamo pensare anche a superare eventuali carenze alimentari, medicinali ed energetiche.
Il governo sul tema del riarmo è compatto?
Il governo è compatto soprattutto sul costruire la Difesa del Paese e ritengo che su questo tema, non parlando impropriamente di riarmo, si possa dialogare con le opposizioni.
La cybersicurezza è la chiave per vincere le guerre di domani?
La cybersicurezza come dice il la stessa parola è uno degli elementi fondamentali di una strategia di sicurezza nazionale. E’ chiaro che la crescente minaccia cyber rende sempre più importante un’azione sinergica tra le diverse istituzioni che non può prescindere dal ruolo della Difesa. Come Commissione difesa presenteremo a breve i risultati della nostra indagine conoscitiva sulla cyber difesa. Io ho voluto dare un contributo personale presentando una proposta di legge per promuovere in istituti e scuole di formazione militare corsi di formazione e attività di insegnamento in materia di cyber defence e sicurezza informatica.
Presidente, come vede il vertice dei cosiddetti “volenterosi”?
Credo che il Presidente Meloni e i vice presidenti Salvini e Tajani abbiano espresso compiutamente la posizione del nostro Paese nel vertice in preparazione all’incontro di Parigi. Siamo totalmente impegnati nella costruzione – insieme ai partner europei e occidentali e agli USA – di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina. Mi è sembrato importante ribadire che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno in Ucraina: oggi la priorità è raggiungere rapidamente il cessate il fuoco e creare condizioni per una pace duratura.
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