Esteri

Goldberg sfida Trump a colpi di screenshot

di Ernesto Ferrante -


Il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg ha sfidato apertamente l’amministrazione Trump pubblicando “i piani di guerra” della chat del Pentagono dove era stato invitato per errore.

Per la rivista “c’è un chiaro interesse pubblico nel divulgare il tipo di informazioni che i consiglieri di Trump hanno incluso nei canali di comunicazione non sicuri, soprattutto perché le figure di spicco dell’amministrazione stanno tentando di minimizzare il significato dei messaggi che sono stati condivisi”.

Una replica a distanza al capo del Pentagono, Pete Hegseth, alla direttrice dell’intelligence Tulsi Gabbard, e al direttore della Cia, John Ratcliffe. Gabbard e Ratcliffe avevano negato la presenza di piani d’attacco nel corso della loro audizione davanti alla Commissione Intelligence del Senato, alla quale ha preso parte anche il direttore dell’Fbi, Kash Patel.

“Non c’era materiale riservato che abbiamo condiviso sul gruppo Signal”, aveva assicurato Gabbard ai senatori. “Senatore, non voglio entrare nel merito” ha risposto quando il vicepresidente della Commissione, Mark Warner, le ha chiesto se fosse coinvolta.

“Le mie comunicazioni per essere chiari, nel gruppo di messaggi Signal, erano assolutamente permesse e legali e non c’erano informazioni riservate”, aveva aggiunto Ratcliffe, che si è difeso sostenendo che “l’uso di Signal è consentito per le chat di lavoro” e che “è una pratica che ha preceduto l’attuale amministrazione e risale a quella Biden”.

Non tutti i messaggi scambiati tramite Signal sono stati resi noti. Goldberg, su richiesta della Cia, ha scelto di non divulgare il nome di un agente che fungeva da capo dello staff del direttore dell’agenzia Ratcliffe.

Dagli screenshot emergono informazioni dettagliate sui tipi di aerei utilizzati per colpire gli Houthi e il calendario dell’attacco. Svelate anche le opinioni sull’operazione di alti funzionari dell’amministrazione Trump, tra cui il vicepresidente JD Vance, il segretario alla Difesa Pete Hegseth e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz.

La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha scritto su X che “The Atlantic ha ammesso: quelli non erano ‘piani di guerra’. Tutta questa storia è un’altra bufala scritta da un odiatore di Trump, noto per la sua retorica sensazionalistica”.

Waltz ha insistito nel negare che siano stati diffuse informazioni classificate: “Nessuna posizione. Nessuna fonte e metodo. Nessun piano di guerra. I partner stranieri erano già stati informati che gli attacchi erano imminenti. Conclusione: il presidente Trump sta proteggendo l’America e i nostri interessi”. Per il vice presidente JD Vance il magazine ha “ingigantito” la questione.

Donald Trump, secondo Politico, non ha gradito che il consigliere per la sicurezza nazionale avesse salvato sul suo telefono il numero del direttore Jeffrey Goldberg, vicino all’ambiente neocon. “Il presidente era furioso che Waltz potesse essere così stupido”, ha rivelato una fonte.

Il quotidiano New York Times ha chiesto la testa del capo del Pentagono: “Se Pete Hegseth avesse un minimo di onore, si dimetterebbe”, perché “si è trattato di una violazione straordinaria dell’intelligence della sicurezza nazionale americana”.


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