Quello Meloni è il quinto governo più duraturo dell’Italia repubblicana
Il governo Meloni è il quinto più longevo della storia repubblicana. Un traguardo che la stessa premier saluta attraverso un video nel quale precisa che “dopo due anni e mezzo abbiamo ancora il consenso della maggioranza dei cittadini, cosa non scontata, e la maggioranza è ancora coesa, cosa forse ancora meno scontata”. Al netto delle frizioni che serpeggiano tra i partiti alleati di governo e dell’impalpabile effettivo sentiment degli italiani, testabile solamente alle prossime elezioni politiche, quando sondaggi e indici di gradimento valutati in base ai like sui social potrebbero anche essere smentiti, i numeri non mentono e danno ragione alla presidente del Consiglio. E se la stabilità politica è un valore aggiunto – e lo è, come sostengono non questo o quel partito, ma il tessuto produttivo del Paese e gli indici macroeconomici – a ben guardare la classifica dei governi più duraturi ci sono un paio di elementi che balzano agli occhi. Ad eccezione del Craxi 1, rimasto in carica 1.058 giorni piazzandosi al terzo posto dopo i Berlusconi 2 e 4, i primi sei governi più longevi sono quelli nati durante la Seconda Repubblica. Quelli sorti nell’epoca del bipolarismo si riducono quindi a 5, 4 se si considera esclusivamente l’ultimo quarto di secolo. Ebbene, di questi, nonostante la netta alternanza politica che si è registrata alla guida del Paese, solamente uno è di centrosinistra, quello guidato da Matteo Renzi (il solito guastafeste, verrebbe da dire). Quel governo nacque però sulle macerie cui lo stesso Renzi ridusse l’esperienza di Enrico Letta, esponente del medesimo partito, a Palazzo Chigi, il che rende tanto più pregnante il riferimento della premier alla non scontata unità della maggioranza dopo 887 giorni di governo. Per trovare i vari Conte, Gentiloni e Letta bisogna scorrere un bel po’ la classifica. Un dato che porta dritto a un altro passaggio dell’intervento di Giorgia Meloni, quello sulla riforma del Premierato grazie alla quale “sarà finalmente possibile dare continuità alle strategie di lungo periodo e costruire un’Italia più forte più autorevole, più competitiva”, così da rispondere al bisogno “di istituzioni stabili e di governi che possano lavorare con il tempo e la forza necessaria a dare risposte concrete alla nazione”. La parola d’ordine per Giorgia Meloni e per il centrodestra resta quindi stabilità, un elemento conseguente all’esigenza di quella coesione che a sinistra scarseggia endemicamente, sia quando è all’opposizione che quando è al governo.
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