Attualità

“Storie di un ragazzo di provincia”, Guido Crosetto e la politica come servizio alla nazione

di Laura Tecce -


A volte succede, in realtà troppo spesso, che i politici scrivano libri autobiografici per glorificare le loro gesta o per raccontare episodi ed eventi che si potrebbero, molto facilmente, desumere dalle cronache di attualità. La vanità, si sa, è il peccato preferito dagli uomini, figurarsi da chi ricopre un ruolo pubblico. Ma Guido Crosetto, ministro alla Difesa nel governo Meloni, fa invece un’operazione diversa. Nel suo memoir, appena uscito per Piemme-Mondadori, “Storie di un ragazzo di provincia”, capovolge la prospettiva e, dunque, ‘spiazza’ il lettore. La sua storia, la sua vita personale e quella pubblica di imprenditore e di esponente delle istituzioni, la storia del ‘gigante buono’ che ha preso Giorgia Meloni in braccio rendendo quella photo opportunity iconica, non corrisponde ai canoni classici dell’autobiografia di un uomo – imprenditore, ripetiamo, prima ancora che politico – che ama lodarsi e imbrodarsi e, dunque, incensarsi da sé. I racconti e gli aneddoti che Crosetto custodisce, ricorda e organizza, nella sua autobiografia diventano uno spaccato di storia italiana e aiutano i lettori a capire come si fa politica. E soprattutto come e perché si può rendere un servizio utile alla nazione anche parlando di sé in prima persona. Si inizia, e già l’attacco è una sorta di manifesto morale, etico e politico, “dalla puzza che fa il letame”: un insegnamento che all’attuale ministro, allora giovane in erba, viene dall’amato padre, scomparso prematuramente. Le macchine agricole Crosetto, azienda di famiglia che affonda le sue radici nell’Ottocento sabaudo, producono, certo, ricchezza e benessere, ma rappresentano anche un modo di vivere, di fare, di essere. Il giovane Crosetto si lamenta, appunto, dell’odore sgradevole del letame ma è proprio da questo che arriva il progresso, la civiltà, e anche il benessere e la ricchezza di una famiglia: “Non lamentarti di chi ti dà da mangiare” è la secca e preziosa lezione del genitore che rimarrà impressa al ministro per tutta la vita. Non manca poi ovviamente il racconto dell’esperienza da sindaco, eletto per ben tre volte con una lista civica, nella natia Marene, in provincia di Cuneo. Esperienza altamente formativa dalla quale un giovane Crosetto apprende lezioni e valori fondamentali anche per i successivi – e importanti – ruoli politici ricoperti: umiltà e senso del dovere e del decoro, un principio etico e morale, quest’ultimo, che ogni buon politico dovrebbe conoscere, interiorizzare e farne tesoro, e cioè che se non rispetti i tuoi concittadini e talvolta anche loro illogiche o petulanti richieste, non rispetti neanche te stesso e il tuo ruolo. E questo principio Crosetto lo spiega bene raccontando che il “Balari”, avventore del bar del Paese, che conosce l’allora sindaco da quando portava le “braghe corte”, si toglie il cappello quando entra al bar e se lo trova di fronte: non ha davanti il ragazzo, o meglio il ragazzone, che conosce da una vita, ma il suo sindaco. Al sindaco si deve portare rispetto così come lui lo deve portare ai suoi concittadini. Prima ancora di quella che Silvio Berlusconi definiva “la politica del fare”, esiziale e imprescindibile per chiunque voglia intraprendere una carriera politica, c’è il rispetto, l’umanità. E ancora: la gavetta nelle Giovanili della Dc, l’incontro coi suoi mentori politici piemontesi, gli anni in Forza Italia, il delicato ruolo di relatore della legge di Bilancio – l’atto fondamentale di ogni legislatura e di ogni governo – e chiaramente la “grande scommessa” della nascita di Fratelli d’Italia, di cui è stato fondatore insieme a Ignazio La Russa e Giorgia Meloni. Chi poteva pensare in quel lontano dicembre 2012 che nel giro di appena dieci anni quella volitiva giovane sarebbe stata la prima premier donna in Italia? Ma questa è storia nota ormai, ciò che non lo è sono invece i gustosi ritratti che Crosetto fa di amici, alleati e avversari politici – da Claudio Scajola a Giulio Tremonti, passando per Silvio Berlusconi – e di personaggi come Edoardo Agnelli, fratel Igino Trisoglio – che con la sua casa per studenti ha plasmato generazioni di giovani – Sergio Marchionne, Pietro Ferrero e molti altri ancora. Alla fine la “lezione” che prorompe vivida dal libro di Guido Crosetto non è solo e non è tanto quella su come si possa fare politica, ma in generale quella su come si possa dare un contributo al proprio Paese, alla propria comunità, alla propria nazione.


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